La cura del ferro vale 5 miliardi di euro, ma a prevalere sono le strade, con sei miliardi (tra infrastrutture e materiale rotabile). Alle dighe 300 milioni, poi «Altri settori».
Tra le Regioni prevale la Sicilia, con due miliardi di euro, seguita dalla Campania, con 1,855 mld, la Puglia, con 1,35 mld, ls Sardegna, 857, la Calabria, 800. Poi il Lazio 602 e la Lombardia 420.
Dovrebbero essere più o meno questi i numeri della ripartizione dei fondi Fsc, decisa dal Cipe il 10 agosto, di competenza del ministero delle Infrastrutture, 11,5 miliardi di euro complessivi. Ricordiamo che il Comitato di ministri, oltre ai 13,4 miliardi di euro per i Patti per il Sud, ha ripartito ai ministeri i restanti 15 miliardi di fondi sviluppo e coesione (Fsc) nazionali, dando la parte del leone alle Infrastrutture (11,5 miliardi) e all’Ambiente (2 miliardi), settori più penalizzati nella ripartizione dei fondi europei Fesr.
La decisione Cipe (il 10 agosto) circa il riparto di tutti i fondi Fsc residui fu fatta un po’ di corsa, per chiudere l’operazione Fsc prima dell’estate, e i vari ministeri hanno inviato solo a fine agosto a palazzo Chigi le ripartizioni per categorie di opere da allegare alla delibera Cipe, poi inviata a settembre alla Corte dei conti e registrata nei giorni scorsi (insieme a quella sui Patti per il sud) attualmente non ancora pubblicata.
Il documento in possesso di «Edilizia e Territorio» è la lista elaborata a agosto dal Ministero delle Infrastrutture, inviata per conoscenza al Dipartimento programmazione (istruttoria Cipe). La lista non sarà però nella delibera Cipe, che conterrà solo la ripartizione per categorie (strade, ferrovie, dighe, etc…), ma farà parte del Piano operativo infrastrutture che il Mit, dopo la pubblicazione del la delibera del 10 agosto, dovrà presentare alla Cabina di Regia Stato-Regioni-Comuni per i fondi Fsc, per la successiva approvazione Cipe.
Come si accennava, nel valutare il criterio di ripartizione dei fondi Fsc alle infrastrutture, e al suo interno tra le varie tipologia (strade, ferrovie, etc…) bisogna tener conto: 1) da una parte del fatto che il governo italiano ha scelto di alleggerire, rispetto al 2007-2013, la quota di risorse europee Fesr dedicata alle infrastrutture, per evitare ritardi e definanziamenti legati ai tempi lunghi delle opere pubbliche (secondo le stime Ance, nella programmazione italiana 2014-20 il 29% circa dei programmi Fesr-Fse, 15 miliardi di euro su 52, è relativo a opere pubbliche e edilizia, contro il 32% del 2007-13; ma soprattutto al suo interno è molto cresciuta la quota per riqualificazione energetica degli edifici pubblici, mentre la parte infrastrutture di trasporto è pari solo a 5,1 miliardi su 15); 2) dall’altra parte, sempre nei fondi europei, molta parte delle risorse per le infrastrutture è dedicata alle ferrovie, come richiesto dai regolementi europei sui fondi strutturali: sempre secondo l’Ance, nell’ambito dei 15,2 miliardi nei programmi Fesr-Fse dedicati a edilizia e infrastrutture, su 3,7 miliardi dedicati a infrastrutture di trasporto, 1,81 miliardi sono alle ferrovie (di cui 800 milioni nel Pon Reti) e solo 205 alle strade; poi 886 milioni ai trasporti urbani, 650 ai porti marittimi, 131 alle piste ciclabili.
FSC INFRASTRUTTURE, TRA LE CATEGORIE VINCONO LE STRADE
Dunque, in sintesi, nei programmi 2014-20 con fondi strutturali ci sono solo 5,1 miliardi di euro su 52 per infrastrutture di trasporto, con solo 250 milioni alle strade. Comprensibile dunque che nei fondi Fsc nazionali, gli 11,5 miliardi ripartiti dal Cipe il 10 agosto, ci siano molte strade, 6.065 milioni di euro, il 53% del totale, contro i 2.137 milioni di opere ferroviarie.
Circa le strade, si tratta di opere medie e grandi, varianti, adeguamenti, potenziamenti di strade statali. Si va da piccoli interventi come la variante di Bard alla SS 26 in val d’Aosta, 2,0 milioni, al potenziamento dell’asse attrezzato di Pescara sulla SS 16 da 15 milioni, a interventi oltre i 100 milioni di euro. Nel complesso, anzi, ci sono molte opere medie e grandi nella lista, o programmi di interventi sulla stessa strada o zona. Si tratta di risorse che si aggiungono a quelle già a disposizione dell’Anas con i contratti di programma con il Ministero delle Infrastrutture.
