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Boom dell’occupazione Usa a febbraio ma i salari retrocedono

Gli Stati Uniti hanno creato 242.000 posti di lavoro in febbraio, più dei 195.000 previsti, e il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al basso livello del 4,9 per cento. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro, seppur storicamente basso, è salito al 62,9%, il massimo dal gennaio 2015.

A questi segni incoraggianti, però, la ripresa ne ha affiancato uno più preoccupante che mostra tuttora le diseguaglianze e le fragilità non sanate: i salari orari sono diminuiti, per la prima volta da oltre un anno a questa parte. Il cruciale settore manifatturiero ha inoltre perso nuovamente occupati.

Il dato, così, se potrebbe rincuorare la Federal Reserve per la resistenza dell’espansione americana alle difficoltà dell’economia globale e della Cina e agli effetti del rafforzamento del dollaro sulla competitività delle imprese, non dovrebbe necessariamente avvicinare una nuova stretta sui tassi di interesse, la seconda dopo quella fatta scattare dalla Banca centrale guidata da Janet Yellen lo scorso dicembre. La Fed riunirà i suoi vertici di politica monetaria del Fomc il 16 e 17 marzo tra attese di costo del denaro invariato allo 0,25%-0,50 per cento.
Il mercato del lavoro statunitense ha mostrato anche una crescita rivista al rialzo dei nuovi occupati in gennaio, a 172.000. E complessivamente le correzioni ai due mesi precedenti hanno aggiunto 30.000 posti.

I salari orari sono tuttavia diminuiti dello 0,1% in febbraio rispetto a gennaio e sono saliti soltanto del 2,2% nell’ultimo anno contro attese medie del 2,5 per cento.
I settori che più hanno trainato la creazione di occupazione il mese scorso comprendono i retailers, con 55.000 e i servizi sanitari con 57.400, l’edilizia con 19.00.