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Belluno, il gruppo guidato da Fhecor Ingenieros vince il concorso per il nuovo ponte sul Piave

Photo credit: Bellunopress

Pubblichiamo l’articolo di Mariagrazia Barletta scritto per Edilizia e Territorio sul progetto architettonico del nuovo ponte sul Piave a Belluno.

La società con sedi in Spagna e in America di José Romo Martin ha coinvolto per la progettazione architettonica Alberto Campo Baeza, pluripremiato architetto spagnolo di fama mondiale

Incrementare la resilienza del territorio rispetto alle calamità naturali. E allo stesso tempo innescare un processo di riqualificazione di un’ansa del fiume. Obiettivi ambiziosi per il nuovo ponte sul Piave a Belluno, il cui progetto è stato svelato ieri presso la Sala Consiglio di Palazzo Rosso. Il progetto è frutto del concorso bandito dal Comune di Belluno in collaborazione con la Fondazione Architettura Belluno Dolomiti e con il patrocinio del Consiglio nazionale degli Architetti e dell’Ordine degli Architetti locale.

A vincere la competizione è la cordata con a capo Fhecor Ingenieros consultores, la engineering con sedi in Spagna e in America guidata da José Romo Martin, che per la progettazione architettonica ha coinvolto Alberto Campo Baeza, pluripremiato architetto spagnolo di fama mondiale, autore in Italia del centro di infanzia a Ponzano Veneto, realizzato per il gruppo Benetton. Un ponte dalla «bellezza silenziosa», lo ha definito Campo Baeza. Per ragioni «economiche, formali e di manutenzione» la scelta è ricaduta sul calcestruzzo precompresso, ha spiegato José Romo Martin, come Campo Baeza, intervenuto in videoconferenza.

La struttura asimmetrica, come «un arco rampante di una cattedrale», è questa l’analogia formale utilizzata dai progettisti per spiegare la concezione del ponte, prevede un puntone inclinato che riduce la luce del ponte da 105 a circa 67metri, ed evita la realizzazione di strutture nell’alveo.

L’inclinazione del puntone risponde alle necessità di minimizzare l’interferenza del ponte con il fiume e questo aspetto «conferisce alla struttura grande robustezza nei confronti delle piene e di possibili eventi straordinari dovuti al cambiamento climatico», ha spiegato ancora l’ingegnere.

Il concetto di «bellezza silenziosa» esprime la volontà, da parte dei progettisti, di creare un’opera che non si imponga sul contesto primeggiando. «Non volevamo un ponte spettacolare, ma il nostro intento era quello di incorniciare la città con una presenza sobria e silenziosa», ha sottolineato l’architetto spagnolo.

Il contesto è infatti di grande pregio ambientale e paesaggistico: l’area di intervento (località Lambioi) fa parte di una piana a cui il centro storico fa da quinta, posta a valle dello storico Borgo Piave, dove si concentravano le attività degli «zattieri» che nei secoli passati utilizzavano il fiume per trasportare il legname verso la pianura veneta.

Da una parte fa da sfondo il centro storico e dall’altra spicca il ponte novecentesco della Vittoria, uno dei simboli della città. «Abbiamo voluto, da una parte, offrire alla città un elemento funzionale, cercando la migliore soluzione possibile, dall’altra abbiamo voluto creare una passeggiata, un luogo in cui stare», ha ancora specificato Campo Baeza.

Il progetto porta in dote infatti anche la riqualificazione della sponda sinistra del Piave. La nuova infrastruttura andrà a sostituire un ponte temporaneo, di tipo Bailey, realizzato nel 2007 per fronteggiare problemi di viabilità causati dai lavori di adeguamento sismico di un altro ponte. Il progetto vincitore ridisegna gli accessi al nuovo ponte, andando a integrare i percorsi ciclopedonali esistenti. Il tracciato sarà realizzato a poca distanza del ponte Bailey, in modo da minimizzare l’adeguamento della viabilità di accesso e tenere in vita la passerella temporanea fino all’ultimazione della nuova opera.

Ora si procederà con l’affidamento ai vincitori dello sviluppo della progettazione, grazie a un cofinanziamento «da 200mila euro della Regione, che ha inserito quest’opera tra quelle della resilienza post-Vaia» riferisce il sindaco Jacopo Massaro, al termine della conferenza. «Con la tempesta Vaia – spiega ancora il primo cittadino – ci siamo trovati a fronteggiare una situazione estremamente complicata: abbiamo dovuto chiudere il ponte Bailey perché rischiava di essere travolto dall’ondata d’acqua».

«Se noi avessimo avuto quel ponte attivo – continua Massaro – avremmo portato i soccorsi in tempi più rapidi e con minori rischi per i soccorritori». E allora la costruzione di ponte permanente e con le giuste caratteristiche si è rivelata un’azione essenziale per «garantire, dal punto di vista della protezione civile, la transitabilità dei mezzi di soccorso durante le calamità», aggiunge il sindaco.

Da qui si apre la possibilità di accedere alle risorse statali post-Vaia anche per realizzare il ponte. L’opera potrebbe trovare copertura nei fondi stanziati per le «opere cosiddette di resilienza, ossia di rafforzamento infrastrutturale. L’accordo che abbiamo con la Regione, informale, è che per quest’anno venga inserito nell’ultima tranche di finanziamento l’importo dell’intera opera, quindi non più la progettazione, ma la realizzazione», conclude il sindaco.