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Fascicolo n° 155 Settembre/Ottobre 2022

Strade & Autostrade copertina 155

Nelle avversità, rendere ancora più sostenibile il nostro sistema di mobilità

Siamo in un momento estremamente complesso per l’Italia e per la UE, con il quadro geopolitico in rapida trasformazione con il conflitto russo-ucraino e le tensioni su Taiwan.

La congiuntura economica è segnata da una profonda incertezza e l’inflazione, più alta del previsto, pesa sui bilanci di famiglie e Imprese; la crescita è ferma nelle tre principali economie (Stati Uniti, Europa e Cina), i tassi d’interesse salgono e frenano i commerci e gli investimenti.

Non è drammatico, ma stiamo entrando in un mondo diverso da quello globalizzato a bassa inflazione dei decenni scorsi. In Europa, il malumore e il nervosismo crescono: qualcuno si lascia andare a pensieri apocalittici sulle conseguenze della guerra. Non è così, naturalmente, poiché ritengo che, in fondo, ci possa sempre essere una luce di speranza.

Ma il disordine che cresce sul pianeta dev’essere preso sul serio anche da chi si occupa di economia. La guerra in Ucraina sta mettendo sotto pressione l’Europa: occorre liberarsi dalla dipendenza di gas e petrolio russi e, in parallelo, trovare mercati di sbocco diversi da quelli che si restringono per ragioni politiche costringendo a cambiare i punti di riferimento della crescita.

È un’impresa che richiederà sforzi e sacrifici soprattutto nei Paesi che importano molta energia ed esportano molte merci come l’Italia.

Nel nostro Paese, la realizzazione di infrastrutture sostenibili e resilienti e di servizi di mobilità sempre più rispettose dell’ambiente, oltre che efficienti, rappresenta un tassello fondamentale della transizione ecologica necessaria ad affrontare la crisi climatica in atto, anche se oggi deve confrontarsi con un contesto geopolitico aggravato dalle conseguenze della guerra.

Il MIMS, anche grazie ai fondi aggiuntivi di fonte nazionale e comunitaria, in questi mesi ha sviluppato piani strategici per ferrovie, strade e mobilità ciclistica. Questi impegni potrebbero trasformare l’Italia nei prossimi dieci anni, indirizzandoci in Europa e nel mondo intero in un percorso più sostenibile.

Per superare pareri politici contrastanti su autorizzazioni ambientali o delle Sovrintendenze per investimenti del PNRR, il Governo potrebbe attivare la procedura straordinaria che consente al Consiglio dei Ministri di approvare rapidamente l’opera sulle infrastrutture pianificate, o su impianti energetici rinnovabili come eolici e fotovoltaici, oggi ancora più urgenti.

Nella prossima Legislatura si dovranno programmare i nuovi fondi europei per circa 80 miliardi e il fondo sviluppo e coesione, altri 50 miliardi di risorse nazionali. Si tratta di un’opportunità straordinaria.

Il prossimo Governo dovrà decidere, insieme alle Regioni, come orientare questi finanziamenti usando il PNRR per fare ulteriori investimenti, anche in infrastrutture e mobilità sostenibili.

Il piano nazionale di ripresa e resilienza va accelerato, non stravolto: si possono cambiare alcuni progetti, ma ritengo non sia opportuno rivedere tutto.

Nell’ultima Legge di Bilancio sono stati inseriti 36 miliardi in più per le infrastrutture: una di queste è l’alta velocità ferroviaria Salerno-Reggio Calabria. I finanziamenti disponibili consentono di realizzare le prime tratte, ma è importante che l’intero progetto venga finanziato e portato a termine.

Per i temi legati a mobilità e infrastrutture si dovrà decidere quale sarà il futuro della mobilità per le persone, se sarà ancora incentrata sull’auto individuale o su sistemi più condivisi: aspetti fondamentali per le persone e le Imprese devono esserlo anche per le forze politiche.

È importantissimo centrare gli obiettivi del PNRR prima del cambio di Governo. Inoltre, nel prossimo anno preoccupa quale decisione prendere sul Codice degli Appalti: entro Marzo si dovranno pubblicare i Decreti delegati che devono passare per il Parlamento, che si troverà a giudicarli e sarà diverso da quello che ha approvato la recente Legge Delega innovativa. Una parte della politica diceva che il Codice degli Appalti andava cancellato e un’altra diceva di non toccare nulla.

Queste posizioni sono state superate, ma il Parlamento – di nuovo – potrebbe cambiare tutto.

Claudio Capocelli

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