La sempre più crescente urbanizzazione del territorio ha comportato un incremento notevole delle superfici impermeabili. Questa alterazione del suolo comporta, tra le varie cose, una variazione della frazione di pioggia infiltrata (con conseguente riduzione della ricarica delle falde) e un incremento del deflusso superficiale, con relativo aumento dei contributi di piena.
Proprio per questa ragione, sono stati istituiti i Piani per l’Assetto Idrogeologico (PAI) dalla Legge 267/98. Obiettivo prioritario dei Piani stralcio per l’Assetto Idrogeologico è la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto, in modo tale da salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti.
Essi vengono adottati da parte delle Autorità di Bacino e dalle Regioni. Per il caso di studio, la Regione Veneto – come del resto altre Regioni – ha previsto che per tutte le variazioni urbanistiche in grado di modificare il regime idraulico fosse presentata una “Valutazione di compatibilità idraulica”.