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Assemblea di Confindustria, Bonomi: “Se Recovery Fund fallisce andiamo a casa tutti”

Photo credit: Confindustria

(come riportato da Rai News)

Iniziati i lavori dell’assemblea pubblica di Confindustria, la prima del presidente Carlo Bonomi. Presente in sala anche il presidente del consiglio, Giuseppe Conte

Si è aperta con il primo discorso ufficiale di Carlo Bonomi in veste di presidente di Confindustria, l’assemblea pubblica della confederazione all’interno dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. “Il coraggio del futuro”, è lo slogan dell’assemblea, scelto proprio da Bonomi, che ieri è stato ricevuto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, insieme al direttore generale, Francesca Mariotti.

“Un nuovo grande patto per l’Italia” “Serve un nuovo Patto per l’Italia”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenendo all’Assemblea generale dell’associazione delle imprese sottolineando che “la nuova produttività che serve all’Italia dopo 25 anni di stasi deve considerare contestualmente le politiche di innovazione, la formazione e l’advance knowledge, la regolazione per promuovere l’efficienza dei mercati, le infrastrutture abilitanti sia fisiche (ovvero ICT, logistica ed energia), sia istituzionali (PA, competenze e organizzazione sinergica) e interventi strutturali per la coesione sociale”.

Secondo il numero uno degli industriali, “è su questo concetto ampio di produttività che si devono concentrare le azioni e le politiche dei prossimi anni, con l’obiettivo di massimizzare il ruolo motore dello sviluppo del sistema delle imprese e del lavoro e dare una nuova centralità alla manifattura”. “Ora visione alta e lungimirante”

Al Patto per l’Italia è richiesta “una visione alta e lungimirante”. “Il governo ora dovrà stabilire priorità per usare, in pochi anni, oltre 200 miliardi che ci vengono dall’Europa; si trova di fronte proprio a una scelta di visione, prima che di misure concrete”. “Una visione di fondo – ha aggiunto il numero uno degli industriali- che deve scrutare in profondità i mali italiani, ma guardare lontano. Perché neanche 200 miliardi possono risolverli dandone una goccia a tutti”. “Rinuncia a Mes è danno certo” Rinunciare al Mes è un danno per l’Italia.

“Nell’entusiasmo per i 208 miliardi dall’Europa, e che si aggiungono al Sure e alle nuove linee di credito Bei, tende a svanire l’attenzione sul danno certo per il Paese se il Governo rinuncia al Mes sanitario privo di condizionalità”, ha affermato Bonomi, il quale ha espresso anche timori per nuove tasse alle imprese. “Se Recovery fallisce, tutti a casa” “Se si fallisce nel compito che abbiamo di fronte, nei pochi mesi ormai che ci separano dalla precisa definizione delle misure da presentare in Europa, non va a casa solo lei. Andiamo a casa tutti”.

Lo ha detto Carlo Bonomi rivolgendosi al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, presente in sala, spiegando che “in quel caso il danno per il Paese sarebbe immenso e lo pagheremmo tutti per anni a venire. Semplicemente – ha sottolineato – non possiamo permettercelo”. “Non vogliamo diventare Suddistan” “Non vogliamo diventare un Sussidistan”. E’ uno dei messaggi lanciati al governo dal presidente di Confindustria. Secondo Bonomi, aderire allo spirito dell’Ue “significa avere una visione diversa dei sussidi per sostenere i settori in difficoltà”.

“Nel lockdown, il governo ha assunto misure di sostegno alla liquidità delle imprese e di rifinanziamento al fondo Pmi. Ma i sussidi – ha fatto notare Bonomi – non sono per sempre, né vogliamo diventare un Sussidistan”. “Sulle filiere in difficoltà – ha spiegato – occorre uno sforzo particolare. Ma non i sussidi, né ulteriore indebitamento sia pur con garanzia pubblica”.

Per le filiere produttive non sussidi, “ma condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produzione e occupazione. Vale per l’edilizia e l’immobiliare come per l’auto e i trasporti”. “Operazione verità sui conti pubblici” “Non si scorge ancora una prospettiva solida di interventi che diano sostenibilità al maxi-debito pubblico italiano, il giorno in cui la Bce dovesse terminare i suoi interventi straordinari sui mercati grazie ai quali oggi molti si illudono che il debito non sia più un problema”. Per Bonomi, “anche questa non è una posizione ideologica. Come ci ha ricordato ancora una volta Mario Draghi, nella crisi la differenza non è tra più o meno debito, ma tra quello ‘buono’ e ‘non buono'”.

