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I Governi di Italia e Francia si confrontano per una seconda galleria nel Tunnel del Monte Bianco

Il raddoppio del traforo del Monte Bianco è il tema che stanno affrontando i dei due governi, italiano e francese. Dopo i disagi sui collegamenti transfrontalieri, in particolare dopo la frana di agosto nella Savoia francese che ha portato alla chiusura temporanea del traforo del Frejus le autorità italiane hanno rimandato la chiusura del Monte Bianco per lavori di ristrutturazione della volta.

Il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani durante un question time alla Camera ha anticipato l’avvio di un confronto con il governo francese per discutere la realizzazione di una seconda galleria del tunnel del Monte Bianco. Un progetto che ha sempre visto l’opposizione della Francia per ragioni ambientali, ma ora Parigi potrebbe cambiare idea. «A breve mi recherò a Parigi per parlare di una seconda canna nel traforo del Monte Bianco», ha spiegato Tajani. «L’esigenza del rafforzamento delle interconnessioni con la Francia non è più rinviabile ed è una priorità per il governo».

In parallelo prosegue il raddoppio del Frejus che dovrebbe essere operativo nel primo semestre del 2024. «Ho parlato con il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna per dar vita a una seconda canna per il traforo del Monte Bianco», ha detto Tajani. «Il progetto dovrà essere in linea con le più moderne infrastrutture europee».

Intanto il vicepremier annuncia di aver «voluto convocare una riunione straordinaria a livello tecnico della conferenza intergovernativa italo-francese per il traforo del Monte Bianco. In funzione della tempistica dei lavori necessari per il ripristino del Frejus, verrà valutata su mia richiesta la riprogrammazione degli interventi di manutenzione previsti per i lavori del Monte Bianco».

Il traforo del Monte Bianco doveva essere chiuso dal 4 settembre al 18 dicembre di questo anno. I lavori dovranno proseguire per i prossimi diciotto anni quindi sino al 2041 per tre mesi l’anno.

Secondo le associazioni di categoria questi interventi metterebbero a rischio il 10% del Pil della Valle d’Aosta e la chiusura a singhiozzo del tunnel per diciotto anni potrebbe costare 11 miliardi di euro di Pil.