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Sospendere le opere e fermare i cantieri per i rincari? Il Dl Taglia prezzi non risolve i problemi

Nel decreto legge taglia prezzi, approvato la scorsa settimana dal governo, ci sono 23 due commi per gli appalti pubblici: il primo consente di utilizzare in via di urgenza il 50% del fondo statale per le compensazioni ai rincari di materiali; il secondo consente ai Rup di concedere all’impresa la causa di forza maggiore di slittare i termini su scadenze e stati di avanzamento dell’opera.

La norma evita guai peggiori all’impresa e soprattutto sottrae l’appalto ma appare, nella situazione di oggi, paradossale in quanto incapaci di trovare meccanismi di compensazioni e di revisione prezzi efficaci o capaci di dare risposte rapide a una crisi da cui uscire in fretta, l’unica via resta sospendere l’opera. La norma, se applicata massicciamente, porterà alla chiusura di molti cantieri da cui si uscirebbe solo con una normalizzazione dei prezzi dei materiali.

Dice Gabriele Buia, presidente dell’Ance. “Siamo di fronte all’ennesima norma parziale perché anche con questa soluzione le imprese saranno caricate delle spese generali, mentre per la manodopera al momento non è prevista una Cig che abbia come causale il rincaro dei prezzi”.

All’assemblea straordinaria di Assimpredil a Milano la presidente Regina De Albertis ha detto: “Il balzo dei prezzi fuori controllo delle materie prime, prodotti e manufatti dell’edilizia cresciuti di oltre il 30% negli ultimi 10 mesi sta bloccando quasi il 20% del Pil italiano che è legato all’edilizia”, Ha anche detto che sono in forse gli interventi del Pnrr e l’attrattività del territorio agli investimenti immobiliari.