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Anas, analisi traffico: leggera crescita nel terzo trimestre

Dopo la stagione estiva la ripresa sulle nostre strade è stata un po’ lenta, ma gradualmente sta ritornando alla normalità e si stima un incremento pari allo 0,3 % rispetto al trimestre precedente

Finita l’estate si ritorna alla normalità. Il sole estivo, che ci ha accompagnato anche nel mese di settembre, ha consentito ancora gite fuori porta e weekend caratterizzati da un traffico quasi da esodo, con spostamenti di breve e media percorrenza lontano dai centri urbani.

Se guardiamo invece all’intera circolazione stradale lungo la penisola, non è stata sicuramente una ripresa di grande impatto. Anche se, caratterizzato sempre da mezzi pesanti e quindi dai trasporti commerciali che rappresentano una parte fondamentale dell’economia del nostro paese, il traffico veicolare sull’intera rete stradale e autostradale di Anas, oltre 32.000 km, sta ritornando gradualmente alla sua normalità in queste settimane di ottobre  

Se spostiamo lo sguardo sui tre mesi estivi e quindi sul terzo trimestre, a luglio si registra un aumento del 4% della circolazione sulle strade italiane rispetto allo stesso mese del 2022. Ad agosto invece c’è una lieve diminuzione, mentre a settembre si registra un aumento della circolazione del 2% rispetto allo scorso anno. Analizzando in dettaglio i dati relativi al traffico dei mezzi pesanti, ci rendiamo conto che siamo ancora lontani dai dati del 2019 e si registra un calo rispetto al 2022.

In particolare a luglio si ha una differenza di transiti di mezzi pesanti del 2,4 % in meno rispetto al 2022, ad agosto del 3% ed a settembre 4,5%, ma non va sottovalutata e dimenticata la forte limitazione ai mezzi pesanti, come avviene ogni anno, dal venerdì alla domenica per favorire gli spostamenti dei vacanzieri.

Analizzando poi la stima preliminare del PIL pubblicata dall’ISTAT lo scorso 4 ottobre, nel II trimestre, il Prodotto Interno Lordo è diminuito dello 0,4% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,3% in termini tendenziali. Ma non dimentichiamo che il secondo trimestre del 2023 ha avuto tre giornate lavorative in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in meno rispetto al secondo trimestre del 2022. 

Oltre ai dati Istat, in uno degli ultimi articoli del Sole 24 ore si legge che per il prossimo anno l’Italia mette in programma la crescita più bassa dell’Eurozona, mentre  l’agenzia statunitense S&P Standard and Poor’s conferma il rating BBB sull’Italia, quindi una continuità stabile, ma sottolinea come nel nostro paese “la crescita economica rallenterà nel 2023 e nel 2024” per via “dell’aumento dei risparmi del settore privato, dell’inasprimento delle condizioni creditizie, del rallentamento della produzione e dell’indebolimento del commercio globale”. S&P stima che “entro il 2025 la crescita del Pil reale dell’Italia tornerà al di sopra dell’1%”. 

Notizie che sicuramente non fanno ben sperare e potrebbero trasmettere poca fiducia, ma nonostante ciò non c’è alcun allarme recessione, anzi analizzando sempre il traffico veicolare attraverso il modello di regressione lineare tra PIL e IMR (indice di Mobilità rilevata) che misura il transito medio giornaliero, in trimestri, possiamo dire che  nel terzo trimestre del 2023 il PIL avrà un incremento pari allo 0,3 % rispetto al trimestre precedente

Una previsione che conferma ancora una volta il ruolo strategico delle strade e della circolazione da nord a sud della penisola. Non dimentichiamo che in questo periodo la chiusura del Traforo del Monte Bianco è la conferma che soprattutto i trasporti commerciali con i passaggi al confine di numerosi mezzi pesanti rappresentano linfa vitale della nostra economia.

In caso di successo dei lavori effettuati quest’anno e nel 2024, l’opera di ristrutturazione dello storico tunnel sarà ripetuta per lo stesso periodo autunnale fino al 2040. E come già riportato da alcuni giornali, tale pianificazione di lavori, anche se programmata preoccupa i rappresentanti della Confindustria della Valle d’Aosta per il rischio di pesanti ricadute sull’economia locale e non soltanto. 

Secondo le stime del rapporto dell’Osservatorio territoriale delle infrastrutture, riportate da ‘Repubblica’, lo stop al traffico andrebbe a incidere negativamente sul Pil della regione, che calerebbe del 9,8%. A pagarne le conseguenze degli effetti economici sarebbe però tutto il Nord Ovest, con un meno 5,4% del Pil e un impatto negativo sul sistema logistico e sul turismo.

“Tutte le attività da Aosta a Courmayeur sono direttamente colpite – spiega Luigi Fosson, presidente di Federalberghi – parliamo del 30-40% del sistema ricettivo valdostano. Qui in molti hanno deciso di chiudere in questo periodo, perché senza il traforo tenere aperto vorrebbe dire non pagarsi le spese”. È una situazione che va monitorata costantemente e non a caso la Regione ha coinvolto l’Università, l’Arpa e l’omologa francese per valutare le ricadute economiche, socio-culturali e ambientali della chiusura. 

Concludiamo questa nuova analisi su traffico e pil con un accenno alla sicurezza stradale. Se il traffico può essere il metro di misura del Pil italiano, non dobbiamo dimenticare l’invito a rispettare il codice della strada ed un comportamento corretto alla guida. Purtroppo gli incidenti stradali incidono negativamente sul Prodotto interno lordo.
Ogni giorno, secondo il rapporto ACI Istat 2022 sull’incidentalità stradale, in media, si sono verificati 454 incidenti al giorno per un costo sociale di quasi 18 miliardi di euro, lo 0,9 % del Pil con un + 9,8% rispetto al 2021.

Lo scorso anno si sono verificati 165.889 sinistri (+9,2%) con 3.159 morti (+9,9% rispetto al 2021) e 223.475 feriti (+9,2%), la cui prima causa continua ad essere la distrazione. 
L’impegno per la sicurezza stradale è una delle mission e priorità di Anas che dal 2015 porta avanti ala Campagna “Quando guidi Guida e Basta” evidenziando da tempo la distrazione e l’uso degli smartphone come principale causa di gravi incidenti stradali.