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Opere del Pnrr per 40 miliardi, secondo le stime del Governo sono a rischio di realizzazione

Per gli investimenti monitorati dal Governo per il Pnrr cominciano a maturare le prime stime sulle opere che potrebbero essere irrealizzabili entro giugno 2026. Per queste stime, almeno 40 miliardi di investimenti sono ad altissimo rischio sui 220 miliardi finanziati dal Pnrr e dal Fondo nazionale complementare.

I settori maggiormente a rischio di allungamento dei tempi oltre il confine Pnrr sono le infrastrutture ferroviarie e di telecomunicazioni e i progetti affidati agli enti locali, anche perché il quadro autorizzativo emerso non lascia tranquilli.

Gli imprevisti e le criticità sono di: natura geologica, difficoltà connesse con interferenze, decreto Mite-Mic di compatibilità ambientale non ancora pervenuti, slittamento di lotti inizialmente previsti in completamento entro il 2026», assenza di autorizzazione paesaggistica, difficoltà riscontrate nella fornitura dei materiali, problematica relativa a prescrizioni ambientali contrastanti, ulteriori integrazioni/modifiche progettuali richieste dalla Sovrintendenza speciale, incrementi di costo in esito allo sviluppo del Piano di fattibilità tecnica ed economica.

A queste criticità autorizzative e procedurali si aggiungono le difficoltà create al timetable del Pnrr dallo slittamento di gare in seguito all’aumento dei costi dei materiali. Nel 2022 è stata affrontata l’esigenza di aggiornare i listini e poi i prezzi delle singole componenti delle singole opere, per poi far ripartire le gare.

Proprio sulle decine di gare in corso o in arrivo si sta giocando infatti una partita fondamentale per la sopravvivenza del Pnrr: il mancato rispetto dei termini per le aggiudicazioni, in gran parte previste entro il primo trimestre 2023, creerebbe un’ulteriore mancato accesso ai fondi del Pnrr.

Tante criticità su più fronti che certamente non risulteranno tutte risolvibili e che rafforzano il Governo e in primis il ministro per gli Affari europei con delega al Pnrr, Raffaele Fitto, a procedere sulla strada di mettere nero su bianco tutti i ritardi trovati per chiarire, anche a Bruxelles, il reale stato dell’arte.

Il documento finale non è ancora pronto e forse lo sarà solo a fine 2022. A quel punto il confronto con Bruxelles – che è già in corso, sul piano politico, passerà a un esame dettagliato opera per opera.

L’obiettivo del governo è evitare che il Pnrr affondi e al tempo stesso recuperare le risorse attribuite a progetti rivelatisi irrealizzabili, per destinarle a investimenti di settori finora esclusi o tenuti molto ai margini dal Pnrr, come l’energia e il turismo. Le prime stime dell’entità delle opere irrealizzabili danno la dimensione della partita che si sta per giocare a Bruxelles e degli spazi che si aprono per correggere il Piano.