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Stefano Ravaioli: l’uomo che… divulga la sostenibilità ambientale

Uomini che hanno fatto tanta strada: intervista in esclusiva a Stefano Ravaioli, Direttore Generale di SITEB

Stefano Ravaioli di SITEB

“La nostra attività associativa è in perenne fermento”. Dirà così Stefano Ravaioli, Ingegnere Civile e Direttore Generale di SITEB Strade italiane e bitumi, in risposta a una delle domande che gli abbiamo posto in questa nostra lunga intervista.

Un’attività, quella di SITEB, che da mezzo secolo accompagna la filiera della strada, con tutti i suoi protagonisti, in un percorso di crescita ed evoluzione verso ciò che è oggi e ciò che sarà in futuro. Un viaggio che si snoda fra Norme e tecnologie, che attraversa periodi di crescita e politiche di spending review, che abbraccia ricerca e innovazione.

La meta è creare le migliori condizioni per consentire alle Imprese del settore di fare al meglio ciò per cui nascono: costruire le strade, le gallerie, i ponti e i viadotti su cui ogni giorno ci spostiamo, attraverso cui passano le merci di cui abbiamo bisogno, su cui viaggia gran parte dell’economia del Paese.

SITEB rappresenta un mondo a sua volta in costante movimento e chiamato oggi a sostenere un’ulteriore importante sfida, quella della sostenibilità ambientale. E anche qui l’Associazione c’è. Tanto che per sottolineare la vocazione ambientale del comparto e dei suoi prodotti principi, il bitume e l’asfalto, ha creato “SITEB Be Green”, una sezione il cui compito è quello di abbracciare e affrontare a 360 gradi tutte le tematiche ambientali che interessano il mondo della strada. Ma partiamo dalle origini, torniamo indietro al 1973.

“Strade & Autostrade”: “Iniziamo da un’importante ricorrenza: fondata nel 1973, SITEB ha festeggiato quest’anno il suo 50° anniversario. Come nasce l’Associazione, per quale scopo e quali sono i progetti che, nel corso degli anni, più di altri hanno lasciato il segno?”.

“Stefano Ravaioli”: “SITEB fu fondata a Roma nel 1973 da alcuni Tecnici volonterosi interessati allo sviluppo e alla divulgazione delle emulsioni bituminose che a quei tempi rappresentavano un prodotto innovativo, poco conosciuto in Italia. Due gli scopi iniziali della neonata Associazione: da una parte, quello di studiare e implementare le emulsioni bituminose, dall’altra, quello di redigere le prime Norme tecniche per la caratterizzazione delle emulsioni.

I Soci fondatori del SITEB erano in prevalenza Tecnici che lavoravano nelle compagnie petrolifere e il nome SITEB era l’acronimo di “Sindacato Italiano Tecnici delle Emulsioni Bituminose”. Nel corso degli anni, l’Associazione si è molto evoluta inglobando anche altri operatori del settore bitumi divisi per Categorie e si è posta nuovi obiettivi, tra cui l’assistenza diretta agli Associati, l’attività di formazione, la costituzione di commissioni o gruppi di lavoro su argomenti ben specifici, la collaborazione con Enti istituzionali e Ministeri.

Fra le tante attività che meritano di essere ricordate in questo lungo arco temporale c’è sicuramente il GPM ovvero la campagna di promozione e divulgazione sul bitume modificato con polimeri avviata nel 1986, che ha fatto conoscere in Italia l’asfalto drenante. E fu proprio questa campagna, che si protrasse per cinque anni, che portò il sottoscritto a lasciare l’Azienda per cui lavorava, per entrare in SITEB con il ruolo di Direttore.

Il progetto GPM durò fino al 1991 e produsse documenti tecnici che illustravano la valenza del bitume modificato e una serie di conferenze, eventi e corsi di formazione che ridisegnarono completamente il volto dell’Associazione. Nel 2003, il fortuito incontro con l’Arch. Mirko Zardini produsse la mostra alla Triennale di Milano “Asfalto: il carattere della città”. Fu la prima volta al mondo che un materiale come l’asfalto divenne oggetto di una mostra! L’iniziativa sarebbe stata poi replicata a Montreal per altri sei mesi.

