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Nuovo boom dei lavori stradali, vicini ai livelli pre-crisi

Il 2021 segnerà una decisa crescita della produzione di asfalto (conglomerato bituminoso), principale indicatore dello stato di manutenzione della nostra rete stradale, che raggiungerà quota 35 mln di tonnellate (cifra record negli ultimi 10 anni): +10% rispetto al 2020 e addirittura +57% vs 2016.

Dopo oltre un decennio di interminabile calo, dovuto alla prolungata assenza di lavori, l’anno in corso sta finalmente certificando il ritorno ad adeguati livelli delle attività di manutenzione, un segnale positivo per la sicurezza e per l’intera filiera. Il recente boom dei costi delle materie prime potrebbe mettere a rischio questa ripresa.

La fotografia emerge dalla nuova analisi trimestrale effettuata dall’Associazione SITEB – Strade Italiane E Bitumi, resa nota in occasione di ASPHALTICA, il Salone dedicato alle tecnologie e soluzioni per pavimentazioni stradali, sicurezza e infrastrutture viarie, promosso dall’Associazione e da Veronafiere e in corso fino al 26 novembre presso la fiera di Verona.

La produzione di bitume a settembre 2021, stando agli ultimi dati disponibili, ha registrato un significativo +24% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Pur ipotizzando un calo fisiologico delle attività di qui alla fine dell’anno, la produzione di conglomerato bituminoso a fine anno si stima si attesterà intorno a 35 mln di tonnellate con un + 10% rispetto al 2020.

Per il settore dei lavori stradali si tratta di un vero e proprio ritorno ai livelli pre-crisi, con una crescita decisa rispetto al 2016, quando le attività di costruzione e manutenzione di strade avevano toccato il fondo con sole 22,3 milioni di tonnellate di asfalto.

Il valore della produzione potrebbe a fine avvicinarsi ai 3 miliardi di euro (+13,% rispetto al 2020 e +90% rispetto a 5 anni fa). In segno positivo anche il numero degli addetti direttamente coinvolti che lentamente continua a risalire fino a 35.000 unità, che salgono a 500mila se si considera l’intero indotto, a fronte di un numero di impianti di produzione tornato a quota 400, come nel 2016.