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Ingegneri junior: riformare la laurea triennale

Riformare il percorso universitario degli ingegneri. Spacchettando la laurea triennale in due indirizzi distinti, uno professionalizzante, dedicato a chi vuole cercare subito un’occupazione, e uno propedeutico al biennio conclusivo.

Seguendo così le indicazioni che arrivano dall’Europa. È questa la proposta che arriva dal Consiglio nazionale degli ingegneri, secondo quanto spiega Ania Lopez, rappresentante dei professionisti junior all’interno del Cni. La questione delle competenze degli ingegneri triennali continua a rappresentare un problema da sanare, come testimonia anche la recente pronuncia del Consiglio di Stato (n. 776 del 25 febbraio 2016). E il Consiglio nazionale, come era già emerso durante l’assemblea nazionale di inizio marzo, è determinato a fare pressioni per chiedere un intervento del Governo.

«Dare oggi un’interpretazione equilibrata delle competenze degli ingegneri di primo livello è arduo e complesso», esordisce Lopez. Purtroppo, «il percorso universitario triennale non ha sortito gli effetti sperati. I laureati di primo livello in ingegneria non hanno trovato, come si auspicava, uno sbocco professionale nell’industria».

Questo ha portato conseguenze evidenti in termini di iscrizioni alla sezione B dell’albo, dedicata agli ingegneri junior. «Le ricerche del Centro studi del Cni, presentate nell’ultima assemblea nazionale, lo scorso 4 marzo a Bologna, indicano come ci sia stato un rallentamento dell’incremento degli iscritti della sezione B. È altamente probabile che su questo rallentamento abbia influito la crisi degli ultimi anni, innescando un effetto di scoraggiamento ad iscriversi all’albo».

Questo avviene «nonostante il livello quantitativo dell’insegnamento nei corsi di ingegneria in Italia continui ad essere elevato». Occorre, insomma, «fare i conti con un mercato che lascia meno spazio, rispetto al passato, ai professionisti». Fatte queste premesse, allora, è evidente che servono correzioni. «È complicato immaginare di costruire percorsi esattamente tarati sulle domande provenienti dal mercato, perchè nei fatti questa richiesta non solo e ridotta e impalpabile, ma anche molto mutevole in termini di “know-how” specifico richiesto. A nostro avviso, occorre affrontare la questione con flessibilitaà e, soprattutto, con un confronto aperto tra tutte le parti interessate, non escludendo di poter apportare correttivi al sistema attuale».

Concretamente, i percorsi universitari andrebbero spacchettati, creando due indirizzi distinti. Dice ancora Ania Lopez: «Laurea di primo livello “professionalizzante”, per coloro che avessero intenzione di procedere, subito dopo il conseguimento del titolo, alla ricerca di un’occupazione; laurea di primo livello “propedeutica”, per coloro che, invece, fossero intenzionati al prosieguo del percorso formativo universitario ed al conseguimento della laurea magistrale. Del resto oggi l’Europa ci richiama ad una revisione dei percorsi formativi universitari in sintonia con le politiche comunitarie».