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Patto per la Sicilia: mille cantieri entro il 2017

Avviare entro il 2017 interventi per 2,3 miliardi di euro, pari al 40% del valore complessivo. E’ l’ambizioso obiettivo del Patto per la Sicilia, il secondo (dopo la Campania) per importo complessivo e risorse Fsc 2014-2020 assegnate tra gli otto siglati dal Premier Matteo Renzi con altrettante Regioni (a questi si aggiungono otto Patti con le città metropolitane, di cui tre ancora da sancire), e quello che più di tutti prevede una spesa consistente .
Sul piatto ci sono in tutto 5,7 miliardi, di cui 2,4 già disponibili, che la Sicilia ha concordato con il governo di spendere per 1.249 interventi programmati (si veda la tabella dettagliata).

Rispetto agli altri Patti regionali, dunque, colpisce in quello della Sicilia l’elevato numero di interventi, 1.249 contro ad esempio i 93 della Campania e i 42 della Puglia. In parte si tratta di un maggior dettaglio sui singoli interventi nel caso della Sicilia, ad esempio su beni culturali e dissesto idrogeologico, mentre le altre Regioni indicavano programmi ampi da dettagliare in seguito; ma c’è anche una certa frammentazione in micro-interventi.
L’altra annotazione è sull’«Impatto finanziario al 2017»: negli altri Patti, oltre all’indicazione per ogni opera dell’obiettivo da raggiungere entro il 2017 (completare la progettazione, avviare i lavori, completarli) c’era anche una previsione di spesa al 2017. Nel Patto Sicilia questo dato invece non c’è, mentre la Regione comunica solo che l’insieme delle opere di cui è previsto l’avvio o il completamento nel 2017 valgono in tutto 2,3 miliardi di euro (la spesa al 2017 è dunque inferiore a 2,3 miliardi, ma non sappiamo di quanto).

Avviare cantieri per 2,3 miliardi, su centinaia di piccole opere (ma c’è anche l’autostrada Ragusa-Catania in project , che vale 810 milioni di euro), è comunque un’impresa faraonica, anche perché, a guardare l’elenco degli intereventi, si nota che il Patto include opere che si trascinano da diversi anni, soprattutto in campo di viabilità, dissesto idrogeologico, depurazione. Ma Mariella Lo Bello, assessore alle attività produttive e vice presidente della Regione siciliana, è ottimista. «Non solo è un obiettivo fattibile – commenta – ma che non possiamo permetterci di disattendere. L’intento è di aprire oltre mille cantieri in tutta l’isola, che si tradurranno in opportunità di lavoro, ripresa e sviluppo, aumentando il Pil. La nostra è stata una scelta precisa: invece di concentrare le risorse su pochi grandi progetti, abbiamo deciso di puntare su interventi necessari per il territorio ma per i quali non erano disponibili finanziamenti. A questo scopo è stato predisposto un parco progetti e abbiamo dato priorità alle opere immediatamente cantierabili».

E aggiunge: «Per rispettare il traguardo che ci siamo posti, intendiamo individuare una figura preposta al monitoraggio del Patto, sul modello adottato dal Governo con Raffaele Cantone. Presso i singoli assessorati, poi, verranno costituite squadre tecniche di supporto agli Enti gestori, per superare rapidamente eventuali criticità».

Sulla fattibilità del Piano è d’accordo anche Giovanni Pistorio, assessore alle Infrastrutture. Quest’ultimo capitolo pesa sul Patto per 1,8 miliardi di cui 607 di fondi Fsc 2014-2020. «Le opere sono in stato di progettazione avanzata – spiega – e grazie al Piano abbiamo individuato già tutti i finanziamenti disponibili. Per alcuni, di importi più piccoli, si provvederà con i ribassi d’asta. Si tratta, in particolare, di interventi sulla viabilità primaria e secondaria, oltre che per le reti autostradali. Certo è che, oltre che la nostra capacità di spesa, per rispettare il cronoprogramma è necessario che i trasferimenti statali siano regolari. Come assessorato, oltre all’allestimento di una squadra tecnica, ci siamo posti l’obiettivo di costituire, entro il primo semestre 2017, un concessionario unico pubblico per le autostrade in cui far confluire anche l’Anas, per garantire una regia unitaria e una governance stringata e efficiente».

L’intervento più atteso, che si trascina ormai da decenni, è il raddoppio dell’itinerario Ragusa –Catania, del valore di 815,3 milioni da realizzare con fondi privati, dell’Anas, fondi Legge 144/99 e Poc 2014-2020. I cantieri, secondo il cronoprogramma fissato dal Patto e confermato dall’assessore Pistorio, dovranno essere aperti entro il 2017 e saranno completati in 42 mesi. La registrazione del decreto interministeriale di finanziamento da parte della Corte dei Conti è avvenuta a luglio scorso. La superstrada a quattro corsie sarà lunga 68 chilometri. Prevista la costruzione di 19 gallerie; 25 viadotti e 13 svincoli.