Ad esempio troviamo:
1) in Piemonte: 124 milioni per il collegamento tra la A4 a Santhià e la A26 a Ghemme, lotto 1 stralcio 2; 45 milioni per «interventi di messa in sicurezza delle strade provinciali»;
2) in Lombardia: 120 milioni sulla SS 38, variante da Colonno a Griante; 70 mln per la SS 45 bis Gardesana occidentale, galleria in variante; 60 mln per la Variante est di Edolo, sulla SS 39;
3) in Veneto: 55 mln per la galleria Col Tondo sulla SS 52;
4) in Friuli: 33 mln per il 1° lotto della variante di Tolmezzo sulla SS 52bis;
5) in Liguria, 42,5 mln per lo svincolo di Margonara, collegamento della SS 1 Nuova Aurelia al porto di Savona;
6) (in Emilia Romagna soprattutto interventi diffusi)
7) in Toscana: 136,5 milioni per la tangenziale di Lucca, per un lotto che ne vale in tutto 191,6 mln;
8) nelle Marche: 114 milioni per la E78 Grosseto-Fano, variante di Urbania;
9) in Umbria: sempre sulla E78, 76 milioni per la strada di accesso alla galleria della Giunza;
10) nel Lazio: 200 mln sulla SS 675 Civitavecchia-Orte, stralcio Monteromano est-Cinelli;
11) in Abruzzo: 85 mln per il 4° lotto della variante alla SS 80 Mosciano-Giulianova;
12) in Campania; 123 milioni per l’adeguamento ad autostrada del Raccordo Salerno-Avellino, 1° stralcio Fratte-Baronissi; 184 mln per due lotti dell’adeguamento a 4 corsie della SS 268, entrambi nei pressi di Angri; 80 milioni per interventi vari di messa in sicurezza di strade a supporto di aree turistiche sul litorale;
13) in Puglia: tre lotti sulla tangenziale est di Foggia (da 44, 87,5 e 54,8 milioni), un lotto sulla SS 89 (viabilità San Giovanni Rotondo) da 68 mln e il 1° lotto del tronco Matera-Taranto sulla SS 7 (65,5 mln). E poi, sulla SS 16, il tratto Foggia-San Severo (128 mln), la variante Antenna stradale di Bari-Mola (250 milioni) e un piano da altri 250 mln per la “riqualificazione delle tratte prioritarie” sulla Bari-Brindisi-Lecce;
14) in Basilicata: 54 ,lm per la Potenza-Melfi, 3° stralcio, 67 mln per il collegamento mediano Murgia-Pollino; 150 milioni per la SS 407/Ra5, completamento;
15) in Calabria: 290 milioni per la SS 106 Ionica, messa in sicurezza tratta Crotone-Sibari, 1° stralcio di 73 km;
16) in Sicilia: 316 milioni per la tangenziale di Gela, lotto 8°; 350 milioni per la SS 121 Palermo-Agrigento-A19, sezione tipo C1; 149 mln per la SS 115, variante nel tratto compreso tra lo svincolo di Vittoria Ovest e Comiso Sud.
LA CURA DEL FERRO
Nonostante la prevalenza delle strade, comunque (6 miliardi su 11,5), alla “cura del ferro” vanno complessivamente 4 miliardi di euro (3.997 milioni) su 11,5: 1) interventi nel “settore ferroviario” 2.137 milioni; 2) sicurezza ferroviaria 300 milioni; 3) settore metropolitane 1.560 milioni.
Per quanto riguarda la sicurezza ferroviaria, per «Interventi per il miglioramento della sicurezza nelle linee le linee a binario unico e delle ferrovie concesse» troviamo 30 milioni in Piemonte , 40 milioni in Lombardia, 5 in Trentino Alto Adige, 10 in Friuli Venezia Giulia, 30 in Abruzzo, 50 in Campania, 50 milioni in Sicilia.
Poi 25 milioni in Emilia Romagna per la «messa in sicurezza delle linee ferroviarie regionali», 50 milioni in Puglia per «materiale rotabile delle ferrovie concesse».
Per nuove opere ferroviarie abbiamo ad esempio il ripristino della ferrovia dei bivi a Mestre (110 milioni), per estromettere traffico merci dal nodo passeggeri di Mestre; l’elettrificazione della Trento-Bassano (59 mln), interventi di adduzione al porto di Trieste (17 mln). Poi 85 milioni sulla Empoli-Siena, raddoppio Empoli-Granaiolo ed elettrificazione; nella Marche l’elettrificazione della Civitanova-Macerata-Albacina (39 mln); la riqualificazione della ferrovia Roma-Lido (180 milioni) e della Roma-Viterbo (tratta Riano-Morlupo), 154 mln; in Molise 150 milioni per l’ottimizzazione urbanistica e territoriale del tracciato Termoli-Campomarino e Campomarino-Ripalta; in Campania 10 milioni per l’adeguamento della sagoma a Pc80 delle linee Roma-Napoli via Formia e via Cassino; poi in Calabria 442 milioni per la variante Settignano-Lametia Terme; in Sicilia 350 milioni per la prima fase del potenziamento Fiumetorto-Lercara Friddi, 235 per l’interramento della linea Catania-Siracusa per l’allungamento della pista dell’aeroporto di Catania, e 100 mln per la chiusura dell’anello ferroviario di Palermo Giachery-Politeama-Notarbartolo.