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L’asse ferro, via e gomma

Un drappello di Imprese pubbliche per la sostenibilità ambientale della mobilità

Una mobilità sostenibile

Foto in primo piano – photo credit: Rodnae Productions da Pexels

I soldi non sono tutto. Ora che una certa disponibilità dal PNRR per la mobilità sostenibile l’avremmo – mai successo finora -, dobbiamo affrontare le tre sfide più grandi del secolo che ci riguardano quoad vitam: il riscaldamento climatico, la pandemia e, di ultimo, la guerra “giusto” ai confini dell’Europa. Un tris mortale a fronte del quale qualsiasi altra cosa viene annichilita.

Partiamo, dunque, dal punto più basso della nostra storia recente che ha goduto di 80 anni di pace ininterrotta in Europa: questo vuol dire che tutto quel che si è fatto finora in ogni campo va profondamente ripensato alla luce di questa constatazione. Da qui, partiamo per una prima riflessione “a nuovo” sulla mobilità terrestre nel nostro Paese che andiamo ad elencare di seguito.

L’identità: chi siamo noi che ci occupiamo di strade e trasporti?

Finora ciascuno ha giocato la partita per suo conto, con scarsi legami fra le componenti della mobilità: ma ora? Ora non basta più.

Già per le merci, da molti anni si parla di intermobilità con diverse esperienze non proprio di successo. Per la mobilità di persone siamo al “carissimo amico”.

Quanto alla manutenzione delle strade, inutile scrivere per chi – come la sottoscritta – si è consumata i gomiti; anche la rivista su cui sto scrivendo credo che abbia molta voce in capitolo per lamentarsene. Tutta colpa del Governo? No.

L'intermobilità sostenibile
1. (photo credit: Zhang Kaiyv da Pexels)

Anche noi operatori abbiamo deposto il nostro uovo di pietra in questo paniere, insistendo ad organizzarci per categorie produttive blindate nelle rispettive specialità e non abbiamo affrontato i problemi della mobilità a viso aperto, confrontandoci e organizzandoci in filiere, reti, circuiti, assi di trazione a più mani per rimuovere gli ostacoli.

Così abbiamo confederato petrolieri, autotrasportatori e costruttori di auto a combustibile fossile con comparti ad energia pulita, ecc., settori pubblici e settori privati alla rinfusa, sordi agli scricchiolii del sistema che si andava spezzando dall’interno.

Chi, dunque, in questo contradditorio ammasso di Imprese e categorie fra di loro oggettivamente confliggenti sarà deputato a portare avanti la new economy sulla sostenibilità della mobilità?

Solo le Imprese pubbliche potranno impugnare la bandiera della transizione ecologica: del resto, tutte le grandi rivoluzioni industriali in Italia – e non solo – sono state a trazione pubblica; l’IRI di Beneduce ci portò fuori dalla grande crisi del 1929 e le medesime partecipazioni statali fecero altrettanto dopo la Seconda Guerra Mondiale; la stessa Fiat, che guidò il processo di ripresa con la 500 popolare, fu lautamente sovvenzionata dallo Stato.

Quindi, anche questa volta, al cospetto della sfida ambientale solo le Imprese pubbliche paiono in grado di guidare la carovana: i privati verranno al seguito. Affermo ciò con l’amaro in bocca, ma la realtà non può essere negata.

L’asse ferro, via e gomma – Gli strumenti economico-organizzativi per mobilità e infrastrutture

Guardiamo quali sono le Imprese pubbliche che interagiscono nella mobilità terrestre nel nostro Paese: le ferrovie per la rotaia, il TPL per la gomma e l’ANAS per le strade, cui si aggiunge – di ultimo – Società Autostrade a trazione CDP con al seguito le strade amministrate dagli Enti locali. Per avviare in Italia un discorso serio di mobilità sostenibile possiamo contare su queste realtà. Ma tale asse attualmente non esiste.

L’asse ferro, via e gomma
2. (photo credit: Aleksejs Bergmanis da Pexels)

L’asse potrebbe imbarcare le due maggiori Aziende di trasporto pubblico locale di Milano (ATM) e di Roma (ATAC) e, da questo primo nucleo, cominciare a sviluppare un progetto operativo di mobilità sostenibile. I soldi del PNRR ci sono: occorre solo spenderli in progetti che abbiano visione e, al contempo, anche molto senso della realtà.

Altro non posso aggiungere: occorre prima che questo asse si formi e quindi compia, al proprio interno, una sperimentazione i cui risultati sono da trovare con prove e riprove. 

La componente sociale

Non si può pensare che, per motivi ambientali e di risparmio energetico, si possa d’un colpo trasformare il trasporto individuale in trasporto collettivo: occorrono tempo, convincimento, ricerca di occasioni e di opportunità di riconversione.

Ma, in via puramente previsionale, si può affermare che il trasporto collettivo più si addice al tempo del lavoro e quello individuale al tempo libero: ma è tutto da studiare e verificare. Insomma: anche gli Italiani dovranno modificare alcune loro abitudini nell’interesse comune.

Quanto ai Gestori delle strade, dovranno cambiare radicalmente i loro impegni gestori, mettendo in atto sulle strade una sorta di “gestione rinforzata” nella quale confluiranno tutti gli indirizzi del PNRR: l’innovazione tecnologica, la sostenibilità ambientale, la cura della connessione sociale e un maggior dialogo con l’Europa delle strade e della mobilità da cui finora i nostri Gestori si sono tenuti ben distanti, evitando di attuare la prima Direttiva europea sulla sicurezza stradale, ovvero attuandola con grave ritardo e ignorando che alle porte sta per essere recepita in Italia la seconda Direttiva europea per la sicurezza stradale.

L’asse ferro, via e gomma
3. (photo credit: Pok Rie da Pexels)

Circa l’asse ferro, via e gomma fra le Imprese citate, lascio trovare le soluzioni più idonee alle risultanze sperimentali che dovessero intervenire dall’attivazione dell’asse auspicato fra Ferrovie, ANAS, Autostrade, ATAC, ATM: provare per credere.

Che la politica accompagni questo percorso, sia quella nazionale che locale per indicare rischi ed opportunità dell’intrapresa

Che le Associazioni d’impresa non stiano a guardare: starà a loro iniziare questo percorso, uscendo dai cancelli che esse stesse si sono costruite per intraprendere un cammino tutto da percorrere, a cominciare da l’asse di Imprese pubbliche qui proposto per realizzare – davvero – una mobilità sostenibile nel nostro Paese.

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