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Campania, i ponti abbandonati della Terra dei Fuochi: «Bombe a orologeria»

«Sindaco, la porta non si apre».
«Sindaco, manca l’acqua».
«Quella strada, sindacooo!».
La giornata di, battagliero sindaco di Orta, inizia con un percorso a ostacoli. Tutti chiedono qualcosa e lui può solo scansare, promettere, rinviare: «Siamo in dissesto finanziario», spiega sgambettando fra impiegati e concittadini che affollano la palazzina del Comune.

Fuori, il Vesuvio sembra un dipinto, quieto e immobile. Dentro, è il caos: «Io a stento riesco a mantenere le scuole dell’obbligo e quelli vorrebbero che aggiustassi i ponti…», sorride mentre si sistema la sciarpetta.

Già, i ponti. Il primo cittadino di Orta di Atella, ingegnere, ne ha chiusi due al traffico il 23 agosto, una settimana dopo il disastro di Genova, un altro l’ha chiuso tre mesi fa. Non li ha più riaperti. Il motivo? «Possono crollare», dice senza tanti giri di parole, «Questa è una bomba a orologeria per la pubblica incolumità. Perché io ho fermato lo scorrimento sopra ma adesso il problema è sotto, dove continuano a passare macchine e camion sulla Statale».

Il rimpallo con l’Anas

A Orta di Atella, grosso centro del Casertano nel cuore della Terra dei fuochi, ci sono quindi tre ponti insicuri e nessuno fa nulla. Tre dei 13 «senza padrone» lungo la stessa Statale 7bis. Com’è possibile? «Semplice: noi non abbiamo soldi per fare i lavori, l’Anas dice che non sono di loro competenza e altri soggetti che possano fare qualcosa non ne vedo».

Succede infatti che la società pubblica che gestisce le strade statali fra cui quella sulla quale gravano le strutture, ha impugnato davanti al Tar della Campania l’ordinanza del sindaco laddove le imponeva i lavori. «L’amministrazione comunale è la sola responsabile della gestione e della manutenzione delle strade di sua appartenenza, al pari di tutte le altre aree urbane calpestabili, come piazze e marciapiedi», ha scritto l’avvocato Gianmarco Miele che assiste l’Anas in questa causa.

Risultato? Tutto bloccato e nuova udienza davanti al tribunale amministrativo fissata per metà febbraio. «Ma quel giorno si deciderà solo la sospensiva dell’ordinanza, poi ci sarà la causa di merito». Insomma, tempi lunghi.

Il trattore e le auto sotto

Andiamo dunque a vedere con sindaco e assessori i cavalcavia a rischio di questa strada, rispetto alla quale l’Anas ha denunciato una gestione poco chiara, come d’altra parte le altre 307 strutture della Campania e le 1425 scoperte in Italia. Non appena ci si avvicina a uno di questi, ecco la prima sorpresa. Sopra, rombante e indisturbato, passa un trattore, che non è stata esattamente una piuma. «Quello è un cretino», sbotta il sindaco. «Ci sono i cartelli di divieto e se ne frega». Ma non se ne frega solo lui. Dopo il trattore spunta un’auto, e poi un’altra ancora. Il tutto mentre Villano ti mostra cosa può succedere: «Lì è tutto ossidato, il calcestruzzo si stacca. Se viene giù il dente viene giù anche il ponte».

«Serve tutela della pubblica incolumità»

Con lui, il dirigente dell’Area tecnica del Comune, l’ingegner Adele Ferrante, che le cose le ha messe nero su bianco già il 22 agosto: «Degrado strutturale, risulta un evidente fenomeno di corrosione delle armature ormai prive di copriferro… Necessitano interventi immediati a tutela della pubblica incolumità».

In sei mesi nessuno è però intervenuto. Mentre sulla Statale continuano a sfrecciare mezzi di ogni tipo. Un traffico peraltro in continuo aumento, perché questa terra negli anni si è fatta sempre più popolosa. Dal 2000 a oggi i residenti di Orta sono quasi triplicati, passando da 10 a oltre 27 mila. Il flusso è senza soluzione di continuità. Chiaro che fermare la strada creerebbe grossi problemi alla circolazione. «Ma almeno non rischiamo il disastro».

«Mai nessuna manutenzione»

Costruita nel post terremoto degli anni Ottanta dalla Cassa del Mezzogiorno, la 7 bis è una Statale maledetta, sospettata pure di poggiare le fondamenta su un letto di veleni. Insomma, un asfalto senza pace, sopra e sotto. Il problema è chiaro: manutenzione. Chi l’ha fatta in questi trent’anni? «Nessuno, che io sappia».

Arriviamo al secondo ponte chiuso. «Questo non sapevamo nemmeno che era nostro, perché è proprio al confine. L’abbiamo scoperto quando un calcinaccio è caduto sul parabrezza di un’auto. Guarda qua». E prende un grosso pezzo di calcestruzzo caduto sul manto stradale. Altri pezzi sono a bordo strada. Altri ancora sono appesi al ponte, che incombe sulla Statale come un gigante ferito .

Cerchiamo di raggiungerlo da sopra, il gigante, e altra sorpresa: la barriera in cemento messa dal Comune per impedire il transito è stata spostata a lato. «Perché i contadini non vogliono fare il giro, ma qui mancano pure le protezioni laterali. Rischiano pure loro».

Bucato e aperto al traffico

Dulcis in fundo, il sindaco e la delegazione ci portano sul cavalcavia del vicino comune di Succivo, un paio di chilometri più in là. «Vedete, questo è aperto al traffico e guardate cosa c’è lì». Una crepa qui, una fessura lì, un buco dove si vedono le macchine sotto che passano. «Il mio collega dovrebbe chiuderlo, dai. Il cavalcavia intendo».

Cerchiamo dunque il collega, il sindaco di Succivo Giovanni Colella. «Lo so, bisognerebbe fare dei controlli di staticità su quei cavalcavia, noi ne abbiamo due. Il problema è che non abbiamo un ufficio tecnico in grado di valutare la struttura. L’articolazione è quella che è: una sola persona, con competenze limitate. Noi l’abbiamo scritto all’Anas: diteci almeno cosa c’è da fare. Ma non è venuto ancora nessuno».

La situazione è forse a rischio? «Un po’ di ferro è venuto fuori ma a occhio direi che questi ponti non dovrebbero cadere». Alè.