Sono dunque stati utilizzati due TF 100, uno accoppiato ad un miniescavatore Terex TC 40 e l’altro ad un JCB 8026, che hanno scavato in direzione opposta, fino appunto a raggiungere quasi contemporaneamente il punto di sfondamento dell’ultimo diaframma di ghiaccio e completare il tracciato.
Un terzo TF 100 è stato invece acquistato come scorta per consentire di proseguire l’avanzamento anche nel caso in cui una delle due attrezzature impiegate avesse necessitato di interventi di manutenzione (una precauzione necessaria a cui però non si è mai dovuti ricorrere).
Allo smarino del ghiaccio fresato ha provveduto un sollevatore telescopico munito di benna che, dopo aver atteso l’uscita dei miniescavatori, ha periodicamente raggiunto ciascun fronte di scavo e ha trasportato il materiale all’esterno del tunnel.
Per tutta la durata dei lavori, i TF 100 hanno mostrato un’ottima capacità di scavo nel ghiaccio consistente e millenario dello Langjökull, come del resto ci è stato riferito da Einar S. Traustason, uno dei due Titolari dell’Impresa che ha eseguito il lavoro: “I TF 100 hanno davvero reso possibile la realizzazione dell’opera.
In apparenza, scavare nel ghiaccio può sembrare un’operazione che non presenta alcuna difficoltà, ma quando si tratta di materiale accumulato e compresso nei secoli, come quello che si incontra a 20 o 30 m di profondità su un ghiacciaio in alta quota, le cose cambiano. Siamo dunque soddisfatti di queste attrezzature, che ci hanno davvero consentito di terminare lo scavo nei tempi previsti”.
A seconda della profondità (come già sottolineato, quella massima del tunnel rispetto alla superficie è di 30 m), il ghiaccio presente in una massa di quell’entità è infatti molto compatto, cioè caratterizzato da una bassa quantità di vuoti e quindi, in funzione della zona in cui si trova, può arrivare ad avere resistenze a compressione monoassiale comprese tra 5 e 10 MPa.
Un ghiacciaio si forma infatti per la compressione di vari strati di neve che si accumulano e si compattano nel tempo per effetto del peso di quelli superiori (fenomeno di metamorfismo dei cristalli di ghiaccio). La compressione della massa di neve aumenta progressivamente e la sua densità raggiunge, attraverso vari stadi, valori compresi tra 830 e 923 kg/m3 (“The physics of Glaciers” – Cuffey & Paterson, 2010).
I due piccoli TF sono dunque stati sottoposti a un lavoro assimilabile allo scavo di un ammasso roccioso di modesta resistenza, e non a quello di un ghiaccio formatosi su uno specchio d’acqua per effetto delle basse temperature.