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Sicilia, Fondi Ue senza controlli: l’Italia perde 379 milioni di euro

Si ringrazia lo staff di La Sicilia per la foto pubblicata

È arrivata la pronuncia della Corte di giustizia Ue sul caso dei fondi europei del Por Sicilia deciso nel 2002

Questa volta è definitivo: con la sentenza della Corte di Giustizia nella causa C-247/18P è stato deciso che l’Italia vede abbassarsi del 32 per cento, cioè di 379 milioni, il contributo per il Programma Operativo (Por) Sicilia, deciso nel 2002, che prevedeva una partecipazione dei Fondi strutturali di 1,209 miliardi, con un cofinanziamento del Fse di 846 milioni.

Il problema era nato dalle verifiche fatte a partire dal 2005 dalla Commissione sui sistemi di gestione e controllo predisposti dalle autorità responsabili del Por Sicilia, verifiche che indicavano nel 54,03% il tasso di errore per il periodo precedente al 31 dicembre 2006.

Ecco alcune delle irregolarità (alcune rilevate anche dall’organismo antifrode europeo, l’Olaf), segnali allarmanti della gestione allegra dei controlli sull’uso dei fondi Ue: – progetti presentati dopo la scadenza del termine;- spese di personale non correlate al tempo effettivamente impiegato per i progetti; – consulenti esterni senza qualifiche; – giustificativi di spesa insufficienti;- spese non attinenti ai progetti; – esecuzione delle attività non conformi ai progetti;- violazione delle procedure di appalto e di selezione di docenti, esperti e fornitori.

La Commissione aveva quindi deciso nel 2015 che il contributo dovesse scendere di 379 milioni (di cui 265 a carico del Fse), calcolato sulla base di un tasso di errore del 32,65%. Il ricorso presentato dall’Italia al Tribunale Ue era già stato bocciato 2018 e ora anche l’ultima istanza, la Corte di giustizia, ha dato ragione alla Commissione.

Confermando le valutazioni del Tribunale sull’esistenza di errori sistemici causati da carenze nei sistemi di gestione e di controllo del Por Sicilia, la Corte (che ha anche bocciato le argomentazioni su procedura e metodi di calcolo della percentuale di errore) ha rilevato che l’Italia non ha fornito «elementi atti a dimostrare l’esistenza di un affidabile ed operativo sistema di gestione e di controllo» e neppure la prova che il Tribunale non li abbia tenuti in considerazione.