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Zaia: il Mose è un cantiere dello Stato

Photo credit: Il Gazzettino

(come riportato su Regioni.it)

Audizione in commissione Lavori pubblici del Senato

Se il Mose di Venezia funzionerà, la sua gestione costerà sui 100 milioni l’anno. Lo ha spiegato il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, in audizione in commissione Lavori pubblici del Senato.

Ma “se non funziona – afferma sempre Zaia – sarà una tragedia, forse il più grande spreco nella storia conosciuta dalla comunità internazionale”.

“Il Comitatone – aggiunge Zaia – governa tutto ciò che è la partita Mose e la legge speciale per Venezia e non si riuniva più da due anni”.

“Se funziona – rileva Zaia – abbiamo la più grande opera d’ingegneria idraulica e ambientale, che il Paese può spendersi in campo internazionale. Se funziona. E ci costerà 80-100 milioni di euro di manutenzione. Se non funziona, avremo sprecato quanto meno 5,5 miliardi e sarebbe una tragedia, forse il più grande spreco della storia mai conosciuto nella storia della comunità internazionale”.
“Il Mose è un cantiere dello Stato, – spiega Zaia – sono stati investiti oltre 5 miliardi, mancano ancora 320 milioni e il governo ha confermato i finanziamenti. Ci dicono che è già cantierato per il 93% quindi questi 320 milioni dovrebbero servire a completare l’altro 7%.

Nel 1984, io avevo 16 anni, hanno dato l’incarico per progettare il Mose, nel 1992 quando io andavo ancora all’università, hanno fatto il progetto definitivo – ricorda Zaia – L’inizio dei lavori è del 2003 e poi è storia attuale. Quindi adesso si tratterà di capire che questo Mose, modello unico nel mondo, funzionerà”.

Sul Mose “il vero tema è capire da un lato quanto si potrà forzare il tema dell’abbassamento delle paratie, dall’altro la ricaduta che avranno sulla laguna, perché ci sarà minore marea ma anche minore ricambio d’acqua nella laguna”.

“Stiamo parlando – precisa Zaia – di un progetto che non conosciamo dal punto di vista tecnico, è un progetto ‘di altri’, lo dico come Regione ma anche come Veneto. Immagino che si dovrà fare uno studio ben calibrato per capire qual è il punto di sostenibilità, perché se è pur vero che noi dobbiamo mettere in sicurezza Venezia, e su questo non si discute, dovremo capire da che marea in su dovremo agire.

Perché non è che se fermiamo del tutto il mare salviamo Venezia: se si chiude tutto la laguna diventa un catino putrido”.

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