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Giuseppe Mancini: l’uomo che…costruisce il futuro

Uomini che hanno fatto tanta strada: intervista al Prof. Giuseppe Mancini, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino

Giuseppe Mancini: l’uomo che…costruisce il futuro
“S&A”: “Qual è il rischio che si corre qualora gli interventi di risanamento vengano eseguiti a spot senza un preciso indirizzo procedurale?”.

“Giuseppe Mancini”: “In carenza di un razionale approccio alla sicurezza delle strutture esistenti i cosiddetti interventi “spot” o di prima necessità risolvono problemi molto contingenti, senza una visione di insieme del complesso strutturale; pertanto, finiscono con il fornire un contributo puntuale, privo di una visione strategica che porti all’adeguamento delle strutture nei riguardi di una nuova durata di vita significativa. A mia opinione si finisce con l’investire a pioggia e in modo improprio le risorse disponibili, ottenendo dei benefici temporanei molto localizzati, che inevitabilmente richiederanno ulteriori costosi interventi.

Penso sia ora di abbandonare la politica del “rattoppo” e piuttosto, con una opportuna scala di priorità, effettuare interventi che riguardino la totalità del complesso strutturale, evitando di classificare il progetto in interventi di prima fase/seconda fase, ecc., che quasi sempre finiscono con il fermarsi alla prima fase, per carenza di risorse oppure a causa di ulteriori necessità nel frattempo intervenute. Occorre inoltre rendersi conto che l’intervento in più fasi sulla stessa opera, sia pure nell’ambito di un progetto generale predefinito, implica un inevitabile spreco di risorse e un incremento del disturbo all’esercizio dell’arteria”.

Al Professore chiediamo quali siano gli hobby in cui riesce a dilettarsi nel tempo libero che il lavoro gli concede: come logica conseguenza della sua doppia predilezione vacanziera, si diverte con la navigazione da diporto e sugli sci, un binomio perfetto per un uomo che si entusiasma quando parla, o meglio, racconta il suo lavoro. Ci sovviene così quando a scuola, leggendo obtorto collo “I miei ricordi” di Massimo D’Azeglio in cui l’Autore sosteneva che “L’abitudine al lavoro modera ogni eccesso, induce il bisogno, il gusto dell’ordine; dall’ordine materiale si risale al morale: quindi, può considerarsi il lavoro come uno dei migliori ausiliari dell’educazione”, non riuscivamo a comprendere a fondo quanta verità impregnasse queste parole.

Più volte abbiamo raccontato quanto il nostro sia un lavoro straordinario: alle volte, dopo un incontro a questo livello torniamo più ricchi e, sotto certi aspetti, rinfrancati anche nei confronti delle prospettive sociali intorno a noi, vista la tempra degli uomini con cui abbiamo il piacere di interloquire. Abbiamo ancora qualche curiosità che il “nostro” non esita a testimoniare…