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Le ricadute sull’economia piemontese della TAV

Alcune considerazioni sulla nuova linea ferroviaria Torino-Lione della Commissione Trasporti, Mobilità, Infrastrutture e Sistemi dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Torino

Le ricadute sull’economia piemontese della TAV

Nel complesso, le relazioni con i porti, Francia, Spagna e Paesi dell’est Europa sono quelli più promettenti per lo sviluppo di lungo periodo dei traffici, senza contare che si sta consolidando verso l’Asia e la Cina la “Nuova Via della Seta” ferroviaria (si veda “S&A” n° 135 Maggio/Giugno 2019 con https://www.stradeeautostrade.it/strade-e-autostrade/la-nuova-via-della-seta-prima-parte/ e https://www.stradeeautostrade.it/strade-e-autostrade/la-nuova-via-della-seta-seconda-parte/), futuribile ma con una buona base strategica e finanziamenti soprattutto da parte della Cina e della Russia.

Questo è lo scenario di riferimento per il Piemonte e Torino per lo sviluppo dei prossimi 20-30 anni, che parte proprio dalla connessione Lione-Torino quale “anello mancante” di una rete ferroviaria su scala e standard europei.

Gravi ritardi, o addirittura la sospensione del progetto del nuovo tunnel ferroviario fra Lione e Torino, avrebbero fra le tante conseguenze:

  1. la forte dipendenza italiana dall’area sassone, servita dal nuovo Brennero, in carenza di connessioni competitive con Francia e Spagna;
  2. lo spostamento della logistica e dei trasporti internazionali, nazionali e regionali (del Piemonte) verso Novara e la Lombardia, che si trovano in asse con il Corridoio Nord-Sud Reno-Alpi, lungo il quale passerebbero i traffici del Piemonte da e per l’Europa Occidentale;
  3. le Imprese della logistica avanzata sarebbero poco interessate a rimanere nell’area di Torino e del Piemonte Orientale, chiusa dalle Alpi e senza collegamenti ferroviari e intermodali verso la Francia (l’attuale tunnel del Frejus è, come noto, del tutto inadatto e destinato ad essere abbandonato dai trafficimerci più ricchi e interessanti);
  4. il sistema industriale attuale (che ha subito una pesantissima crisi) e quello futuro (del mercato globale) guarderebbero sicuramente da altre parti, in particolare verso la Lombardia, con fenomeni di delocalizzazione o mancata localizzazione in Piemonte;
  5. resterebbero, forse (perché inter-regionali), i traffici stradali verso i tunnel del Frejus e del Monte Bianco, ma con quote crescenti della componente di “attraversamento” del Piemonte effettuata da operatori esteri, soprattutto dell’Est Europa, e con impatti su strade e ambiente, lasciando poco o nulla sul territorio;
  6. l’industria piemontese della logistica e dei trasporti inevitabilmente subirebbe una fortissima contrazione di fatturato, con conseguenti, ulteriori crisi occupazionali.

I grafici qui presentati fanno parte di un programma di UniBocconi per favorire la piena comprensione delle politiche europee nel settore dei trasporti e per la sensibilizzazione rispetto ai temi della mobilità sostenibile, con le tre declinazioni: economica, sociale e ambientale.

Le ricadute sull’economia piemontese della TAV.

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