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Autostrade, Lupi difende lo Sblocca Italia autostradale: «Unico modo per fare investimenti»

«Se vogliamo ammodernare e potenziare le autostrade senza aumentare i pedaggi agli utenti l'unica strada, è aumentare la durata della concessione. E questo si può fare d'intesa con l'Unione europea e nel rispetto del diritto comunitario»

Il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi torna con forza a difendere l'articolo 5 dello Sblocca Italia (si veda la scheda in fondo al servizio, e il testo del Dl 133/2014 convertito), norma che consente di negoziare con le società autostradali un aumento di investimenti e una calmierazione delle dinamiche tariffarie, dando in cambio una proroga delle concessione, anche tramite accorpamento di più concessioni diverse. Norma che oltre le critiche esplicite delle opposizioni ha provocato le censure del presidente dell'Anac Raffaele Cantone («lo slittamento delle scadenze senza gara viola i principi di concorrenza ed economicità») e sta suscitando mal di pancia anche all'interno del Pd («Condivido i rilievi di Cantone», ha detto nelle settimane scorse il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci).

Ma Lupi si difende e attacca. Lo ha fatto nel corso del seminario sulla direttiva europea sulle concessioni (2014/23/Ue) organizzato lunedì 9 marzo all'Aula dei gruppi parlamentari della Camera dall'associazione Italia decide (guidata dall'ex presidente della Camera Luciano Violante), insieme ad Acqua (presidente Maurizio Cafagno).

«L'Europa – sostiene il ministro delle Infrastrutture – mantiene il suo ruolo se sa rispondere alla crisi puntando sulla crescita. E in tema di infrastrutture questo si deve fare puntando sul project financing con meno rigidità rispetto al passato». «Sulle autostrade – ha detto Lupi – non vogliamo più gli aumenti automatici a inizio anno che derivano dai vecchi regimi tariffari, tant'è che nel 2015 abbiamo contenuto gli aumenti all'1,5% medio, che era l'inflazione programmata dello scorso anno. Ma vogliamo gli investimenti, per ammodernare la rete» (si stimano 10 miliardi di euro derivanti dall'applicazione dell'articolo 5).

«Per fare gli investimenti senza aumentare le tariffe – sostiene Lupi – l'unico modo è allungare le durate. Fra l'altro in coerenza con l'articolo 43 della direttiva» (che consente modifiche alle concessione per inserire investimenti aggiuntivi). Lupi ha ricordato che per questa operazione investimenti-proroga serve un'autorizzazione preventiva della Commissione europea («siamo in attesa di risposta – spiegano al Ministero – ma siamo fiduciosi perché nell'articolo 5 si impone che tutti i lavori aggiuntivi siano affidati a terzi con gara»).

Lupi ha annunciato anche l'intenzione di far modificare la delibera Cipe 39/2007, che consente alle società autostradali di alzare le tariffe se il traffico è minore del previsto («Dov'è il rischio di mercato?» si è chiesto Lupi).

Preoccupazione suscita invece la norma della direttiva (articolo 17) che amplia la possibilità di affidare concessioni e servizi pubblici con l'«in house»: non solo a società pubbliche controllate (che svolgano almeno l'80% dell'attività per il committente pubblico), ma anche a società pubblico-private purché i privati abbiano una partecipazione «che non comporti controllo o potere di veto», e «che non esercitino un'influenza determinante sulla persona giuridica controllata».

«C'è qualche preoccupazione per la concorrenza» ha detto il presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella, «l'in house può diventare più facile. Ma probabilmente i paesi membri possono introdurre, in sede di recepimento, norme più rigorose, più restrittive».