Tra gli interventi in forte ritardo e inseriti nel piano, molti sono inseriti nel capitolo “Ambiente”. A questo è destinata la fetta più grossa dei 5,7 miliardi del Masterplan: 2,5 miliardi, circa il 44% del totale.
La voce più consistente, oltre 1,1 miliardi (di cui 334,6 del Poc 2014-2020 e 777,3 di finanziamenti statali), è dedicata agli interventi dell’Apq “Depurazione delle acque reflue” previsto dalla delibera Cipe n.60/2012 e che risultano in procedura di infrazione comunitaria. Si tratta in totale di 90 opere per 43 agglomerati con popolazione superiore a 15.000 abitanti, di cui 80 affidate al Commissario straordinario Vania Contrafatto, attuale Assessore regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità, e 10 al Comune di Catania. «Sono interventi bloccati per i motivi più disparati – spiega Contrafatto – e che stiamo tentando di riavviare. Ad Augusta, ad esempio, erano stati redatti ben 12 progetti da parte di un ente gestore poi fallito, ma nessuno di questi è idoneo a superare la procedura d’infrazione comunitaria; a Mazzara i lavori erano stati appaltati ma mai partiti perché i finanziamenti non sono stati erogati in tempo; ad Acireale, non è stata neanche individuata l’ubicazione dell’impianto da 133 milioni, per il mancato accordo delle forze politiche».
In sostanza, ad oggi, ancora nessun cantiere è aperto, ma per cinque interventi sono partite le gare d’appalto. Tre riguardano il completamento dell’impianto consortile di Misterbianco con l’estensione della rete fognaria, il più impegnativo, dall’importo di 205 milioni.
«Ad agosto – continua il commissario – abbiamo avviato due gare per la progettazione esecutiva per depuratore e rete fognaria, dividendola in cinque lotti, e la gara per le indagini strutturali per le infrastrutture esistenti. I tre appalti hanno un importo complessivo di 7 milioni».
Contestualmente è stato firmato il contratto per la progettazione del depuratore di Messina (i lavori valgono 40 milioni) la cui gara era stata bandita e aggiudicata, ma poi bloccata, ed è stato approvato il progetto esecutivo per Carini (Palermo) e bandito il relativo appalto di lavori per 2,1 milioni.
«Questa parte preliminare – afferma Contrafatto – è la più impegnativa. Quando le gare saranno appaltate, infatti, si potranno mettere in campo i poteri commissariali per snellire pareri e autorizzazioni, dettare tempi certi e anche procedere alla modifica degli strumenti urbanistici laddove necessario».

Agli oltre 1,1 miliardi previsti per questo macro capitolo, sempre in tema di depurazione, si aggiungono 147,3 milioni per interventi più piccoli e cioè la realizzazione o l’adeguamento di impianti per agglomerati con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti. «Si tratta di opere- conclude il Commissario – per le quali la procedura di infrazione si è conclusa con una condanna, ma non sono ancora state emesse le relative sanzioni. Tali interventi, quindi, non risultano commissariati e per evitare che questo accada, abbiamo deciso di inserirli nel patto con carattere di urgenza».

Dei circa 267 milioni stanziati per il capitolo “Turismo e cultura”, invece, spiccano i quasi 62 milioni che serviranno per interventi in luoghi di culto, mentre dei 965 milioni per lo “Sviluppo economico ed attività produttive”, 100 andranno alle aree di crisi, 360 al Progetto banda ultra-larga e 160 ai Contratti di sviluppo.

Apprezzamento per la firma del Masterplan arriva anche dall’Ance Sicilia. «Il Patto per la Sicilia – spiega il presidente Sandro Cutrone – va nella direzione da noi auspicata: quella di intervenire a fondo sul completamento delle grandi opere e sulla manutenzione della rete viaria e del territorio. Lo fa rendendo disponibile parte dei fondi Fsc assegnati alla Sicilia, in aggiunta a risorse previste in precedenti programmazioni e non ancora spese. Una somma che però viene ‘blindata’, sovvertendo così la deleteria usanza del passato di annunciare fondi che poi venivano dirottati altrove».
L’Ance Sicilia, tuttavia, chiede al governo nazionale «un ulteriore sforzo di credibilità: andare in pressing sulle stazioni appaltanti perché aprano subito i cantieri».