Nello stesso anno, nacque ASPHALTICA uno degli eventi di maggior rilievo per l’Associazione. La manifestazione fieristica dedicata al settore delle strade si svolse per la prima volta a Padova e fu subito un grande successo. Successivamente passò a Verona e poi a Bologna.

Un ultimo progetto che vorrei ricordare è quello noto come “La Buona Strada” del 2016, per il quale abbiamo realizzato una ventina di minicorsi di formazione gratuiti presso le Pubbliche Amministrazioni un po’ in tutta Italia finalizzati a spiegare con parole semplici, gli elementi fondamentali della costruzione di una strada, evidenziando le caratteristiche principali, i controlli da fare e le verifiche sulle prestazioni richieste. Nel tempo anche l’Associazione, pur mantenendo inalterato l’acronimo SITEB, si è trasformata prima in Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade e poi Strade Italiane e Bitumi”.

Stefano Ravaioli di SITEB
1. Stefano Ravaioli, Direttore Generale di SITEB
“S&A”: “Com’è organizzata oggi SITEB per seguire le varie aree di attività degli associati e quanti associati avete?”.

“SR”: “Paradossalmente, quella Categoria relativa alle emulsioni bituminose che fece nascere SITEB nel ‘73 oggi non esiste più, perché è stata inglobata e assorbita in una più ampia “produttori e rivenditori di bitumi e leganti bituminosi”. Oggi, l’Associazione è composta da sei Categorie in cui sono iscritti i singoli soci ordinari, che rappresentano il mondo industriale dell’asfalto e della strada, e due Categorie di soci aggregati (senza diritto di voto), in cui sono comprese le Pubbliche Amministrazioni e i Liberi Professionisti.

Le sei Categorie di soci ordinari, sono: (Cat. A) “produttori e rivenditori di bitume e leganti bituminosi”; (Cat. B) “produttori di conglomerati bituminosi e di inerti- Imprese stradali”; (Cat. C) “fornitori di servizi e controlli di qualità”; (Cat. D oggi nota come Gruppo PRIMI) “produttori di membrane impermeabilizzanti”; (Cat. E) “Costruttori e rivenditori di macchine e impianti”; (Cat. F) “produttori e rivenditori di polimeri, prodotti per l’asfalto”.

Questa eterogeneità dimostra una volta di più come l’Associazione SITEB sia moderna e rappresenti la filiera della strada che sforna continuamente ricerca e innovazione soprattutto per la Pubblica Amministrazione, proprietaria della pubblica strada. Ogni Categoria di Associati esprime un proprio rappresentante all’interno del Consiglio Direttivo che si fa portatore delle istanze degli Associati attivi nello specifico comparto.

Di fatto, operiamo già come una Federazione e diamo voce a circa 35.000 operatori che hanno a che fare direttamente con il bitume. Oggi abbiamo circa 200 Associati anche se in passato avevamo superato le 300 unità ma la crisi economica del 2008-2014 ha ridimensionato il mercato, eliminando numerose Aziende anche storiche. Quelle residue, tuttora presenti, portano quasi tutte nomi e marchi altisonanti”.

“S&A”: “Come vi collocate a livello internazionale?”.

“SR”: “Per moltissimi anni abbiamo partecipato all’EAPA (European Asphalt Pavement Association), con cui abbiamo mantenuto ottimi rapporti di collaborazione. Oggi siamo membri di PIARC (Associazione Mondiale della Strada), dell’IBEF (International Bitumen Emulsion Federation), di EWA (European Waterproofing Association) e di AIA-EMAA (European Mastich Asphalt Association).

Abbiamo ottimi rapporti anche con l’americana NAPA (National Asphalt Pavement Association) e con l’australiana AAPA (Australian Asphalt Pavement Association). Siamo anche membri attivi del CEN (Comitato Europeo Normazione) di cui personalmente guido la compagine italiana in UNI relativa ai conglomerati bituminosi e dove continuiamo quell’attività di Normazione che aveva caratterizzato l’Associazione alle sue origini”.

“S&A”: “ASPHALTICA, vostra creazione, si è chiusa da poche settimane. Che tipo di feedback avete raccolto dai maggiori player del settore e in generale dai vostri associati?”.

