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Fascicolo n° 132 Novembre/Dicembre 2018

Fascicolo n° 132 Novembre/Dicembre 2018

Un compromesso tra demolire e ricostruire

I ponti non devono crollare e per mantenere le strutture integre si devono costantemente controllare e curare con adeguata manutenzione. Non sono strutture statiche, perché sono
soggette a continue sollecitazioni e cicli di carico molto frequenti che portano ad usura.

Nella tragica vicenda del collasso del viadotto Polcevera il ripristino strutturale del viadotto non collassato è una soluzione da non trascurare. Dopo aver ascoltato pareri di autorevoli Docenti e Tecnici, di alta competenza in materia, sono convinto che non si dovrebbe considerare una soluzione di compromesso tra demolire tutto e ricostruire o recuperare la parte sana.

Con il fondamentale obiettivo di realizzare una struttura sicura. Per intenderci, preservare integralmente la struttura dell’impalcato del ponte in direzione Ovest e le pile a “V” in continuità alla pila 9 crollata.

Demolire e ricostruire un’opera così complessa crea un forte impatto ambientale ed economico e ripristinare la funzionalità del viadotto – ricostruendo solo la parte crollata e il tratto sospeso dalle pile a cavalletto utilizzando le tre fondazioni esistenti – consentirebbe una realizzazione in tempi brevi e una riduzione delle macerie che sono oltretutto di difficile conferimento.

Il Commissario Bucci dovrà analizzare studi di fattibilità tecnico-economica, valutare e considerare tutte le possibili alternative tenendo conto anche della grande importanza nella
riduzione dei tempi di realizzazione, senza tralasciare la qualità dei materiali utilizzati per la massima durabilità dell’opera e per la sicurezza di chi la utilizza.

È fondamentale anche un’attenta analisi nell’uso dei materiali innovativi che in questi ultimi anni hanno consentito al calcestruzzo di raggiungere valori di resistenza inaspettati e in grado di garantire bassi costi di gestione nel mantenimento e nella manutenzione delle nuove opere.

Le strutture da recuperare che ho citato potrebbero essere rinforzate e protette con placcaggi di calcestruzzo speciale di nuova ricerca italiana additivato con sottili fibre metalliche, una soluzione rapida e facile che sicuramente raddoppierebbe la vita utile del manufatto.

Non entro nelle varie ipotesi dei cedimenti strutturali che potrebbero aver causato il crollo della pila 9, anche perché i Periti nominati dai PM stanno effettuando accertamenti sui quali c’è il più assoluto riserbo.

La cura delle opere infrastrutturali sospese non è semplicemente fare manutenzione e ripristinare gli ammaloramenti, ma utilizzare metodi scientifici di previsione del degrado ed eliminare per tempo preventivamente quei fenomeni che possono portare a problemi più gravi, mantenendo l’infrastruttura in esercizio aumentandone nel contempo la durabilità incrementando addirittura le condizioni originali.

Ricordo inoltre che il ponte progettato da Riccardo Morandi è un ardito capolavoro ingegneristico. La sua opera sul Polcevera è ritenuta infatti il precursore di tutti i ponti strallati e ha dato un grande contributo all’ingegneria mondiale.

Con un attento monitoraggio e adeguata manutenzione avrebbe potuto essere al sicuro. Gli investimenti infrastrutturali, anche di manutenzione straordinaria di opere d’arte (ponti e gallerie), devono tornare a essere uno di quei volani in grado di far ripartire davvero la nostra economia. Anche perché la spesa in conto capitale, se usata bene, ha un moltiplicatore molto alto in termini di crescita e di posti di lavoro.

La disgrazia successa a Genova deve insegnare a migliorare l’attenzione e la cura da parte dei Gestori e del Ministero a queste infrastrutture e portare anche l’opinione pubblica ad
avere fiducia e tranquillità nel percorrere le nostre reti viarie, soprattutto a quelle sospese.

Claudio Capocelli

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