La differenza, ha sottolineato ancora il presidente di Confindustria, “è che il primo rende il debito meglio sostenibile attraverso meno spesa corrente, ma con più investimenti che alzino la produttività e riforme strutturali che estendano mercato e lavoro creando più coesione sociale”. L’unico “debito buono” ha proseguito “è quello utilizzato a fini produttivi”. “Pensioni: dopo fine quota 100 no a quota 101” Sul fronte delle pensioni “all’esaurirsi di Quota 100 tra un anno” non bisogna “immaginare nuovi schemi previdenziali basati su meri ritocchi, come leggiamo quando si parla di Quota 101.

Cioè nuovi regimi che continuerebbero a gravare sulle spalle dei più giovani”. “Donne e giovani al centro” All’Italia occorre “una visione che metta al centro di tutti i giovani e le donne, vere vittime da anni della crisi italiana”. L’Italia “deve smetterla di concentrare sui giovani le più aspre diseguaglianze di reddito, lavoro, prospettive sociali”, ha spiegato Bonomi. Quanto alle donne, la vera sfida “è la reale parità retributiva”. “Taglio del cuneo non allevia le imprese”.

“Non conosciamo il dettaglio degli interventi a cui il Governo sta lavorando. Abbiamo letto di misure allo studio che riguardano l’Irpef, un taglio delle detrazioni, e un intervento sul cuneo fiscale che però non allevierebbe la quota a carico delle imprese. Un ulteriore intervento dovrebbe essere il passaggio per quasi 5 milioni di autonomi alla tassazione mensile per cassa, presentato come una ‘grande semplificazione’. Avere una visione significa prendere in parola tale annunciata capacità dell’amministrazione finanziaria e tradurla in una potente leva per molti anni a venire”.

Lo ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, proponendo: “Perché passare alla tassazione diretta mensile solo per i 5 milioni di autonomi? Facciamo lo stesso per tutti i lavoratori dipendenti, sollevando le imprese dall’onere ingrato di continuare a svolgere la funzione di sostituti d’imposta addetti alla raccolta del gettito erariale e di essere esposti alle connesse responsabilità.

Del resto, Inps e Istat stimano fino a 3 milioni di evasori fiscali tra gli autonomi e altrettanti tra i dipendenti. Sarebbe una bella prova che lo Stato metta tutti sullo stesso piano senza più alimentare pregiudizi divisivi a seconda della diversa percezione del reddito”, ha concluso. “C’è bisogno dello spirito di Zanardi” All’Italia servono “scelte difficili, ma non impossibili. Come le sfide affrontate e vinte da un grande sportivo come Alex Zanardi”. E’ del suo spirito, che oggi c’è bisogno”.

Con queste parole il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, ha concluso il suo intervento all’Assemblea di Confindustria sotto lo slogan “Il coraggio del futuro”. La prima da presidente Per Carlo Bonomi è la prima assemblea pubblica di Confindustria da presidente. Con l’emergenza Covid è slittato di quattro mesi l’appuntamento annuale degli industriali italiani che ogni quattro anni offre anche la ribalta per il debutto dei nuovi leader all’indomani dell’elezione.

In una platea ridotta dalle misure anti Covid ci sono, con gli imprenditori, governo e istituzioni, politica e sindacati. Premier e ministri in platea All’auditorium Parco della Musica l’assemblea pubblica di Confindustria, la prima dell’era Bonomi, rinviata a settembre da maggio causa Coronavirus.

In platea, opportunamente distanziati, la presidente del Senato Elisabetta, Alberti Casellati, il presidente della Camera, Roberto Fico, il premier, Giuseppe Conte, i ministri dell’Economia, Roberto Gualtieri, dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, degli Esteri, Luigi Di Maio, dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, il governatore del Lazio e segretario Pd, Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma, Virginia Raggi, la leader FdI, Giorgia Meloni, la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna.

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