“SR”: “L’edizione 2023 di ASPHALTICA, a Verona, è stata un grandissimo successo. Sicuramente è stata l’edizione più riuscita di sempre! Abbiamo riscosso un consenso generalizzato notevolissimo. Il numero di visitatori, grazie anche alla concomitanza con il SAMOTER, ha superato le 40.000 unità, cosa che non si vedeva da tempo.

Il marchio ASPHALTICA è di SITEB che l’ha inventata e il padiglione di ASPHALTICA è stato senza dubbio quello più animato dell’intera manifestazione. Per quanto riguarda SITEB, l’idea di allestire uno stand sottoforma di Agorà è stata senz’altro vincente. Abbiamo così potuto tenere alcuni eventi specifici di grande richiamo, peraltro condotti da un giornalista molto conosciuto, Luca Telese.

Abbiamo inoltre e per la prima volta ricevuto la visita di un Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, e del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Visite che, naturalmente, ci riempiono di orgoglio”.

“S&A”: “Quali sono i numeri e le dinamiche del mercato del bitume e dei conglomerati in Italia? Fra grandi appalti, messa in sicurezza delle opere, manutenzioni stradali nei Comuni… dove c’è più fermento di attività?”.

“SR”: “Se il quadro non cambia, dovremmo avere davanti a noi qualche anno di forte sviluppo del settore, anche se i dati di produzione del conglomerato bituminoso del 2022 rispetto a quelli del 2021 sembrano smentire la mia previsione. C’è stato infatti un calo del 17% ma c’è anche una chiara motivazione che lo giustifica.

A causa del forte aumento dei costi energetici e delle materie prime che ha investito il mondo industriale dopo il Covid-19, gli operatori italiani del settore non sono riusciti o non hanno voluto eseguire i lavori pubblici con i prezzi di aggiudicazione degli anni precedenti, pena il fallimento delle proprie Aziende.

Nel Luglio-Agosto del 2021, il prezzo del gas metano era aumentato del 1.000% passando da 22 cent a 2,50 Euro/m3; quello dell’energia elettrica del 235%, quello dell’olio combustibile dell’80% e il bitume del 40%. Per le Imprese è stato un delirio e un vero disastro. Poi il Governo Draghi ha posto rimedio trovando le risorse per i ristori e approntando soluzioni tampone che hanno compensato le Aziende, consentendo loro di ripartire. Ma gran parte della produzione è andata persa.

Stesa
2.

Nel 2022 abbiamo prodotto 31,5 milioni di t di conglomerato bituminoso contro i 37 del 2021. Ed è questo un indicatore fondamentale per fotografare lo stato di salute delle Aziende del nostro settore. Vorrei ricordare che fino al 2004 in Italia se ne producevano fino a 45 milioni di t all’anno. Da allora la produzione è sempre calata fino al 2014, (minimo storico con 12 milioni di t) a causa delle politiche di contenimento della spesa pubblica (spending review e patto di stabilità).

Da quel momento in poi però è iniziata una lenta ma continua risalita della produzione fino al 2021 ma nel frattempo molte Aziende hanno chiuso i battenti. Spesso mi chiedono come mai le strade italiane sono così malmesse e piene di buchi. La risposta è semplice: quando la crisi economica partita dagli Stati Uniti nel 2008 si è estesa al resto del mondo, in Italia si sono messe in atto politiche di contenimento della spesa pubblica. La “spending review”, che avrebbe dovuto toccare soltanto la spesa improduttiva nelle P.A., ha coinvolto invece anche il nostro settore. Si è così smesso

di eseguire l’ordinaria manutenzione della rete viaria, con il risultato che il Paese ha risparmiato 10 miliardi di Euro in materiali stradali evitando gli interventi di manutenzione sulle strade ma in seguito ne ha dovuto spendere 40-50 per riparare i danni conseguenti alla mancata manutenzione. Quando non fai manutenzione, il degrado aumenta rapidamente e i danni vanno in profondità cosicché gli interventi di ripristino necessari costano decisamente di più.

In uno scenario di questo tipo i Comuni sono stati i primi a essere penalizzati. Oggi, tuttavia, ANAS guida la ripresa del settore e si è tornati, come dicevo, ai 37 milioni di t del 2021 ma l’obiettivo di 40 milioni di t all’anno è quello che SITEB ritiene utile per mantenere in salute le strade italiane. Le buche sono un grande rischio per la sicurezza di guida e per gli utenti della strada in genere, non è solo questione di comfort di marcia”.

