Il tragico evento del 14 Agosto scorso ha sollevato incredulità, sgomento e dolore.
La drammaticità dell’evento in sé, l’elevato numero di persone decedute, le conseguenze sugli sfollati, le ricadute in termini di sconnessione del tessuto urbano e dei collegamenti anche di lungo raggio, le difficoltà derivanti dal come ricostruire un’opera così complessa hanno portato ad accendere i riflettori dei Mass Media non solo nazionali ma anche internazionali (sui fatti occorsi chi scrive ha risposto a interviste ad esempio della “BBC” e del “New York Times”), per tentare di fare chiarezza sul come sia potuto accadere un fatto così grave.
Allo stesso tempo, però, risulta meno apprezzabile lo scarso interesse che “residua” tempo dopo l’evento, posto che le condizioni in cui versano le infrastrutture del Paese necessiterebbero il puntamento di una luce forte e continua, una specie di potente torre-faro destinata a illuminare le straordinarie problematiche che ordinariamente affliggono le infrastrutture.
Si parta da questi dati: giornalmente, si registrano sulle strade italiane circa 10 decessi e 500 feriti con lesioni. Se è pur vero che gran parte di essi sono dovuti a comportamenti di guida errati (eccessi di velocità, uso di alcool e droghe, mancanza di distanze di sicurezza, distrazione, ecc.), una percentuale variabile dal 20 al 30% (stime cautelative) ha come causa o concausa lo stato di degrado dell’infrastruttura (con cui l’utente interagisce in ogni istante della guida).