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Uno scambio continuo di informazioni tra la strada e le driverless car

L’innovazione tecnologica apre scenari sociali, economici e produttivi incredibili. Ormai, è un continuo crescendo di app, open e big data big che si sommano al frenetico moltiplicarsi di device. La quotidianità è sempre più informatizzata. Il nostro modo di essere e le interrelazioni, anche personali, si modificano e interfacciano con situazioni completamente nuove.

Per limitarci al solo settore della mobilità, l’automotive presenta novità che ci rimandano ad automobili in cui il conducente è relegato a un ruolo secondario. Marginalissimo. E questo, ovviamente, comporta una serie di problematiche, pure di natura normativa.

Si tratta di un settore che muove, peraltro, interessi economici rilevanti. Il piantare le proprie bandierine su un territorio così vasto e in gran parte inesplorato, per portarsi a casa fette di mercato, consente di mettere insieme ricavi con molti zero.

Nel corso di un convegno tenutosi al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è stato evidenziato che il valore globale dei veicoli connessi sarà, nel 2018, di circa 40 miliardi di euro. Un + 66% rispetto al valore stimato nel 2015. Inoltre, entro il 2020 è stato ipotizzato che il 90% della popolazione con più di 6 anni avrà uno smartphone. Con tutti i riflessi che questo comporta.

Le sperimentazioni delle driverless car proseguono a tamburo battente. E i risultati si confermano interessantissimi, sotto molteplici punti di vista. In California, una quarantina di aziende le stanno testando in aree pubbliche. In Giappone sono state, nei mesi scorsi, approvate nuove norme che consentono l’uso di queste avveniristiche auto. Devono, però, essere monitorate e controllate a distanza.  In Germania, una recente legge, richiede la presenza a bordo di un guidatore ma non gli impone di tenere le mani sul volante (corrisponde al livello 4, sui 5 previsti, di autonomia).

La sostituzione tecnologica del ruolo del conducente, quale mediatore tra il veicolo e l’infrastruttura, è sempre più reale. Contestualmente, le infrastrutture cambiano pelle. Dire “Smart road” apre ulteriori scenari tecnologicamente intriganti. La strada è in grado di  colloquiare con i mezzi che la percorrono.

Si trasmettono gigabyte (se non terabyte) di informazioni. Un dialogo ininterrotto che, oltre allo scambio di una quantità impressionante di dati, porta a una maggiore sicurezza stradale, al miglioramento complessivo della circolazione, alla riduzione dei consumi (perché individua percorsi più veloci e meno congestionati dal traffico) e, di riflesso, aspetto non marginale, alla diminuzione dell’inquinamento atmosferico.

La digital transformation delle vie di comunicazione diventerà un positivo volano per l’economia del Paese. Anas Spa, che  gestisce la rete stradale e autostradale statale, ha già avviato un Piano nazionale sulle “Smart road” con l’obiettivo di estendere queste tecnologie, progressivamente, sulle arterie di competenza.