“S&A”: “Direttore, quali sono i maggiori temi su cui SITEB è impegnata oggi nei tavoli istituzionali?”.

“SR”: “La nostra Associazione da diversi anni a questa parte è molto impegnata sul tema della transizione ecologica. Perché, vede, l’asfalto è sempre stato considerato un prodotto poco “green” ma è un pregiudizio sbagliato. Ha infatti eccellenti proprietà tecniche: è molto facile da reperire, da mettere in opera, da trattare, rullare, compattare, in sostanza da lavorare.

E, oltre a tutto questo, può essere riciclato al 100%. E non solo si ricicla l’inerte ma anche il bitume che lo compone, che può essere rigenerato riattivando e recuperando totalmente il suo potere legante. In teoria, una strada d’asfalto può essere ripristinata innumerevoli volte, riducendo al minimo l’apporto di nuovo bitume e nuovi pietrischi.

Questa importante valenza ambientale del conglomerato bituminoso, che si sposa appieno con il concetto di economia circolare, ha fatto sì che negli ultimi anni SITEB si sia occupata molto di questo tema, e in particolare del fresato d’asfalto, collaborando a stretto contatto con il Ministero dell’Ambiente che ha emanato uno dei primi Decreti Ministeriali di EoW (end of waste = fine del rifiuto) il DM n° 69/2018.

E continuiamo oggi a farlo anche per il DM n° 152/2022 (NdR: “Regolamento che disciplina la cessazione della qualifica di rifiuto dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione e di altri rifiuti inerti di origine minerale, ai sensi dell’articolo 184-ter, comma 2, del D.Lgs. 3 Aprile 2006, n° 152). Abbiamo poi collaborato per il DM di EoW per il riutilizzo del polverino di gomma da pneumatici fuori uso e siamo in attesa dell’uscita di un DM di EoW anche per il granulato di membrane bituminose ormai da molti anni.

Sì, perché le membrane impermeabilizzanti a base di bitume, utilizzate soprattutto nei sottotetti, sono considerate oggi un rifiuto da smaltire in discarica quando il tetto deve essere rifatto. Ed è un vero peccato perché il materiale di cui sono costituite, frantumato e granulato, può essere utilizzato come un additivo eccezionale per produrre conglomerato bituminoso contenendo infatti fibre, additivi e preziosissimo bitume. Il paradosso è che, pur avendo noi italiani inventato la tecnologia delle membrane, siamo oggi costretti a importare dall’estero il granulato della loro demolizione (Belgio, Germania, Polonia), perché da noi non è ancora uscito un DM che consenta il recupero tramite la procedura di EoW”.

Lavori di stesa
3. (photo credit: Siggy Nowak da Pixabay)
“S&A”: “Quali sono le istanze poste dalla vostra filiera al Governo e alle Istituzioni?”.

“SR”: “La burocrazia e la stabilità dei prezzi sono due grandi problemi che affiggono da sempre le Imprese italiane. Il Ministro Salvini è già intervenuto sul Codice degli Appalti, semplificandolo in parte e dimostrando senz’altro acume e sensibilità. La stabilità dei prezzi è invece un tema di più difficile soluzione perché collegato a troppi fattori esterni.

Trovare un meccanismo di compensazione per le variazioni improvvise del prezzo del bitume sarebbe fortemente auspicabile perché ridurrebbe di molto la tensione fra Imprese e Stazioni Appaltanti allorquando il fenomeno si manifesta. L’oscillazione del prezzo del bitume dipende in primo luogo della materia prima da cui deriva, cioè il petrolio. In secondo luogo, dal rapporto di cambio Euro/Dollaro.

In terzo luogo, dal rapporto tra domanda e offerta. Quando il prodotto non c’è, il prezzo sale e le Imprese di costruzione si trovano in grande difficoltà a soddisfare le esigenze pubbliche, perché gli appalti sono stati aggiudicati a prezzo chiuso e non viene considerato l’eventuale aumento dei costi energetici o della materia prima che si può generare nel tempo che intercorre tra l’aggiudicazione e l’inizio dei lavori (a volte anni).

