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L’uomo che… lavora nel cuore della terra

Intervista al Dott. Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi

L’uomo che... lavora nel cuore della terra

“S&A”: “Cosa sono i “Contratti di fiume” che alcune Province hanno in programma per la tutela del territorio?”.
“GVG”: “Si tratta di programmi di azioni volontarie, che mirano ad una visione operativa della salvaguardia di un’unità idrografica e che pongono in essere impegni finanziari e contrattuali entro cui pubblico e privati individuano le finalità, stabiliscono chi fa che cosa e fissano le scadenze e le clausole. Da più parti paragonati all’esperienza francese dei “Contrats de Milieu”, nata nel 1981, i Contratti di Fiume si sviluppano attraverso accordi tecnici e finanziari tra le parti interessate ad una gestione coordinata e sostenibile non necessariamente di un fiume, ma anche di un lago, di una baia o di un’area di ricarica della falda sotterranea”. 

“S&A”: “Per la realizzazione delle grandi opere di ingegneria viaria, gli studi specialistici di geologia hanno un ruolo fondamentale nel determinare la tipologia di intervento al fine di garantire la durabilità dell’opera. Sono in atto nuove Norme in materia di costruzioni per la prevenzione di rischi per calamità naturali?”.
“GVG”: “Pur riconoscendo alle NTC di avere tentato di recepire i principi ispiratori degli Eurocodici, appare evidente tuttavia che l’intero corpo di quelle Norme alternano parti particolarmente, e talora eccessivamente, puntigliose ad altre assolutamente elementari. Per quanto riguarda la geologia, se da una parte non c’è dubbio che la consapevolezza di un maggiore contributo delle scienze della terra nei confronti delle istanze di sicurezza stia crescendo, dall’altra è evidente che anche le nuove Norme in materia di costruzioni continuino ad anteporre gli aspetti strutturali e tecnologici di un’opera a quelli di un suo corretto inserimento sul territorio. Gli stessi Organismi preposti all’approvazione delle grandi opere e alla revisione delle Norme tecniche sembrano ancora poco interessati a conferire la giusta valenza al contesto geologico”.

“S&A”: “I criteri di verifica della sicurezza pongono l’obbligatorietà della verifica sismica delle opere d’arte per tutto il territorio nazionale. Cosa si intende per concetto di vita nominale utile di un’opera, inteso come numero di anni nel quale la struttura debba poter essere usata per lo scopo al quale è destinata?”.
“GVG”: “È un concetto introdotto con le NTC del 2008, che stabilisce il periodo di tempo nel quale una struttura deve potere essere usata per lo scopo al quale è destinata, purché però essa sia soggetta a manutenzione ordinaria. Rappresenta quindi la durata alla quale deve farsi espresso riferimento in sede progettuale, sia nel caso di nuove costruzioni, sia in quello di verifica e ristrutturazione di quelle esistenti, in funzione della scelta dei materiali e delle misure protettive per garantire il mantenimento della resistenza e della funzionalità. Anche in questo caso diventa pleonastico parlare di vita nominale se la struttura esaminata è erroneamente inserita in un contesto di pericolosità geologiche”.

“S&A”: “Quali prospettive di ulteriore sviluppo e contributo può dare la geotermia per la produzione di energia pulita da fonte rinnovabile?”.
“GVG”: “La geotermia è la tecnologia a più alta efficienza tra le rinnovabili e già in Europa rappresenta il presente, ma anche il futuro, del rinnovabile termico. Sarebbe inspiegabile che non lo fosse anche in Italia, dove occorre fare di più, adottando una politica lungimirante, che aumenti l’efficienza dell’energia pulita e gli occupati nel settore geotermico. Da più parti si afferma ad esempio che le pompe di calore geotermico svolgeranno un ruolo chiave per il conseguimento dei target del Pacchetto Clima per il 2020, con proiezioni che danno il potenziale delle pompe di calore persino superiore agli obiettivi del Piano di Azione Nazionale (PAN) per le energie rinnovabili. Se gli obiettivi nazionali 2020 dovessero essere raggiunti, si stima che le pompe di calore saranno responsabili del 30% dello sforzo aggiuntivo per il consumo di rinnovabili termiche e del 14% della riduzione di consumo di energia. Tuttavia il mercato delle pompe di calore in Italia, nonostante la crescita, è ancora ostacolato da strumenti di sostegno evidentemente non adeguati. Se è vero che l’investimento per le nuove tecnologie è quasi sempre più costoso di quello necessario per le tecnologie tradizionali, quello per le pompe di calore geotermiche è ancora più alto, per cui occorrono strumenti che aiutino a sostenere questo maggiore costo e che consentano di ridurre il numero di anni necessario al suo recupero. Si aggiunga che da diverse stime condotte da diverse Associazioni di consumatori, il reale ristoro dei costi per l’installazione delle pompe geotermiche non supera il 10%, nonostante la remunerabilità del 40% dichiarata nelle relazioni di accompagnamento al Decreto sul Conto Termico. Questo non solo rende la tecnologia poco attraente dal punto di vista economico, ma non consente l’auspicata accelerazione degli interventi di efficienza energetica degli edifici. A questo si aggiunge ancora che, con gli attuali regimi tariffari applicabili alle pompe di calore, la riduzione dei consumi non equivale ad una proporzionale riduzione dei costi. Occorre quindi intervenire anche in questa direzione. Ma non solo. Occorre poi semplificare le regole per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, perché l’incertezza delle procedure è una fortissima barriera alla diffusione degli impianti ed è noto che in molte Regioni è persino vietata la realizzazione di nuovi progetti, mentre in altre non sono sufficienti garanzie di trasparenza e tutela. Per il geotermico poi la variegata situazione dei diversi regolamenti autorizzativi delle Regioni non fa che complicare le cose”.