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Opere, arriva il débat public

Il «débat public» sarà applicabile per opere di importo superiore ai 200 milioni e anche quando lo richiederanno 50 mila cittadini o il progettista.

Sarà gestito da un esperto selezionato da un elenco istituito ad hoc e dovrà concludersi al massimo entro cinque mesi. Sono questi i punti principali dello schema di dpcm predisposto dal ministero delle Infrastrutture e inviato al ministero dei Beni Culturali e a quello dell’Ambiente per il «concerto».

Dopo il via libera dei ministeri il testo sarà approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri e poi trasmesso alle competenti Commissioni parlamentari di Camera e Senato e al Consiglio di Stato per i rispettivi pareri, prima di tornare in Consiglio dei Ministri per il varo definitivo.

Dal punto di vista dell’ambito di applicazione oggettivo, lo schema di decreto (che attua il disposto del codice dei contratti pubblici) prevede che il dibattito pubblico sa avviato per le opere di importo minimo compreso tra i 200 e i 500 milioni di euro, importi variabili in base alla tipologia di intervento.

È inoltre stabilito che sia obbligatorio su richiesta delle amministrazioni centrali (presidenza del Consiglio e Ministeri) e degli enti locali (più di 100 mila abitanti) o su richiesta di almeno 50 mila cittadini. Il soggetto proponente l’intervento sarà invece sempre libero di chiedere il dibattito pubblico.

Oggetto del dibattito sarà la redazione del progetto di fattibilità tecnico-economica e la finalità sarà quella di individuare le alternative progettuali sulle quali, quindi, il proponente può ancora intervenire in fase progettuale. La procedura durerà quattro mesi prorogabili di altri due, se necessario.

Il dibattito pubblico verrà gestito da una figura professionale selezionata ad hoc attraverso procedure di evidenza pubblica scelti fra soggetti idonei ricompresi nell’elenco dei fornitori elaborato dalla Commissione nazionale per il dibattito pubblico prevista dallo stesso decreto. Si tratterà di un soggetto indipendente che svolgerà il proprio compito in autonomia in coordinamento con il proponente dell’intervento e con il progettista.

Il dibattito pubblico sarà anticipato da una fase dedicata alla progettazione del processo decisionale (massimo tre mesi) e dovrà tenere conto delle caratteristiche dell’intervento e delle peculiarità del contesto sociale e territoriale di riferimento. In sostanza si concretizzerà in incontri di informazione, approfondimento, discussione e gestione dei conflitti, oltre che nella raccolta di proposte e di posizioni da parte di cittadini e altri soggetti interessati.  Al termine delle consultazioni, il proponente avrà tre mesi di tempo per presentare una relazione conclusiva da cui dovrà emergere la volontà o meno di realizzare l’intervento, le eventuali modifiche apportate al progetto e le ragioni che hanno condotto a non accogliere eventuali proposte.