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Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Con la nuova opera sarà finalmente risolto il problema della fluidità e della sicurezza stradale della S.P. 33 “Empolitana” nel tratto di collegamento tra l’abitato di Tivoli e lo svincolo autostradale di Castel Madama

Il ponte degli Acquedotti a Tivoli tra resti archeologici e orografia complessa

Il balletto delle pile: una storia tutta italiana

L’allineamento del nuovo attraversamento del torrente Empiglione era stato individuato già dalle prime fasi progettuali in quanto obbligato da urbanizzazioni esistenti, dagli acquedotti romani e dalla geometria stessa della Strada Provinciale.

Ne consegue un’opera di 145 m con al centro il fosso dell’Empiglione, corso d’acqua di modestissime dimensioni il quale per altro, anche in concomitanza di piene importanti, non crea problemi idraulici poiché, come altri immissari dell’Aniene, rigurgita (per i non Specialisti è come se si formasse un laghetto) e non presenta quindi i caratteri di pericolosità legati a fenomeni erosivi che si hanno in condizioni di deflusso veloce.

I primi progetti presentati in Conferenza dei Servizi proponevano soluzioni a tre luci lasciando che l’Empiglione defluisse sotto la campata centrale di oltre 50 m. Dalla Conferenza dei Servizi, come a volte accade per la somma di impreparazioni e veti, si uscì però con una soluzione peggiorativa; le due pile nella vallata sembrarono troppe e si richiese quindi una sola pila con due luci di 75 m circa.

L’opera iniziò così ad assumere una certa importanza strutturale, ma quel che è peggio si costrinsero i Progettisti a porre l’unica pila proprio all’interno del corso d’acqua, del quale si dovette prevedere lo spostamento con tutta una serie di opere di regimentazione idraulica che sarebbero state altrimenti superflue.