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Infrastrutture sostenibili: costruire dialogando con le comunità locali

Presentato in Senato il position paper 6 di AIS, Associazione Italiana per le Infrastrutture sostenibili

Sviluppo delle Infrastrutture e Coinvolgimento degli Stakeholder. Questo il titolo, oltre che il tema, del convegno organizzato da AIS (Associazione italiana per le Infrastrutture sostenibili) tenutosi lo scorso 27 febbraio al Senato della Repubblica. L’occasione è stata utile per presentare il position paper 6 dedicato al contributo di tutta la filiera degli stakeholder nella costruzione di un’infrastruttura.  Lo ha reso noto tramite un comunicato stampa l’Ais. La notizia e i risultati dell’indagine sono stati analizzati in un approfondimento del Corriere della Sera.

La premessa che Lorenzo Orsenigo, Presidente AIS, fa nel sesto report dell’Associazione è che ogni infrastruttura si può definire complessa, a prescindere dalla sua natura (idrica, stradale, ferroviaria). Complessa perché l’impatto non è solo di natura strutturale sul territorio circostante ma anche di natura economico – sociale sulla collettività.

Le infrastrutture incidono sulla vita delle persone e per questo motivo la capacità di dialogare con le comunità locali può produrre effetti positivi su tutto l’iter di realizzazione delle opere. Saper ascoltare significa quindi anche ridurre tempi e costi. Il gruppo di lavoro che ha elaborato questo documento, definito “strategico”, è composto da 45 tecnici appartenenti a 24 società associate Ais, che comprendono alcuni dei protagonisti nazionali (sia come stazioni appaltanti sia come general contractor) e imprese specializzate.

Il vademecum si compone di tre parti principali, con una prima introduzione alla definizione dell’ecosistema partecipativo e alle diverse fasi sulle quali si struttura il coinvolgimento degli stakeholder. In questa parte si sono analizzate soprattutto le potenzialità del metodo.  

Successivamente si analizza il contesto normativo in cui si opera e in cui si potrebbe operare, suggerendo anche proposte di miglioramento nel dibattito pubblico. Infine si entra nel vero e proprio metodo operativo con le “istruzioni per l’uso” che illustrano concretamente le azioni da compiere lungo il processo di ascolto e di inclusione degli interlocutori.

Parte integrante del report è costituita dall’Appendice, in cui vengono raccontati i casi virtuosi con esperienze concrete da parte di stazioni appaltanti come RFI (analizzato il Progetto condiviso con la collettività della Chiusura dell’anello ferroviario di Roma) e Autostrade per l’Italia (illustrate le esperienze di dibattito con il territorio che hanno accompagnato gli interventi più significativi quali la Variante di Valico, la Gronda di Genova ed il Passante di Bologna).

Al convegno ha partecipato per RFI (Rete Ferroviaria Italiana), Nicoletta Antonias, Responsabile Infrastrutture Sostenibili, che ha illustrato le modalità attraverso cui RFI promuove progetti condivisi, soffermandosi in particolare sul progetto della linea AV Napoli – Bari, per la quale RFI ha costruito insieme agli Enti e alle Università del territorio un percorso che ha tenuto conto anche delle esigenze dei diversi Comuni interessati dal progetto. 

La transizione dal «progetto corretto al progetto giusto» ha inevitabili risvolti economici. Ha sottolineato Orsenigo a margine del convegno che «il valore aggiunto dalla Stakeholder engagment è stimato 37,8 miliardi di euro.

Secondo l’istituto Oxford Economics, per il prossimo quinquennio gli investimenti infrastrutturali in Italia potrebbero far registrare importanti tassi di crescita: in ferrovie, porti e aeroporti del 3,8 per cento all’anno e nel settore energetico e del gas del 3,2 per cento. Queste pratiche possono essere un elemento importante per attirare la finanza più propensa a investire se l’infrastruttura è voluta e condivisa dalla collettività».