Il dramma si ripete ogni volta che c’è una tensione internazionale (lo scoppio improvviso di una guerra in Medio Oriente, l’OPEC che taglia la produzione di greggio, ecc.) e andrebbe risolto alla radice. Il Governo, anche in passato, ha approntato qualche Norma a riguardo, ma questo problema non è mai stato risolto una volta per tutte in maniera strutturale.

C’è poi un secondo fattore che vorrei evidenziare. I lavori che riguardano le strade sono inseriti, per le gare d’appalto, nella categoria OG (opere generali). Eppure, quelle che si occupano di costruzione e manutenzione stradale sono certamente Aziende specializzate: hanno attrezzature, macchinari, impianti e maestranze specifiche per questo tipo di lavori. Sarebbero a tutti gli effetti nella categoria OS (opere specialistiche) ma si trovano a competere in gare con una folta schiera di Aziende che fanno anche altro e non sempre dispongono del necessario grado di preparazione per realizzare opere stradali.

Che cosa succede quindi? Se a vincere la gara d’appalto è un’Azienda non specializzata nel settore stradale, succede che cederà i lavori in subappalto a chi ha le competenze e gli strumenti per eseguirli ovviamente in cambio di qualcosa. Questa dinamica, piuttosto diffusa, rappresenta una stortura che strozza le Imprese subappaltatrici e danneggia il Paese. Le strade non possono essere costruite da chiunque.

Inserirle nella categoria delle opere specializzate ridurrebbe di molto il fenomeno del subappalto, ridurrebbe i costi e il lucro su margini già risicati, darebbe migliori garanzie sulla qualità e la durata delle opere. Occorre intervenire su questo fronte, anche se gli ostacoli e le opposizioni di portatori di interessi di parte non mancano”.

“S&A”: “Cos’è “SITEB Be Green” e perché è sempre più importante?”.

“SR”: “SITEB Be Green è la sezione della nostra Associazione che si occupa di tutte le questioni relative ai temi ambientali e che promuove l’aspetto sostenibile del bitume e dell’asfalto. È un’area tematica, un ombrello sotto il quale vengono comunicate tutte le iniziative “green” del nostro mondo. Non dobbiamo dimenticare che da anni il settore dispone di tecnologie per lavorare l’asfalto a freddo, senza produrre riscaldamento, senza emettere fumi né emissioni di CO2 e di odori.

Già le emulsioni di bitume, all’origine di SITEB negli anni Settanta, erano “green” perché si tratta di bitume sciolto nell’acqua a freddo e utilizzato a freddo. Oggi esistono anche gli “asfalti tiepidi” a basso costo energetico e sono allo studio bitumi contenenti olii vegetali piuttosto che idrocarburi. Ecco, con SITEB Be Green spingeremo molto le valenze ambientali e di sostenibilità del nostro prodotto e dell’intera filiera del bitume”.

“S&A”: “Come si posiziona l’Italia, in questo ambito, rispetto al resto d’Europa? E a che punto siamo, ad esempio, nella gestione del rifiuto d’asfalto e di membrane bituminose?”.

“SR”: “Nonostante i notevoli sforzi compiuti in questi anni, dobbiamo riconoscere che siamo ancora indietro: in particolare per quanto riguarda il riutilizzo del “fresato d’asfalto” siamo fermi a una percentuale del 30% nella produzione del conglomerato.

Ma è una percentuale destinata a salire, perché oggi il conglomerato è prodotto utilizzando sempre il fresato disponibile. Chi non lo utilizza difficilmente riesce a stare sul mercato per una mera questione di costi: recuperando anche una minima parte di bitume, che oggi costa circa 500/530 Euro/t, il risparmio è notevole.

Oggi, peraltro, esistono tecnologie che ci consentono di recuperare facilmente anche il 50 o 60% di fresato nella produzione di nuovo asfalto, quindi le Aziende italiane hanno ancora molta strada da fare in questo contesto. Il punto vero è che non tutti i 400 impianti attivi in Italia dispongono della indispensabile tecnologia: la maggior parte sono obsoleti.

Va senz’altro puntualizzato che le Norme tecniche in questo ambito non ci hanno aiutato: nelle gare d’appalto fino a pochi anni fa non era nemmeno consentita la possibilità di immettere fresato nelle mescole. Oggi le cose sono cambiate, per fortuna, anche grazie al concetto di economia circolare che ha preso sempre più piede con l’accresciuta sensibilità ambientale.

