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Pedemontana veneta, fine dei lavori nel 2018

Il commissario straordinario per la costruzione della Pedemontana Veneta, Silvano Vernizzi, ieri ha dato una notizia buona e una cattiva.

Quella buona: «Gli accertamenti avviati dalla Corte dei conti non incideranno sull’andamento dei lavori». In altre parole, non si rischia il blocco dei cantieri della prima superstrada a pagamento d’Italia, che collegherà Montecchio Maggiore, nel Vicentino, a Spresiano, in provincia di Treviso.

Ma qui arriva la notizia cattiva, perché in realtà quel che non può la magistratura è già riuscito alla burocrazia: «A causa delle lungaggini iniziali, il termine dell’opera inizialmente annunciato per il 2016 e poi spostato al 2017, ora è fissato per fine 2018».

La colpa, spiega Vernizzi, è del ritardo con il quale sono partiti alcuni lavori «perché c’è voluto più tempo del previsto per trovare l’accordo con i Comuni interessati. Siamo partiti con oltre un anno di ritardo e questo ha influito sulla tabella di marcia». In realtà alcuni tratti verranno inaugurati prima. Come quello che dall’intersezione con la Valdastico porterà a Breganze e poi a Bassano. «Stiamo calcolando quale sarebbe l’impatto sulla viabilità ordinaria dei comuni della zona», spiega Vernizzi.

«Se non si rischierà di congestionare il traffico, quel primo settore aprirà già entro la fine di quest’anno». Intanto continuano a tenere banco i sospetti ventilati dalla Corte dei conti, che nei giorni scorsi ha inviato agli Enti una serie di quesiti nei quali si fa notare che «il costo totale dell’opera è lievitato considerevolmente ». Costruire la Pedemontana costerà quasi un miliardo in più rispetto a quanto preventivato inizialmente.

Vernizzi, carte alla mano, replica che «la spesa in realtà è passata da un miliardo e 828 milioni del progetto preliminare ai 2 miliardi e 258 milioni di quello esecutivo ». L’aumento sarebbe quindi di «soli» 400 milioni. Tutti soldi pubblici, visto che il contributo dello Stato è salito dai 224 milioni iniziali agli attuali 615 milioni di euro. Ma nessuno spreco, secondo il commissario: «Circa 195 milioni di euro sono stati spesi per venire incontro alle richieste di compensazione avanzate dai Comuni: dalle gallerie all’inserimento di muri, paratie e cavalcavia. Spese necessarie, perché l’unico modo di realizzare un’opera come la Pedemontana è avere l’appoggio delle amministrazioni». Altri 140 milioni di euro sono serviti per adeguarsi alle nuove norme antisismiche, 77 per i sottoservizi, il resto se n’è andato tra indagini geognostiche, espropri e trattamento delle acque di piattaforma.

La Corte dei Conti mette anche in evidenza il timore che qualcuno possa approfittare del cantiere per smaltire illegalmente grandi quantità di rifiuti. Per Vernizzi la situazione è sotto controllo: «Le ispezioni sono affidate all’Arpav, che ha strumenti e competenze adeguate ». Ma ad affidare l’incarico all’agenzia regionale è la stessa concessionaria che sta costruendo la Pedemontana: un servizio della durata di otto anni pagato quasi 5 milioni.

Che il controllore sia pagato dal controllato, non sembra però preoccupare il commissario: «La Legge lo consente e i tecnici dell’Arpav non si faranno certo scrupoli a segnalare eventuali irregolarità». Infine, altro aspetto del quale chiedono conto i magistrati, è quello relativo all’effettiva necessità di un commissariamento dell’opera nel nome di una presunta «emergenza» che consente di «scavalcare completamente il sistema delle regole per la realizzazione delle opere pubbliche».

Vernizzi, nei documenti che invierà entro oggi alla Corte dei conti, ricorda che la decisione è stata presa dal consiglio dei ministri e poi ribadita da altri due governi. «Vorrei anch’io – dice – vivere in un Paese dove non ci sia bisogno di nominare un commissario con poteri straordinari solo per realizzare una strada. Ma purtroppo temo che, se la politica non avesse scelto questa strada, la Pedemontana veneta non sarebbe mai stata realizzata».