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Walk-Man, il robot italiano che sfida i giganti Usa

Il premio è alto, tre milioni e mezzo di dollari, ma i concorrenti che vogliono conquistarlo devono superare otto prove: dimostrare di saper scavalcare ostacoli, guidare veicoli, salire scale, aprire porte, attivare e disattivare valvole, maneggiare un trapano e altro ancora.

Nulla di proibitivo per un lavoratore specializzato con una discreta prestanza fisica, ma quelli che partecipano alla gara del Fairfplex Pomona, il centro fieristico di Los Angeles, non sono esseri umani: sono umanoidi, cioè robot. Americani, giapponesi, coreani, cinesi. E ce n’è anche uno italiano, costruito da un team dell’Iit, l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, a tenere alta la bandiera della tecnologia europea (oltre a due robot tedeschi che, però, utilizzano tecnologia americana).

Negli Stati Uniti la competizione viene promossa in tutti i campi per migliorare le prestazioni, far emergere il merito, promuovere l’innovazione e la creatività. E quella dell’automazione è una delle aree nelle quali i «contest» sono più diffusi: si comincia già a scuola con le squadre di ragazzini che fin dalle medie iniziano a mettere insieme robottini più o meno rudimentali. Poi ci sono le gare per veri geni: Virgin Galactic, l’astronave che promette di aprire l’era del turismo spaziale, nasce da un prototipo costruito da Burt Rutan per partecipare all’X-Prize.

Quello di Los Angeles, il Darpa Robotics Challenge, ha soltanto l’apparenza di un torneo giocoso. A organizzarlo è, appunto, la Darpa, l’agenzia tecnologia della Difesa Usa: l’organizzazione che alcuni decenni fa ha creato Internet (inizialmente nato, è ben noto, come rete di comunicazioni militari).

L’obiettivo è quello di selezionare macchine intelligenti capaci di sostituire l’uomo in contesti molto pericolosi sia civili che militari: non solo sul campo di battaglia, quindi, ma anche in luoghi colpiti da una catastrofe naturale, in una miniera devastata da crolli ed esplosioni, o in un ambiente altamente radioattivo dopo un incidente in una centrale nucleare.

I partecipanti alla gara che si terrà venerdì e sabato, ma che è di fatto iniziata già ieri con le prime prove libere, hanno dovuto superare selezioni durissime. Tra i 25 concorrenti in gara c’è anche Walk-Man, l’umanoide italiano costruito dal team dell’Istituto genovese diretto da Roberto Cingolani: una squadra di 24 esperti di robotica (meccanici, ingegneri elettronici, programmatori), età media 31 anni, molti dei quali sono talenti stranieri che hanno scelto di venire a studiare in Italia: il capo-progetto è Nikolaos Tsagarakis, ma la parte più sofisticata dell’umanoide, la «soft hand», una mano capace di maneggiare oggetti con molta destrezza, delicatezza e sensibilità, è frutto del lavoro del centro di ricerche Piaggio dell’università di Pisa guidato da Antonio Bicchi.