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Fascicolo n° 156 Novembre/Dicembre 2022

Strade & Autostrade 156

Opere pubbliche stradali: in difficoltà le Imprese anche per il forte aumento dei costi energetici

Dopo l’ondata di aumenti dei materiali per l’edilizia che aveva provocato la tempestiva risposta del Governo, con lo stanziamento di 10 miliardi per far fronte alle compensazioni e delle Stazioni Appaltanti, con l’aggiornamento dei prezzari e dei quadri delle opere, ora arriva sui cantieri in corso e sui progetti pronti per le gare il nuovo tsunami dalla crisi energetica.

Ritengo che nel breve periodo il nuovo Governo dovrà trovare il modo di frenare il forte aumento delle bollette energetiche, nonché pensare a strategie a lungo termine, a come rendere l’Italia un Paese più sicuro e indipendente sul fronte dell’energia e con le più adeguate soluzioni da mettere in atto.

Il Ministero della Transizione Ecologica (MITE) è stato ribattezzato Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica proprio per sottolineare l’importanza di quest’ultimo argomento. E non a caso il neo Ministro, Gilberto Picchetto, ha accettato per aiutarlo a districarsi in materie molto complesse l’ex Ministro Roberto Cingolani quale Tecnico Consulente.

I punti principali del programma di Governo in tema energetico sono la battaglia in Europa per un tetto al prezzo del gas e la separazione del prezzo dell’elettricità da quello del metano, con l’obiettivo di far pagare meno l’energia da fonti rinnovabili, che sono più economiche e aumentando anche l’estrazione nazionale di gas, oggi ridotta al minimo. Consideriamo che il PNRR ha assegnato alla transizione ecologica 60 miliardi di Euro.

Il Ministro Gilberto Pichetto si è detto favorevole anche alla sperimentazione del nucleare di nuova generazione. Il Governo Draghi ha lasciato un tesoretto di circa 11 miliardi di Euro, da utilizzare per contenere anche l’aumento del prezzo del gas. Ma se le tariffe resteranno alte, anche questi soldi finiranno presto. L’Italia oggi estrae solo 3 miliardi di metri cubi di gas all’anno (nel 2000 ne estraeva 17).

Secondo l’Associazione delle Aziende estrattive entro il 2025 si potrebbe arrivare a 7 miliardi di m3. Molte altre fonti rinnovabili, sono rimaste ferme per dieci anni, bloccate da burocrazia e proteste nimby. Draghi e Cingolani le hanno sbloccate e quest’anno si installeranno 3 GW attraverso energia eolica e fotovoltaico per cercare di raggiungere gli obiettivi Ue di decarbonizzazione.

Intanto, anche per le Imprese stradali è arrivato questo nuovo durissimo colpo per il PNRR e più in generale per i cantieri di opere pubbliche. La nuova ondata di rincari energetici stimata in circa il 35% rispetto a quanto previsto, solo pochi mesi fa, sulla base dei prezzari più aggiornati stavolta rischia davvero di far tracollare il Recovery Plan.

La necessità di riaggiornare nuovamente i prezzari e i quadri economici delle opere, la difficoltà a definire un punto di arrivo degli aumenti energetici rendono questa seconda crisi dei costi ben più insidiosa di quella precedente. Oltretutto le compensazioni decise per i rincari sui materiali stanno incontrando difficoltà a tradursi in trasferimenti alle Imprese.

Per i cantieri in corso, si sta creando quindi una situazione di incertezza che porta a difficoltà e che si stanno pesantemente riflettendo sulle Imprese. Ad oggi, l’impatto non è tanto sui cantieri da avviare, ma su quelli in corso con un fronte gestionale complesso, dalla possibile sospensione lavori alle decisioni dei RUP e alle possibili eventuali penalità.

L’incidenza diretta del costo dell’energia sulle lavorazioni edili rilevata dall’ANCE negli ultimi mesi risulta aumentata, rispetto alla media 2020, di oltre dieci volte (+1.230%) e certamente influisce sul costo totale dell’opera con una media stimata intorno al 3%.

Ma l’impatto più forte arriva dalle conseguenze che gli incrementi energetici stanno avendo sul prezzo dei prodotti impiegati.

Negli ultimi sette mesi, l’acciaio impiegato nel getto per le armature del calcestruzzo è aumentato del 55%, il PVC del 43% e il bitume del 49%. Cresce il pericolo di nuova scarsità di offerta per l’interruzione della produzione. Il problema non sarebbe più solo di rincari ma, diventerebbe difficile la reperibilità dei materiali da costruzione sul mercato.

Sono fiducioso che tutte queste difficoltà possano essere superate con un impegno collettivo al fine di perseguire tutti gli obiettivi concordati anche con l’Europa.

Claudio Capocelli

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