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Cavi interrati o tralicci? Polemiche alla velocità della luce

Sono 29 i tralicci ad alta tensione alti 30 metri che stanno per essere installati nella zona di Trento. Il nuovo elettrodotto, che comporterà un investimento di 17 milioni di euro da parte di Terna, ha lo scopo di sostituire la vecchia rete (con impianti del 1930 e altri del 1950), che passa vicino ai centri abitati. Un progetto che ha suscitato alcune critiche da parte dei Verdi del Trentino, che chiedono di mitigare l’impatto paesaggistico e ambientale dell’opera.
«Siamo a favore di una maggiore efficienza del sistema e, soprattutto, siamo contenti che la nuova rete passi in una zona boschiva e non più vicino ai paesi, eliminando così il pericolo dell’esposizione a campi magnetici per circa 5 mila persone» ha detto Lucia Coppola, consigliere comunale e co-portavoce dei Verdi del Trentino per quest’iniziativa.

Chiediamo, però, che almeno in alcuni punti, l’impatto ambientale venga minimizzato, interrando la rete quando passa vicino alla strada carrabile anche se ciò comporta costi più alti. È certo infatti che i danni dovuti alla rete aerea – danneggiamento del paesaggio, della fauna e del patrimonio boschivo – anche se non percepibili nell’immediato, supereranno con il tempo gli ulteriori costi dell’interramento».

Quello del Comune è comunque un parere non vincolante, anche se la speranza dei Verdi è che il ministero dello Sviluppo economico – a cui spetta la decisione finale – ne tenga conto. Interventi come questo stanno avvenendo in ogni parte d’Italia, nel rispetto del piano di Terna per l’ammodernamento della rete elettrica del nostro paese. L’obiettivo è quello di sostituire i vecchi tralicci – meno efficienti e più ingombranti – con impianti più snelli e gradevoli anche alla vista (molti sono stati progettati da noti architetti e designer). Il tutto, tenendo conto del parere delle comunità locali tramite la Valutazione ambientale strategica (Vas). Tuttavia, non sempre le nuove opere hanno il benestare delle associazioni ambientaliste.

Una critica è quella di preferire linee non interrate con tralicci molto alti, che danneggiano il paesaggio, perché la loro manutenzione è più facile e meno onerosa. Un esempio sono i cosiddetti «Germogli» della linea Trino-Lacchiarella alti 50 metri, progettati dall’architetto Hugh Dutton. «Terna viene pagata in base al raggiungimento degli obiettivi che le vengono assegnati dal ministero», dice Edoardo Zanchini, responsabile nazionale dei settori energia e trasporti di Legambiente. «Per questo preferisce le linee aeree: vengono installate più velocemente e hanno un prezzo inferiore». Una rete sottoterra, invece, può costare fino a quindici volte di più rispetto a quella normale.

Ma nemmeno questa soluzione è priva di ripercussioni ambientali: dall’impossibilità di realizzare coltivazioni in loro corrispondenza, all’asservimento di fasce di terreno dell’ordine di decine di metri. «In più, dal punto di vista meccanico», commentano i tecnici di Terna, «i cavi interrati sono più deboli ed è più difficile localizzare i guasti. Per questo per ripristinare una linea interrata ci possono volere anche settimane, durante le quali è necessario sospendere il servizio». Il bilancio tra la convenienza economica e quella ambientale è, dunque, molto complesso. In sostanza, dicono gli esperti, una soluzione unica non esiste: tutto dipende dalle condizioni del luogo dove si interviene. E, dunque, l’opzione migliore è quella di avere più tecnologie disponibili per applicare quella più giusta a seconda del caso specifico.

«Il nostro obiettivo non è quello di interrare tutte le linee, anche perché non sarebbe possibile. Quello che chiediamo è che passino nei luoghi giusti», continua il responsabile di Legambiente. «Ora come ora, infatti, Terna realizza opere in un determinato corridoio spesso solo perché ci finisce, ma non perché ci sia una valutazione ambientale tecnica approfondita. In genere, basta il fatto che si preveda di installarla in luoghi lontani dai centri abitati. Così i sindaci non si trovano a dover gestire cittadini che si lamentano, ma questo non vuol dire che non vadano a intaccare paesaggi molto belli, magari incontaminati».