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Leonardo e quel ponte per il sultano mai costruito

Photo credit: Gretchen Ert – MIT

(come riportato da Matteo Marini su La Repubblica)

Sarebbe stato il più lungo del mondo, a campata unica, ma non fu mai realizzato. Progettato in pietra era a prova di terremoto. Il test del MIT sui disegni del genio.

La storica Airaldi: “Collegamento tra continenti e culture”

Più di 500 anni fa, il sultano Bayezid II, sovrano di Istanbul, voleva costruire un ponte fisso per unire le due sponde del Corno d’oro, l’insenatura che la divideva dalla cittadina di Galata. Doveva essere a unica campata, la più lunga dell’epoca: 280 metri. Per farlo, si rivolse a quello che era già conosciuto come un grande ingegnere. Forse il più grande: Leonardo da Vinci. Il genio toscano gli propose il suo progetto, che però al sultano non piacque, così quel ponte non fu mai costruito. Cinquecento anni dopo, gli ingegneri del Massachusetts Institute of Technology, lo hanno testato: si sarebbe potuto fare, di pietra, con una sola campata, resistente anche ai terremoti.

Quella lettera da Genova

Il sultano dimostrò di non avere pregiudizi ideologici. E per un’opera di ingegneria all’avanguardia andò alla ricerca dei migliori progettisti del tempo: “Cercò dove poteva trovare le migliori competenze, fiorite soprattutto in età rinascimentale proprio in Italia – aggiunge Airaldi – i turchi mantennero buoni rapporti con i genovesi perché si trattava di affari e Istanbul, con il suo stretto, era il collegamento tra Europa e Asia, un passaggio chiave nelle rotte dei traffici commerciali in quello che allora era il centro del mondo: il Mediterraneo”.

Leonardo forse si trovava a Genova, oppure fu contattato dai commercianti che operavano tra la repubblica marinara e l’oriente. E rispose. Ma nonostante le sue rassicurazioni, secondo il quale il ponte sarebbe stato abbastanza alto “che una nave possa passarci sotto a vele spiegate” (scriveva), la sua proposta non trovò l’approvazione di Bayezid II. Il quale, successivamente, pare si sia rivolto anche a Michelangelo, di nuovo, senza accogliere le sue idee.

Il ponte alla prova del MIT

Tutto il mondo ama Leonardo. I ricercatori di Boston non fanno eccezione. Karly Bast, fresca di laurea, assieme al suo professore di Architettura John Ochsendorf e alla studentessa Michelle Xie, ha preso in mano i disegni contenuti nella lettera al sultano per capire se quel ponte avrebbe potuto essere costruito (senza crollare). La risposta che si sono dati è che “Leonardo sapeva quello che stava facendo”.

Invece di dieci campate (quelle che sarebbero servite per coprire quasi 300 metri che separano le due sponde) la soluzione a campata unica non poteva essere costruita se non con la pietra, secondo la loro ricerca. Un’altra caratteristica che lo fa sembrare un ponte del ventesimo o ventunesimo secolo, sono gli appoggi così larghi (a “Y”), per dare più stabilità, considerata l’enorme spinta scaricata alla testa delle pile e sulle ripe, in più in una regione soggetta a forti terremoti.

Leonardo non indica quali fossero i materiali da usare, ma all’epoca legno e muratura non avrebbero retto con una “luce” così ampia. “È incredibilmente ambizioso – dice Bast – era circa dieci volte più lungo del ponte tipico di quel periodo”. Inoltre, si sarebbe dovuto sostenere solo con la forza di gravità, come i ponti romani in pietra. Senza malta o cerniere.

Un gioco di incastri, insomma. Per testarla, al MIT hanno stampato in 3D i blocchi che sarebbero serviti per assemblarlo e hanno costruito il modello in scala, lungo un’ottantina di centimetri. Non hanno usato pietra, ma sostengono che il test, grazie alla gravità, è da considerarsi affidabile. Le impalcature a sorreggere le due metà delle campate fino alla posa della pietra di volta. Tolti i supporti, il ponte è rimasto in piedi “facendo di sé spalle a sé medesimo”, come voleva Leonardo. Anche alle sollecitazioni sismiche simulate con delle vibrazioni del suolo, per simulare un terremoto.

In Norvegia, nel 2011, è stato inaugurato un ponte che si ispira al progetto leonardesco e Istanbul ne avrà forse presto uno simile. Finora, gli architetti hanno considerato l’opera non fattibile per le capacità tecniche del tempo. Vero o no, come è accaduto per molte delle sue idee, Leonardo si è dimostrato, anche in questo caso, molto, forse troppo avanti per il suo tempo. Per avere un ponte fisso (invece che soluzioni di legno e ponti di barche) che collegasse le due sponde di Istanbul sul Corno d’oro, si sarebbero dovuti attendere più di tre secoli.