La stessa cosa sta avvenendo nel mondo dell’impresa, nelle Aziende. Nel settore degli ITS, lo sviluppo di queste tecnologie (sensori, Wi-Fi, IoT, ecc.) sta avvenendo in tempi molto ristretti, creando sì nuovi scenari ma mettendo in risalto alcune criticità che è urgente risolvere nel più breve tempo possibile e che – a mio parere – portano a una ridotta capacità di concorrenza nei mercati, ovvero:
- un grave ritardo nella implementazione dei sistemi e delle tecnologie rispetto agli altri Paesi (C-ITS Platform Day-1);
- la mancanza di Norme adeguate ai settori in sviluppo;
- la mancanza di una strategia italiana.
A conferma di ciò, è opportuno evidenziare che nelle Norme a livello europeo è stato usato il termine “deployment” proprio per evidenziare che si tratta di applicazioni a uno stadio già avanzato negli altri Paesi.
Secondo la mia opinione, recuperare questo ritardo richiede l’urgenza di affrontare i seguenti punti che costituiscono dei passaggi irrinunciabili, visto che ad oggi causano gravi ritardi nei settori:
- superare l’elevato divario tra tecnologie “tradizionali” e “digital trasformation”: la velocità dell’evoluzione tecnologica (sensori, Wi-Fi, IoT, ecc.) è tale che non consente ritardi (siamo in grave ritardo rispetto agli altri Paesi);
- definire una “identità nazionale” consolidata che possa esprimere una “posizione italiana” opponibile anche verso gli altri Paesi, sia a livello di mercato che a livello di politiche nazionali, portandoci ad essere troppo deboli di fronte alla concorrenza internazionale;
- predisporre Norme nazionali adeguate, a tutela del mercato, superando la carenza che emerge in alcuni settori dovuta alla scarsa disponibilità delle Aziende a partecipare ai lavori dei Comitati Tecnici Nazionali, spesso a causa di risorse non disponibili; il risultato consta in gare di forniture bloccate nei Tribunali per contenziosi derivanti dalla mancanza di Norme e specifiche tecniche, in scarsa competitività nei mercati e in un ritardo generale sull’attuazione degli obiettivi nazionali ed europei;
- presidiare/partecipare anche alle attività normative degli Organismi internazionali, come per esempio l’ETSI (Organismo europeo per le Telecomunicazioni), specie in relazione a quelle Norme che possono non corrispondere a una strategia italiana (che non c’è); Ministeri ed Enti Normatori spesso si trovano a dover far fronte alla non adeguatezza delle Norme a protezione di un determinato settore.
A tal fine, è opportuno ricordare che il Regolamento UE 1025/2012 sulla Normazione europea sancisce che le Norme tecniche sono strumenti di trasferimento tecnologico che contribuiscono all’innovazione e alla competitività perché facilitano l’accesso ai mercati, permettono l’interoperabilità tra nuove e vecchie tecnologie, agevolando la libera circolazione dei beni e dei servizi, l’interoperabilità delle reti e i mezzi di comunicazione e dando fiducia ai consumatori verso i prodotti innovativi.