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Aggiudicazioni: nel 2015 calano affidamenti (-7,7%) e valori (-22%). Ribasso medio al 25%

La crisi del mercato delle grandi opere va a incidere sul risultato complessivo delle aggiudicazioni del 2015: meno gare appaltate e con valori più bassi e soprattutto l'aumento dei ribassi medi.

È questa la fotografia scattata dal Cresme Europa Servizi sui bandi assegnati su tutto il territorio nazionale. Da gennaio a dicembre sono stati appaltate 14.569 opere per un importo di 16,87 miliardi. Rispetto al 2014, quando le aggiudicazioni sono state 15.782 per 21,631 miliardi, il numero di procedure andate a buon fine ha perso il 7,7% e il valore il 22 per cento.

A livello quantitativo, nell'ultimo decennio i bandi appaltati hanno comunque oscillato sempre su queste cifre, passando dai 13.875 del 2010 ai 15.782 del 2014. Rimane lontanissimo però il record del 2005, quando le aggiudicazioni furono 20.890.

Riguardo ai valori, il 2015 ha registrato il secondo peggior risultato di sempre con 16,87 miliardi. Solo nel 2013 era stato rilevato un dato inferiore con 16 miliardi. Il 2005 risulta essere l'anno record anche per l'importo delle opere appaltate, pari a 29 miliardi.

Ha confermato il risultato del 2014 il dato dei ribassi (25%). Nel corso degli anni lo sconto medio è sempre cresciuto (tranne in qualche anno di lieve calo) passando dal 14,7% del 2002 al 19,8% del 2008 e al 24,2% del 2011.

Classi d'importo
La differenza con il 2014 la fanno le grandi opere oltre i 50 milioni: a un calo del 19% di aggiudicazioni (38 nel 2015 contro le 47 di due anni fa) si affianca il dimezzamento dei valori (4,9 miliardi contro 10,3 miliardi, pari a una flessione del 51%).
Se si esclude la facia più piccola, quella tra 150 e 500 mila euro in flessione dell'8%, tutte le altri classi crescono in media del 10% per numero di bandi aggiudicati e del 6% per gli importi.

Stazioni appaltanti
Le amministrazioni comunali hanno appaltato 7.232 bandi (-6,6%) per 4,691 miliardi (+31,8%), l'Anas e le società concessionarie 853 (-6%) per 1,958 miliardi (-53%), le Ferrovie 259 (-3%) per 3,44 miliardi (+38%), le aziende speciali 1.299 (-5,6%) per 1,532 miliardi (-34%), la sanità pubblica 544 (+13,1%) per 974 milioni (+38%).