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Vaccini abbandonati per strada: ecco perché è successo anni fa e perché potrebbe riaccadere

(Come riportato in una nota di Baskerville Comunicazione & Immagine per stradafacendo.tgcom24.it)

Vaccini anti influenzali, ma anche farmaci anti tumorali abbandonati in vaschette di plastica sull’asfalto bollente di un marciapiede, sotto il sole con una temperatura di 35 gradi, quando, per non perdere la loro efficacia o addirittura non diventare dannosi per l’organismo, avrebbero invece dovuto essere trattati secondo precise procedure, garantendo le temperature “prescritte” dalle case farmaceutiche.

Era l’agosto del 2013 quando la Fai, Federazione autotrasportatori italiani, documentò (con tanto di fotografie scattate da alcuni suoi rappresentanti territoriali, a Brescia e in Sicilia) come in alcune zone del Paese veniva gestita la distribuzione dei farmaci: senza tener minimamente conto delle regole ferree che garantiscono l’integrità dei principi attivi contenuti nei medicinali.

“Regole che valevano sette anni fa come varranno fra pochi mesi (o forse addirittura settimane) quando scatterà l’operazione distribuzione vaccini anti Covid-2019, con decine e decine di milioni di fialette in viaggio lungo tutto lo stivale”, ricorda oggi Paolo Uggé, presidente di Fai e di Conftrasporto, che quel “caso” l’aveva seguito in prima persona, denunciandolo a chiare lettere. E che, sette anni dopo, nutre, fortissimo, il timore che possa ripetersi la stessa cosa, che moltissime dosi possano essere trasportate senza che siano garantite le necessarie temperature che solo chi ha mezzi frigo adeguati può assicurare.

“Un timore”, afferma Paolo Uggé, “che deriva proprio da quell’esperienza, da quelle segnalazioni, accompagnate da tanto di fotografiche e di testimoni, ma, soprattutto, da quanto accadde dopo la denuncia fatta dalla federazione: ovvero nulla. Come se quelle foto non fossero mai esistite, non fossero mai state mostrate.

Come se i responsabili delle nostre “territoriali” che avevano visto con i propri occhi quelle vaschette zeppe di farmaci lasciate ad arrostire per strada si fossero sognati tutto. Inaccettabile, inqualificabile, vergognoso? Decidete voi.

Il responsabile di uno dei trasporti “incriminati”, contattato telefonicamente, aveva “garantito” che le operazioni erano state autorizzate e in perfetta regola e in quanto alle segnalazioni fatte, con tanto di numeri di targa e modelli degli automezzi utilizzati, non vi furono verifiche, figuriamoci indagini mirate”, prosegue Paolo Uggé, spiegando che “è anche sulla scia di quell’incredibile esperienza vissuta allora che Conftrasporto da un mese ha chiesto al governo di istituire un tavolo per affrontare la stesura di un protocollo di regole stringenti.

Regole indispensabili nel momento in cui si sta approntando la logistica del farmaco per combattere il Covid-19, così come indispensabile sarebbe predisporre controlli a tappeto, per impedire che medicinali che in molti casi potrebbero fare la differenza fra la vita e la morte possano perdere efficacia, diventino addirittura pericolosi”.

Un invito che non ha ottenuto però le risposte sperate: “Senza nulla disconoscere alla persona individuata, ci pare non adeguata alla delicatezza della questione”, afferma sempre il presidente di Fai e Conftrasporto. “A nostro parere il Governo avrebbe dovuto coinvolgere, come è avvenuto per esempio in Spagna, operatori logistici e non esperti che forse della logistica hanno solo sentito vagamente parlare, per redigere un protocollo stringente.

Dai giornali apprendiamo che in diversi Stati il “sistema logistico” (approntato proprio per contrastare questa seconda ondata di pandemia e scongiurare possibilmente, una terza) è di fatto pronto a entrare in funzione coinvolgendo centri logistici, ospedali e in prospettiva anche farmacie. In Italia non ci pare sia così. Affidare a una società estera la gestione di un argomento che riguarda la salute degli italiani non ci pare sia la risposta più adeguata (evitando, per carità di Patria, di ricordare quanto accaduto in materia di gestione delle mascherine e dei banchi dotati di rotelle nelle scuole).

La domanda è ancora una volta legata al protocollo per garantire l’intera gestione logistica di una situazione delicata che tocca la salute di tutti gli italiani Quali sono le garanzie che lo Stato dà ai suoi cittadini? Chi è il soggetto che fornisce queste garanzie “certificando” la professionalità di coloro che gestiranno tutta la fase della distribuzione? Sappiamo bene che si sta parlando di farmaci che richiedono trattamenti differenti e debbono essere inoculati entro tempi previsti: è sicuro il ministero di quanto sta facendo e soprattutto ha redatto quel protocollo, rigidissimo, da applicare?

Per ora sentiamo parlare di assolute garanzie ma sono solo belle parole: in gioco c’è la salute e la vita stessa dei cittadini. Vorremmo, essendo stati scottati dai comportamenti del passato, avere la certezza che si evitino possibili “repliche” Quello sull’incapacità di affrontare e gestire situazioni delicate è un film che abbiamo già visto troppe volte…”.

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