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Il Punto di Vista: “Considerazioni sulla scelta dei materiali”

Mario P. Petrangeli, Presidente della Mario Petrangeli e Associati Srl

mp petrangeli

Nella seconda metà del secolo scorso in Italia, con un impegno di risorse gigantesco, oltre a ricostruire i ponti distrutti fu realizzata l’attuale rete autostradale. Ciò richiese la costruzione di numerosissimi viadotti, stimabili in almeno 28 milioni di m2 (comprese le Strade Statali), per la scelta dei materiali, in massima parte, si è lavorato mediante la realizzazione di impalcati in calcestruzzo armato precompresso.

La grande quantità di Imprese coinvolte, a volte poco qualificate, il breve tempo a disposizione e la scarsa conoscenza dei problemi legati alla durabilità dei materiali delle opere – di cui si è preso coscienza solo a partire dagli anni Novanta – hanno portato come conseguenza l’ammaloramento, a volte anche grave, degli impalcati con cavi post-tesi.

Ne è seguita una condanna senza appello per i manufatti in c.a.p. e la conseguente scelta dell’acciaio come materiale da costruzione.

Questa drammatica inversione di rotta è stata favorita dalla contemporanea metamorfosi delle Imprese di costruzione più qualificate che sono divenute delle vere e proprie finanziarie, dismettendo attrezzature e maestranze qualificate e tendendo ad esternalizzare il più possibile le attività di cantiere: gli Studi tecnici furono sostituiti dagli uffici legali!

Poiché questa scelta non rispetta sempre il criterio di ottimizzazione dei costi, che dovrebbe essere dirimente nell’ambito delle opere pubbliche, è auspicabile un approccio più oggettivo che tenga conto delle importanti innovazioni apportate alla tecnica della post-tensione, quali:

  • le iniezioni sotto vuoto, adottate ad esempio dalle FS;
  • la precompressione esterna, che consente di ispezionare – ed eventualmente sostituire – i cavi;
  • la disponibilità di trefoli singolarmente ingrassati e viplati che non richiedono l’iniezione del cavo e offrono le garanzie di qualità proprie dei prodotti industriali.

Tutto questo dovrebbe superare il paradosso per cui nei Paesi tradizionalmente votati all’uso dell’acciaio, quali gli Stati Uniti o la Germania, si costruiscano attualmente più impalcati in c.a.p. che in Italia la quale, insieme alla Francia, è stata la promotrice di questo modo di costruire. Sarebbe cioè auspicabile che le Amministrazioni pubbliche ed i Progettisti operassero scelte più ponderate.

Ciò in attesa dell’affermarsi di nuovi materiali che però, contrariamente a quanto ci si aspettava, si vanno diffondendo con una certa difficoltà.

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