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Saie: «È l’innovazione per rilanciare le costruzioni»

C’è un grande assente a Bologna, dove è tutto pronto per l’apertura il prossimo 19 ottobre del 52° Saie, il Salone dell’edilizia, storico appuntamento dedicato al mondo delle costruzioni in Italia: la ripresa del settore costruzioni. Un’assenza che pesa, perché l’edizione 2015 del salone aveva consacrato la certezza del rilancio, dopo nove anni di crisi, di fronte al massiccio dispiegamento di forze pubbliche per invertire il ciclo, tra risorse stanziate per le infrastrutture, nuovo codice degli appalti, cancellazione del patto di stabilità interno, clausola di flessibilità. «Invece abbiamo dovuto dimezzare le nostre stime, che fino a pochi mesi fa prevedevano una crescita del 6% degli investimenti in opere pubbliche, e complessivamente prevediamo che l’anno si chiuderà per il settore costruzioni con un +0,3%, troppo poco per creare le condizioni di effettiva ripresa», afferma Flavio Monosilio, direttore del centro studi Ance.

Una lettura critica del contesto, quella confindustriale – e in attesa di un confronto con lo scenario del settore che Cresme dipingerà il giorno prima dell’inaugurazione della kermesse bolognese – che spiega il perché saranno sempre i temi che avevano tenuto banco nell’edizione 2015 della riqualificazione, del riuso, della sicurezza, dell’efficienza energetica a dominare la quattro giorni bolognese alle porte. «L’innovazione è la chiave di volta per il rilancio dell’edilizia e Saie è su questo fronte che deve insistere nel suo ruolo di salone specializzato di riferimento per il settore. Restiamo nel solco della tradizione – conferma il dg di BolognaFiere, Antonio Bruzzone – fedeli a una filosofia dettata dalla stretta collaborazione con le principali associazioni di categoria e gli ordini professionali e dalle loro esigenze. L’offerta espositiva dell’evento è letta e declinata in termini di innovazione garantendo così una panoramica di quanto di più interessante si sta realizzando in termini di prodotto e processo».

È tutta innovazione quella che si muove dietro ai grandi interventi al centro dell’agenda del Governo ricondotti a sistema nel piano Casa Italia, dalla prevenzione antisismica alla messa in sicurezza delle scuole, dalla lotta al dissesto idrogeologico al recupero a impatto zero di edifici e città. «Le crisi portano innovazione e l’edilizia, per quanto settore più statico della media, non fa eccezione – precisa Monosilio – anche in virtù del forte processo di selezione delle imprese rimaste sul mercato. Credo che l’estensione degli incentivi fiscali finora concessi solo al residenziale sarà il driver dell’accelerazione nel 2017. Il vero ostacolo al cambiamento, ora che si sono più risorse e meno vincoli, sono le pubbliche amministrazioni, per le loro scarse capacità progettuali e realizzative».

Saie, in questa trasformazione, ha il valore aggiunto di essere piattaforma espositiva aggregante di tutta la filiera del settore costruzioni dove le innovazioni arrivano a sintesi. «E i segnali che stiamo raccogliendo dagli espositori – conferma Bruzzone – da un lato rafforzano i segnali di ripresa e dall’altro lato indicano che si sta avviando un’occasione unica anche sul piano culturale per ridisegnare il nostro territorio in logica sostenibile e intelligente». Pochi i numeri della fiera diffusi a una settimana dall’inaugurazione del salone, che si svolgerà su dieci padiglioni con 200 eventi in programma e 160 prodotti novità e che nell’edizione 2015 aveva richiamato nel quartiere Michelino 93mila visitatori (15mila stranieri) con 452 eventi in agenda.

«Siamo a un punto di svolta, alla fine di un ciclo e all’inizio di uno nuovo, in cui però sono completamente cambiati i paradigmi», afferma Luca Dondi Dall’Orologio, managing director di Nomisma, di fronte agli effetti di un decennio di crisi che ha dimezzato il settore delle costruzioni in Italia, con 800mila posti di lavoro persi e 100mila imprese uscite dal mercato. «Si impone un ripensamento profondo anche delle manifestazioni fieristiche, che per fare da volàno al comparto devono agire in modo unitario», conclude Dondi, riferendosi alla necessità di aprire un dialogo tra Bologna e Milano (che negli anni dispari organizza Made).

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