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USA: dal piano Biden una spinta per l’alta velocità

(Come riportato in una nota de Le strade dell’Informazione)

Lo stato dell’arte delle ferrovie e infrastrutture americane scattato in un articolo di Repubblica.

Viaggiare in auto da Los Angeles a San Francisco, lungo la strada costiera US 101, è un’esperienza meravigliosa. Quasi 500 miglia da sogno, con soste e deviazioni turistiche incluse. Però è pure un incubo, se per caso hai fretta, viaggi per lavoro, o magari non ami l’idea di rovinare l’aria con i gas di scarico della tua auto. Per questa ragione nel 2008 gli elettori della California avevano approvato con un referendum la Proposition 1A, finalizzata a finanziare la High-Speed Rail, ferrovia che dovrebbe collegare Los Angeles a San Francisco in 2 ore e 40 minuti, toccando la velocità massima di 355 chilometri orari. Il tutto mentre magari sorbisci un cocktail, fai uno spuntino, o lavori collegato al wi-fi come se stessi in ufficio. Dovrebbe, dicevamo, perché 14 anni dopo il progetto da oltre 100 miliardi di dollari non è ancora finito, e molti si chiedono se verrà mai completato.

Una nuova spinta, secondo quanto scritto peraltro dal New York Times, potrebbe venire dal pacchetto da oltre un trilione di dollari, che il presidente Biden ha firmato a novembre allo scopo di ricostruire le infrastrutture americane, portandole al passo con i tempi e con la concorrenza, in particolare quella cinese.

In teoria collegare le due principali città con una ferrovia ad alta velocità, capace di spostare a costi e consumi ragionevoli un’enorme quantità di persone e merci, dovrebbe essere un “no-brainer”, un’ovvietà. Un obiettivo bipartisan condiviso, tanto che era sostenuto anche dal governatore repubblicano Arnold Schwarzenegger, in uno stato ormai stabilmente democratico e liberal. Gli ostacoli però sono cominciati dai soldi, oltre 100 miliardi di dollari da cercare fuori dai confini dei finanziamenti statali, e sono proseguiti con le dispute legali, le divergenze sul percorso, l’impatto ambientale, la lievitazione dei costi.

La speranza allora, si legge nell’articolo, viene dal pacchetto infrastrutture di Biden, che in origine doveva contenere finanziamenti per 2,3 trilioni di dollari, ma poi è stato ridotto dal Congresso a meno della metà, di cui solo 550 miliardi si riferiscono a nuovi soldi, invece di fondi già stanziati per altri progetti e reindirizzati.

Per capire la necessità di procedere con l’ammodernamento delle infrastrutture, basta fare un semplice paragone con la Cina, che negli ultimi due decenni ha costruito oltre 23.000 miglia di ferrovie per i treni ad alta velocità, con l’obiettivo di raddoppiarli entro il 2035. Magari partiva più indietro degli Stati Uniti e ha un territorio più vasto da coprire, ma cercare scuse non è mai la strada migliore per arrivare alla grandezza.

Si fa molta retorica, politica e accademica, sullo scontro geopolitico epocale tra Washington e Pechino per chi dominerà il prossimo secolo. Poi però bisognerebbe scendere nella pratica, accettare che la differenza la fanno anche cose concrete tipo la rapidità e l’efficienza con cui riusciamo a spostarci, e darsi una mossa per iniziare a battere la concorrenza dalle cose che servono ogni giorno allo scopo di muovere la nostra società.