È indubbio che nei prossimi dieci anni faremo un salto in avanti per quanto riguarda la percentuale di fresato in produzione, toccando rapidamente il 45-50% e avvicinandoci così alla media europea che è già su questi valori. Con la lavorazione a freddo si arriva al 90-100% di riutilizzo. E considerando che in Italia vengono prodotti ogni anno fra le 14 e i 17 milioni di t di fresato, è fondamentale adeguarsi.

Pavimentazione
4. (photo credit: Markus Distelrath da Pixabay)

Riguardo le membrane bituminose demolite, di cui abbiamo già fatto un accenno in precedenza, è fondamentale sottolineare che, se nel conglomerato il contenuto di bitume è di circa il 5%, nelle membrane è invece del 50% circa.

La disponibilità di un additivo estremamente ricco di bitume proveniente dal granulato di membrane ci consentirebbe non solo di smaltire sulla strada, sotto forma di conglomerato, tutte le membrane oggetto di demolizione che invece oggi vengono conferite in discarica con costi aggiuntivi, ma anche di risparmiare moltissimo sul costo del legante. Si tratta di un grande spreco di risorse facilmente evitabile con l’emanazione di un Decreto Ministeriale già predisposto da tempo”.

“S&A”: “Quali sono oggi, a livello di evoluzione tecnologica, le direttrici della ricerca nel settore del bitume e dei materiali che ne fanno uso?”.

“SR”: “La ricerca sui bitumi è sempre in perenne evoluzione; forse è tra i materiali più studiati dai Ricercatori di tutto il mondo negli ultimi 30 anni. La direttrice è comunque sempre quella in favore della sostenibilità ambientale. Dobbiamo produrre materiali in grado di durare a lungo e che possano essere riutilizzati il più possibile. Il futuro dell’asfalto sarà in questa direzione.

Non credo a un futuro con le strade in calcestruzzo perché creano maggiori problemi; sono più difficili da realizzare, più costose, più difficili da mantenere, più rumorose e soprattutto più scivolose e pericolose in caso di pioggia. Considerando anche gli impianti e i macchinari, possiamo affermare che l’evoluzione tecnologica nel nostro settore ha già soddisfatto quasi tutti i punti dell’Agenda 2030 che l’Unione Europea si è data e stiamo guardando avanti alle future evoluzioni con grande interesse”.

“S&A”: “Parliamo delle emissioni odorigene nella produzione di conglomerato bituminoso. SITEB è impegnata con progetti di ricerca importanti in questo ambito”.

“SR”: “Sì, si tratta di un progetto di ricerca che abbiamo avviato lo scorso anno, a seguito di numerose segnalazioni arrivate da nostri Associati produttori di conglomerato. Ci veniva segnalato che, in seguito a lamentele di cittadini per gli odori emessi, i Tecnici dell’ARPA effettuavano test e misurazioni negli stabilimenti e talvolta, cautelativamente, si sospendeva la produzione.

Pur essendo gli stabilimenti in aree industriali, e pur rispettando tutti i parametri di Legge relativi alle emissioni, la questione odorigena resta una cosa a sé stante perché si configura come molestia olfattiva. SITEB ha investito parecchie risorse in ricerca, coinvolgendo le università di Bologna (Ingegneria) e di Firenze (Medicina del Lavoro).

I Ricercatori delle due Facoltà si sono recati negli impianti di produzione di chi fra i nostri associati ha aderito e hanno effettuato due tipi di studi. Uno basato sull’olfattometria dinamica, mediante prelevamento di sacche di aria da analizzare in laboratorio. L’altro filone di ricerca si base invece sul “finger print” dell’odore del bitume ovvero una impronta dell’odore dell’asfalto, tipica per ogni singolo impianto.

Elaborando i dati di questa complessa ricerca si riesce a comprendere da cosa sono generati gli odori, quali sono le cause primarie e come provare a intervenire per evitare le molestie. Ed è stato chiarito che gli odori, per quanto sgradevoli per qualcuno, non sono comunque emissioni tossico-nocive. La nostra ricerca è oggi in fase avanzata ma non ancora terminata.

