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Pedaggi autostradali, ricorsi del Gruppo Gavio contro gli aumenti congelati

Come avevamo previsto nel servizio del 13 gennaio, la pentola a pressione degli aumenti tariffari congelati per due anni (sulla rete autostradale a pedaggio) ha cominciato ad esplodere. Tutte le società concessionarie autostradali del Gruppo Gavio (Salt Spa – autostrada ligure-toscana-, Autocamionale della Cisa Spa, Autostrada dei Fiori Spa, Satap A4 Torino-Milano, Satap A21, Autostrada Torino-Savona Spa, Sav Spa – autostrade valdostane – , Autostrada Asti-Cuneo Spa) hanno fatto ricorso al Tar contro i decreti interministeriali Infrastrutture-Economia del 31 dicembre 2015 che hanno sospeso gli aumenti tariffari proposti dalle società in base alle convenzioni vigenti, in considerazione del fatto – questa la motivazione del Mit – che l’aggiornamento quinquennale dei piani economico-finanziari (Pef) non era stato ancora definito, con l’impegno poi a riconoscere gli aumenti correlati a investimenti e inflazione (come da formula tariffaria) una volta approvati tali nuovi Pef quinquennali. Ma evidentemente la pazienza delle società si è esaurita, e il Gruppo Gavio è passato alle vie legali.

La notizia è data ufficialmente dallo stesso Gruppo Gavio nel comunicato di qualche giorno fa sul bilancio.

Il 1° gennaio 2016 sono scattati aumenti tariffari solo su tre società, per le quali non è in fase di aggiornamento quinquennale il Pef: Autostrade per l’Italia (+1,09%), Satap A4 (+6,5%) e Strada dei Parchi(+3,45%). Satap A4 è del Gruppo Gavio, e questa «ancor prima dei decreti delle tariffe di fine anno, ha presentato ricorso al Tar del Lazio contro il silenzio inadempimento della Pubblica Amministrazione in quanto, a due anni dalla scadenza del quinquennio regolatorio, non è stato ancora approvato il nuovo Piano Finanziario».

Da due anni a questa parte, prima il Ministro Lupi e poi il suo successore Delrio, hanno congelato gli incermenti delle tariffe autostradali. Lupi, il 1° gennaio 2015, imponendo a tutti un tetto del +1,5%, con l’impegno poi a riconoscere l’eventuale maggiore percentuale dovuto dopo l’approvazione degli aggiornamenti quinquennali dei piani finanziari.
Delrio, il 1° gennaio 2016, ha riconosciuto aumenti solo alle tre società citate sopra, che avevano già un piano finanziario quinquennale vigente e aggiornato: per tutte le altre zero, in attesa del fantomatico “rinnovo quinquennale”.

Il nodo sono proprio i tempi: da due anni si congela o si rinvia in attesa dell’approvazione dei piani, ma il Gruppo Gavio segnala che tali piani sono stati presentati nel giugno 2015, e il Mit li starebbe tenendo chiusi in un cassetto senza dire né sì né no.

La questione è politicamente delicata, naturalmente. Il Mit teme di dover riconoscere incrementi tariffari elevati, in alcuni casi, a causa di schemi tariffari che spesso prevedono il riconoscimento retroattivo dell’inflazione programmata se superiore a quella reale, o di quelli che prevedono la compensazione tariffaria in caso di volumi di traffico significativamente inferiori alle previsioni. In più ci sono comunque da riconoscere gli aumenti tariffati 2015 congelati.

Il Gruppo Gavio ha inoltre il dente avvelenato con il governo per il sostanziale congelamento dell’operazione “accorpamento-proroga” in cambio di nuovi investimenti, prevista dall’articolo 5 dello Sblocca Italia, già formalizzata a Bruxelles nell’agosto 2014 dal Ministro Lupi, ma poi di fatto congelata.

Nel comunicato sul bilancio il Gruppo Gavio rivela inoltre che gli investimenti sulla rete autostradale sono stati pari a 209 milioni di euro nel 2015, in lieve calo rispetto ai 223 milioni del 2014 (a differenza invece del Gruppo Atlantia, che nel 2015 ha aumentato gli investimenti del 35%, fino a 1.488 milioni di euro).