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Hyperloop e guida autonoma: il futuro della mobilità

Le ipotesi emerse alla Dolomite Conference

Viaggeremo in un hyperloop sotterraneo alla velocità di un aereo oppure a bordo di auto che guidano da sole e dialogano coi mezzi circostanti? Faremo rifornimento alle colonnine elettriche o con l’idrogeno? Sono ipotesi concrete quelle emerse durante la Dolomite Conference riprese da una agenzia Ansa.

“La tecnologia del futuro – ha sostenuto Bipop Gresta, Ceo di Hyperloop Italia – è quella cui lavorano le 800 persone che fanno parte della nostra squadra: le persone e le merci si sposteranno sottoterra attraverso tubi a bassa pressione in capsule a emissioni zero”.

Anche Carlo Costa, direttore tecnico generale di Autostrada del Brennero, ha illustrato un modello di mobilità del futuro “che punta a dare – come ha sostenuto – risposte concrete a problemi urgenti per i quali il pianeta non può aspettare. Fra 50-60 anni a fronte dell’attuale domanda energetica, rischiamo di non avere più idrocarburi disponibili”.

Va da sé che il vettore energetico del futuro sarà quello “geo politicamente più neutrale. E l’idrogeno in questo senso è perfetto, perché, in presenza di rinnovabili si può produrre in qualsiasi punto del mondo. Autostrada del Brennero ha iniziato a investire su questo più di quindici anni fa”.

Il futuro della mobilità passerà anche da una sua radicale riorganizzazione che, attraverso la digitalizzazione, porterà “in breve tempo, forse dieci anni – è la previsione di Costa – dall’attuale modello di guida individuale a un modello di guida connessa, in cui i veicoli dialogano tra loro e con l’infrastruttura, producendo una mobilità più ordinata: questo influirà anche sull’organizzazione delle città”.

La Dolomite Conference, promossa dal think tank Vision con il sostegno di Autostrada del Brennero e Axa, ha affrontato il tema della lotta al cambiamento climatico a 360 gradi. Una prospettiva è anche quella della finanza e dall’impact investing, ossia della necessità di canalizzare investimenti in obiettivi green e indurre imprese, Stati e investitori a muoversi in questa direzione.

“Dobbiamo aumentare ancora la mobilitazione di capitali verso progetti di valenza sociale o ambientale”, ha sostenuto Giovanna Melandri, ex ministro e ora presidente dell’Human Foundation. Lo mostrano i dati, che Melandri ha analizzato durante il suo intervento.

“L’impact investing è cresciuto da 719 bilioni di dollari del 2019 a 1,1 trilioni del 2021. E devono crescere ancora”. Enrico Giovannini, ex ministro delle infrastrutture e dei trasporti e l’ex sindaco di New York Bill de Blasio hanno posto i riflettori sul ruolo della politica in questa sfida. “Stabilire un quadro normativo chiaro come abbiamo voluto fare noi – ha detto Giovannini – per realizzare secondo canoni green opere e infrastrutture è fondamentale.

Mi chiedo e vi chiedo – è stata la sua suggestione – se e come la democrazia sia lo strumento attraverso cui combattere questa battaglia per il clima”. Una provocazione raccolta dal sindaco di New York Bill de Blasio, collegato in streaming: “Certo che lo è – ha risposto – anche grazie al supporto che si può trarre dall’opinione pubblica.

In questo senso gli amministratori locali hanno un ruolo importantissimo e l’impatto che le loro scelte può avere sulla lotta al cambiamento climatico è notevole”. Come sindaco de Blasio aveva presentato un programma di interventi a emissioni zero per la Grande Mela.