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Nuovo codice, le criticità dell’attuazione. Il caso Milano: ferme le gare per i lavori

I dubbi di applicazione del nuovo Codice appalti rischiano di mandare in stallo gli uffici gare. I problemi non riguardano solo gli enti minori. Un caso eclatante viene da Milano, dove a un mese dall’entrata in vigore del Dlgs n. 50/2016 lavori e manutenzioni sono fermi in attesa dell’aggiornamento dei documenti di gara. La sensazione sulla frenata dei bandi di gara per lavori suggerita dalla lettura delle Gazzette Ufficiali italiana ed europea trova così conferma nella realtà vissuta da una delle principali stazioni appaltante italiane.

«A un mese dall’entrata in vigore dal codice – ha raccontato Antonella Fabiano Direttore centrale opere pubbliche e Centrale unica appalti di Palazzo Marino, nel corso di un convegno sul nuovo codice organizzato dall’Ance – abbiamo pubblicato in questi giorni solo una gara per servizi piuttosto semplice». Per i lavori invece le imprese saranno costrette ad aspettare. «Saranno tempi lunghi – ha spiegato Fabiano – perché la modifica dei capitolati delle gare per i lavori è molto più complessa».

E non si tratta di una semplice questione compilativa. Il problema è che i dubbi interpretativi a cui si prestano le norme in questa prima fase di attuazione, dove si attendono ancora gli indirizzi che arriveranno con le linee guida dell’Anac, stanno rendendo difficile la vita ai funzionari delle amministrazioni. «Se abbiamo avuto difficoltà noi che siamo una stazione appaltante ben strutturata – ha aggiunto Fabiano -, mi immagino gli altri».

La prima “doglianza” riguarda l’obbligo di assegnare su progetto esecutivo anche gli interventi meno complessi . «Il 90% delle nostre gare riguarda interventi di manutenzione edilizia o stradale che finora abbiamo assegnato sulla base di progetti definitivi». L’appalto integrato ora non è più ammesso. Dunque sarebbe necessario prima sviluppare i progetti, anche per questo tipo di appalto di natura più “seriale”.

Un paletto che il Comune pensa di aggirare ricorrendo alla formula degli accordi quadro, che consente di scegliere le imprese prima di assegnare i singoli progetti. Ma anche in questo caso, la dirigente del comune milanese, non ha mancato di segnalare le difficoltà. Questa volta legate all’obbligo di fare a meno del massimo ribasso, almeno per gli interventi superiori al milione di euro. «Siamo seriamente in difficoltà – ha spiegato – a trovare una griglia di criteri di aggiudicazione», diversi dal prezzo, «utili e non di facciata per questo tipo di interventi di manutenzione». Insomma «siamo bloccati».

Fabiano ha sollevato obiezioni anche sull’obbligo per le imprese di indicare una terna di subappaltatori con l’offerta. «Non è chiaro – ha continuato – se bisogna indicare una terna di sub affidatari per l’intero appalto o per ciascuna delle categorie di lavori scorporabili». Facendo capire che, in assenza di ulteriori indicazioni, Milano propenderà per la prima soluzione «perchè l’obbligo di indicare una terna per ogni categoria appare ridondante».

Un passaggio viene riservato anche alla novità delle commissioni giudicatrici composte da soggetti esterni alle stazioni appaltanti e sorteggiate all’interno di una rosa di nomi comunicata dall’Anac. Un obbligo che il codice riserva agli appalti di importo superiore alle soglie europee (5,22 milioni per i lavori). Ma che l’Anac con le prime bozze di linee guida messe in consultazione invita a estendere anche alle gare sotto soglia, perlomeno a quelle di importo superiore al milione, indicando inoltre l’obbligo di scegliere, sempre, tra soggetti esterni almeno il presidente .

«Se le cose resteranno così – ha concluso Fabiano – suggerito di nominare sempre tutti i commissari esterni anche sotto soglia. La scelta di nominare membri interni dipende dalla volontà di ridurre i tempi di aggiudicazione e i costi a carico delle amministrazioni. Una volta che il presidente deve essere preso da fuori, tanto vale nominarli tutti dall’esterno. Anche se un problema di costi, quanto meno per pagare i trasferimenti, visto che difficilmente l’esame di una gara con 60 partecipanti si conclude in una giornata, si pone e rischia di diventare rilevante».