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La «tassa sul ponte» di Calatrava

La «tassa sul ponte» prevede che, chiunque voglia sfruttare a fini commerciali , le grandi arcate disegnate dall’archistar Santiago Calatrava alle porte di Reggio Emilia, debba pagare i diritti di immagine al comune, che commissionò e finanziò l’opera.

Una sorta di «risorsa aggiuntiva» per le casse del municipio che è scattata anche nei giorni scorsi quando una catena di supermercati ha scelto di ambientare su l’enorme e ultramoderno ponte bianco di Reggio Emilia una sua campagna pubblicitaria. La città ringrazia e passa all’incasso in base a un tariffario stabilito cinque anni fa e c’è gloria anche per il progettista al quale spetta per contratto una percentuale della «tassa sul ponte». L’idea di base è quella di investire su un’opera di «immagine» cercando poi di sfruttarne al massimo il ritorno economico.
L’esempio si è avuto pochi giorni fa quando un provvedimento della giunta comunale reggiana ha dato il via libera alla Conad che intendeva mettere il ponte di Calatrava sullo sfondo della sua prossima campagna promozionale. Detto e fatto, il comune incasserà circa 11mila euro in «diritti di immagine» e il 10% circa verrà girato al progettista spagnolo che a Reggio Emilia ha realizzato anche l’ardita stazione ferroviaria dell’Alta Velocità.

I proventi verranno spesi prima di tutto per la manutenzione del ponte stesso; Conad non è affatto la prima azienda ad avanzare la richiesta, il municipio riceve una decina di richieste l’anno ma la cifra da pagare non è mai identica; ad esempio la tassa sale se anziché semplici foto si chiede di girare dei video. Tutto è regolato da una delibera in cui viene specificato che «l’obiettivo primario dell’acquisizione dei diritti inerenti l’immagine delle opere dall’architetto spagnolo, nonché di quelli relativi alla documentazione fotografica deriva dalla volontà e dalla necessità dell’amministrazione comunale di tutelare dall’abuso e dall’uso improprio dell’immagine delle opere stesse da parte di enti pubblici e privati per scopi commerciali».

Il ponte (in realtà sono tre elementi in sequenza erano stati inaugurati il 20 ottobre del 2007 dall’allora presidente del consiglio Romano Prodi e dall’allora sindaco Graziano Delrio ed era costato 33 milioni di euro. L’idea di base era di fare dell’opera un simbolo di riqualificazione di un’intera area urbana e, in prospettiva, farlo diventare il simbolo stesso della città. Un investimento economico ma anche paesaggistico. Con quale ritorno? Una maggiore visibilità internazionale della città, ma anche un incasso economico attraverso la tutela dello sfruttamento dell’immagine. Incasso comunque ben lontano dal coprire il costo vivo dell’impresa.