Dopo l’estate riusciremo a realizzare una pubblicazione traendo le dovute conclusioni. Voglio sottolineare con orgoglio che siamo tra i primi al mondo a lavorare in questo ambito e ad oggi abbiamo più informazioni di chiunque altro”.

“S&A”: “Sicurezza sul lavoro: come si declina questo tema nel mondo del bitume?”.

“SR”: “Il bitume è pericoloso solo nel caso in cui ci si venga a contatto quando è caldo. Per cui è bene prestare la dovuta attenzione. Naturalmente anche i fumi è bene non inalarli, sebbene il contenuto di IPA (idrocarburi policiclici aromatici) sia ben al di sotto dei limiti di sicurezza e di Legge.

Per questo motivo è fondamentale proteggersi con guanti e abbigliamento adeguato quando si lavora l’asfalto. Come ho già avuto modo di dire, se si lavorasse a freddo o a bassa temperatura, elimineremmo o ridurremmo di molto ogni tipo di rischio e di problema legato alla sicurezza e alle emissioni di fumi e odori”.

“S&A”: “Quali sono le iniziative più importanti che avete organizzato negli ultimi mesi e quali invece per i prossimi?”.

“SR”: “La nostra più importante iniziativa resta ASPHALTICA, naturalmente. Oltre a questa organizziamo da sempre corsi di formazione, tornati oggigiorno a svolgersi in presenza. Si tratta di corsi molto ben strutturati, frutto dell’esperienza di anni, capaci di far comprendere perfettamente le caratteristiche del prodotto e come va lavorato. Sono ottimi per la divulgazione tecnica e scientifica e per formare il personale.

L’attività di formazione è sicuramente una delle nostre attività più importanti e il CNI (Consiglio Nazionale degli Ingegneri) ci ha riconosciuti “provider ufficiale” per i crediti formativi proprio agli Ingegneri.

C’è poi l’attività convegnistica altrettanto importante e l’attività dei nostri GdL (Gruppi di lavoro) che producono documenti, position paper e libri unici e di grande interesse per gli operatori. A breve uscirà il nostro prossimo manuale dedicato alle prove di laboratorio con una sintesi delle Norme di riferimento esplicitate in maniera semplice e facilmente fruibile per tutti.

Il 21 Giugno si è svolta l’assemblea elettiva del SITEB nella nuova sede di Bologna. È un appuntamento importante, perché si rinnova la Governance che guida l’Associazione. Si forma così un nuovo Consiglio Direttivo con un nuovo Presidente e sono state stabilite le linee guida per il prossimo triennio”.

“S&A”: “C’è in Italia un problema legato alla frammentazione della rappresentanza del vostro settore?”.

“SR”: “I Costruttori sono generalmente riuniti nell’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili): tuttavia l’attività stradale ha poco a che vedere con l’edilizia palazzinara. Quella stradale è una categoria a sé, meglio rappresentata da SITEB.

La nostra rappresentanza però non può essere relegata solo al bitume e all’asfalto: deve diventare una rappresentanza del mondo della strada nel suo complesso. Fra gli operatori della strada ci sono non solo i produttori di bitume e conglomerato ma anche le Aziende che si occupano della segnaletica, della realizzazione delle barriere, dell’arredo urbano e dell’illuminazione pubblica e tante altre attività con rispettive Associazioni di categoria che a mio avviso dovrebbero confluire in un unico soggetto, un’Associazione unica della strada che rappresenti tutte le Aziende che della strada si occupano, comprese quelle attive nel settore delle smart road, che saranno il futuro.

Macchine al lavoro
5. (photo credit: David McElwee da Pexels)

Un’Associazione unica o anche una Federazione della strada porterebbe indubbi vantaggi a tutti perché sarebbe un soggetto facilmente identificabile e fortemente credibile. Consideri che, oggi, ogni singola Associazione spende risorse ed energie per rapportarsi con le Istituzioni e portare avanti le proprie istanze. Si tratta di sforzi che non possono raggiungere risultati importanti se le problematiche non vengono presentate agli interlocutori nella loro interezza, calate in uno scenario più generale.

Un’Associazione unica della strada sarebbe sicuramente più forte di tante piccole Associazioni che si muovono prive di coordinamento. Da un po’ di tempo sto pensando seriamente a questa opportunità e sono certo che i risultati prima o poi arriveranno perché non vedo alternative per il futuro delle Associazioni. La guerra dei materiali (strade di bitume contro strade di cemento, barriere d’acciaio contro barriere in calcestruzzo) non serve a nessuno, è anacronistica e porta a difendere posizioni indifendibili”.

