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Flotta italiana a rischio per colpa di due emendamenti

Due emendamenti alla legge europea 2015 (cioè al ddl As 2228), se approvati, potrebbero provocare la riduzione dell’80% del tonnellaggio di bandiera, cioè la perdita di più di 500 navi mercantili. A lanciare l’allarme è il presidente di Confitarma, Manuel Grimaldi. Il quale spiega che sono a rischio 13mila posti di lavoro a bordo e, visto che su questi ruotano più persone, la perdita inciderebbe su circa 20mila marittimi.

Nel mirino di Confitarma ci sono due emendamenti presentati dal senatore Pd Roberto Cociancich, relatore del ddl in discussione presso al XIV Commissione di palazzo Madama. Questi puntano limitare solo a chi imbarca personale esclusivamente italiano o comunitario l’iscrizione al nostro Registro internazionale. Registro che viene utilizzato dalle unità che viaggiano su rotte internazionali e permette alcuni benefici agli armatori, indispensabili per far fronte alla concorrenza di altri Paesi con costi del lavoro molto inferiori.
«Si tratta di emendamenti – dice Grimaldi – pensati forse con l’obiettivo di aumentare l’occupazione italiana ma che, in realtà, sortiscono il risultato opposto». Nell’ipotesi in cui fossero accolti, infatti, «tutte le aziende che svolgono traffici internazionali e traffici misti troverebbero più convenienza a iscrivere le proprie navi in altri registri comunitari, se non addirittura, e questa l’ipotesi più probabile, a procedere alla delocalizzazione». Secondo Confitarma, resterebbero in Italia le sole aziende che svolgono traffici di cabotaggio e quelle dei servizi in concessione.
«Attualmente – prosegue Grimaldi – le navi della nostra flotta garantiscono 23mila posti di lavoro. Il rischio è che se ne perdano 13mila. Rimarrebbero solo 10mila posti, che sono appannaggio del cabotaggio».

Secondo i tecnici di Confitarma, oltre a portare una modifica a una normativa comunitaria approvata da tempo (quella che ha permesso l’istituzione del Registro internazionale com’è oggi concepito) il vincolo della nazionalità imposto dagli emendamenti in questione risulterebbe difficile da rispettare anche perché non esiste una offerta italiana di marittimi adeguata, in particolare per gli stati maggiori (ufficiali di coperta e macchina). E quindi l’esodo risulterebbe una necessità per armare le navi e competere sui mercati internazionali.
Oltre alla perdita di tutta l’occupazione marittima italiana oggi impiegata sui traffici internazionali, si metterebbe a rischio quella a terra e l’indotto. «Rischiamo di vedere uscire dalla flotta – conclude Grimaldi – grandi compagnie come Costa Crociere o Lloyd Triestino. Insomma, si produrrebbe la distruzione della flotta italiana che, proprio grazie alle regole del Registro internazionale, in questi anni si è rafforzata, fino a divenire la seconda flotta in Europa quanto a navi di proprietà».