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Delrio: Riavviare le infrastrutture per poter ridurre le tasse

Ministro Delrio, il premier Renzi ha annunciato un grande piano per ridurre dal prossimo anno le tasse sulla casa, rilanciare gli investimenti e rimettere in moto il Paese sfruttando proprio il volano della crescita legata alle infrastrutture. Ma i cantieri, almeno i più importanti fanno fatica a riaprire.

Lei crede di potere dare una scossa?
«Il presidente Renzi ha ragione. L'obiettivo, che si può conseguire in tempi rapidi, è proprio quello di riaprire i cantieri, e di avere meno tasse sulla casa e più gettito fiscale. Solo così il Paese può ripartire e si può creare nuova occupazione».

L'equazione meno tasse e più infrastrutture è azzardata?
Fino ad oggi è stata una specie di tabù. E anche i 20 miliardi annunciati per sbloccare le opere sono ancora fermi al palo o quasi. «In passato è stato così. Nel periodo 2010-2014 la spesa pubblica destinata alle infrastrutture si è ridotta, così come le gare di appalto, mentre è cresciuta la spesa corrente. Adesso, ed il premier l'ha sottolineato con forza, ci sarà una netta inversione di rotta. Vogliamo spendere tutti i 20 miliardi destinati alle infrastrutture per costruire nuove scuole, frenare il dissesto idrogeologico, realizzare le opere strategiche. Ci concentreremo su pochi e precisi obiettivi. Ma abbiamo anche tanti ostacoli da superare».

Ne indichi almeno tre.
«Non è possibile che i tempi di realizzazione di un'opera, dal primo progetto al taglio del nastro finale, siano così lunghi. L'autostrada del Sole, circa 800 chilometri, è stata costruita in 8 anni, la Salerno-Reggio Calabria è un cantiere infinito, anche se adesso siamo al traguardo finale». Torniamo agli ostacoli. «Ci sono dei meccanismi regolatori barocchi che vanno superati. In questo quadro la riforma del codice degli appalti va nella direzione giusta: taglia i tempi, elimina il meccanismo del massimo ribasso, attribuisce chiare responsabilità e ruolo, elimina inefficienze e storture. Al netto di ciò che ha generato, la legge obiettivo si è rivelata inefficace, visto che ha realizzato solo l'8% delle opere. Ma oltre alle difficoltà normative, ci sono anche ostacoli di tipo esecutivo».

Ci spiega meglio?
«Le pubbliche amministrazioni sono spesso ostaggio di vari vincoli. Penso, tanto per fare un esempio, al fallimento della ditta che deve realizzare l'opera pubblica o agli infiniti ricorsi al Tar che fanno allungare i tempi. Poi, è vero, ci sono anche le inefficienze di sistema, quelle interne alla amministrazione che magari può impiegare fino a due anni per dare il via libera ad una pratica».

E su questo punto cosa intende fare?
«Abbiamo già avviato una serie di task-force. Una dedicata al dissesto idrogeologico e interventi sono stati fatti a Genova e Milano. Un'altra per la scuola dove stiamo monitorando i cantieri e ridurre i tempi il più possibile. Ci sarà una task force per i porti e una che lavorerà con l'Anas per controllare da vicino i lavori soprattutto quelli in ritardo».

Sarà a Venezia per fare il punto sul Mose. Quando i veneziani potranno non avere più paura dell'acqua alta?
«Nel 2018 il Mose sarà completato, non ci saranno altri rinvii. Su questo non ci sono dubbi».

Quali altre opere sono in dirittura d'arrivo?
«Nel 2017 sarà completata la stazione di Afragola, mentre nel 2016 tutta la Salerno Reggio Calabria sarà a quattro corsie».

Ne è proprio sicuro?
«Sì, in venti mesi tutto verrà completato. Quest'anno abbiamo inaugurato la tangenziale est di Milano».

L'alta velocità al Sud, a che punto siamo?
«Nei prossimi giorni consegneremo i lavori per un tratto della Napoli-Bari-Taranto, un'opera significativa per portare l'alta velocità in tutto il Sud». Renzi punta molto sul rilancio degli investimenti produttivi, perché oltre ai riflessi occupazionali possono aumentare il Pil e quindi il gettito fiscale mettendo risorse a disposizione della riduzione delle imposte. «Far ripartire i cantieri significa proprio aumentare il gettito fiscale, dare nuove risorse per consentire l'abbassamento delle tasse. Fare manutenzione del territorio, far ripartire grandi e piccole opere consente quindi di diminuire le tasse. Inoltre porti, strade, autostrade consentono di connettere il sistema, di far muovere merci e passeggeri facendo crescere il Pil».

Ma in questi anni quanto tempo è stato sprecato?
«Le do una cifra: la mancata modernizzazione del nostro sistema logistico ci è costata cinquanta miliardi. Per questo dobbiamo correre per recuperare il tempo perduto». A Roma il sistema dei trasporti pubblici, penso all'Atac, è in gravissima difficoltà, tra bilanci in rosso, scioperi e agitazioni sindacali.

Come risolvere il problema?
«La situazione è molto preoccupante. L'Atac è in profondo rosso e ogni giorno i cittadini devono fare i conti con inaccettabili disservizi. Credo che vadano tutelati gli utenti e puniti severamente i responsabili che mettono a rischio i servizi pubblici. Gli scioperi bianchi vanno duramente condannati così come quei dipendenti che si rifiutano di timbrare il cartellino e che magari lavorano molto meno dei colleghi di altre municipalizzate».

È d'accordo quindi con il prefetto di Roma e con il sindaco Marino sul tema della precettazione?
«Si sono perfettamente d'accordo, vanno ricercate le responsabilità individuali per tutelare i diritti dei tanti lavoratori onesti e di tutti quei cittadini che si servono del servizio di trasporto pubblico locale».