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Il Punto di Vista “L’ordinaria straordinarietà e la “torre-faro””

Maurizio Crispino

Ciò significa che dai due ai tre morti (e oltre 100 feriti) al giorno sono dovuti alle criticità che affliggono l’infrastruttura stradale, quasi sempre per scarsa cura e manutenzione (talvolta vi sono infatti anche difetti di progetto/costruzione): non solo buche ma anche segnaletica usurata o inesistente, verde non tagliato che occlude la visibilità alle intersezioni, piani di rotolamento con bassa aderenza, ristagni d’acqua in carreggiata per scarsa pulizia delle caditoie, scarsa illuminazione, dispositivi di ritenuta danneggiati (o inadeguati), ecc..

Ne deriva che, nel tempo trascorso dalla data del crollo del viadotto sul Polcevera (circa un mese e mezzo), a causa (o concausa) delle condizioni della strada sono morte già oltre 100 persone e oltre 5.000 sono stati i feriti (con lesioni), numeri di gran lunga più grandi dei pur drammatici numeri del crollo del ponte, con la differenza che quelli “giornalieri” non fanno clamore e non destano attenzione; di essi i Mass Media nazionali (e men che meno quelli internazionali) poco si occupano, rimandando il tutto alla cronaca locale. Luce spenta, altro che “torre-faro”.

È evidente, invece, che si deve dare ampio risalto a questi dati per far comprendere la gravità della situazione, al di là degli eventi che occupano (anche giustamente) le prime pagine e le breaking news. Peraltro, l’anomalia evidenziata è una peculiarità tutta stradale rispetto alle altre modalità di trasporto, treno e aereo, per le quali “prima” e “dopo” l’evento straordinario non si ha una giornaliera “ordinaria” perdita di vite umane.

La “torre-faro” serve a non far passare in secondo piano, superata l’emotività post-evento, l’ordinaria straordinarietà delle criticità della rete stradale italiana.