“S&A”: “Direttore, perché associarsi a SITEB?”.

“SR”: “Perché è la più importante Associazione di riferimento per il settore. Ma anche perché in un Paese come il nostro, in cui prevale l’individualismo, solo mettendoci insieme è possibile migliorare le cose. Con l’esperienza fornita dai nostri Associati siamo in grado di produrre documenti, testi, fare formazione con ottimi risultati e spingerci fino ai Ministeri per creare Norme o Leggi per il settore che nessun altro può interpretare meglio di noi.

Chi resta fuori da questo contesto associativo non ha gli strumenti per comprendere come si evolve il mondo. Noi possiamo offrire un’ampia mole di informazioni anche su quello che sarà il futuro del settore. Chi ha cura del proprio lavoro ha bisogno di un’Associazione di riferimento con cui colloquiare, confrontarsi e anche per sapere che cosa fanno i concorrenti.

Ricordo un poster SITEB di qualche anno fa con lo slogan “soli si muore” preso da una canzonetta dell’epoca. Ebbene, io ne sono ancora e sempre più convinto: solo stando insieme si può evolvere, crescere e migliorare. Ecco perché dico che associarsi non rappresenta un costo ma un investimento, per il presente e per il futuro”.

“S&A”: “Che cosa c’è e che cosa auspica per il futuro di SITEB?”.

“SR”: “Auspico, lo voglio ribadire, che SITEB si trasformi nell’Associazione unica della strada. Solo in questo modo avremo la possibilità di essere ascoltati nel giusto modo ed essere tenuti nella giusta considerazione. La strada è già tracciata. La riprova l’abbiamo nella vicina Francia, dove questo processo è già avvenuto e dove è nata “Routes de France” l’Associazione unica che raccoglie le decine di piccole associazioni del settore.

Io auspico sicuramente un futuro simile: il tempo delle piccole Associazioni che difendono i singoli interessi, anche scontrandosi fra loro, non ha più senso. Oggi noi dobbiamo parlare di un solo soggetto fondamentale, che deve essere sicuro, fruibile e privo di problemi: la strada”.

Curriculum Vitae di Stefano Ravaioli

Ingegnere nato a Ravenna nel 1957, inizia la sua carriera lavorativa negli anni Ottanta, occupandosi di cemento, calcestruzzo e cave di inerti.

Negli anni Novanta approda al settore stradale come Responsabile Tecnico di un’Azienda leader nella produzione di conglomerati bituminosi e specializzata nella manutenzione delle pavimentazioni stradali. Nel 1995 passa a SITEB per promuovere il bitume modificato con polimeri, realizzando la prima campagna promozionale in favore dell’asfalto drenante.

Con il ruolo di Direttore dell’Associazione promuove numerosissimi corsi per la divulgazione delle tecnologie collegate all’asfalto e partecipa a centinaia di convegni. È stato membro del Board of Director di EAPA (European Asphalt Pavement Association) e della prestigiosa Associazione americana AAPT (Association Asphalt Paving Tecnologists). Attualmente, è membro del CEN-TC 227 in rappresentanza dell’UNI, coordinatore del gruppo UNI-GL1 “conglomerati bituminosi” e componente della Commissione Ministeriale per l’attuazione dei CAM Strade.

Autore di saggi e articoli pubblicati sulla stampa specializzata, ha firmato tutti i manuali prodotti da SITEB negli ultimi 20 anni. Nel 2003, presso la Triennale di Milano, organizza e promuove la prima mostra mondiale dedicata all’asfalto dal titolo “Asfalto – il carattere della città”. Nello stesso anno a Padova, lancia ASPHALTICA, la prima rassegna fieristica dedicata esclusivamente al settore stradale con un ricco programma di workshop e convegni, trasferita poi a Verona.

Nel 2010 rappresenta l’Italia al “5° Conveas – Congreso Venezolano dell’asfalto”, principale manifestazione fieristica e congressuale del Sud America. Nel 2016 istituisce il nuovo format ASPHALTICA Word a Roma e nel 2017 promuove il programma formativo “La Buona Strada”.

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