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Ponte Genova: test, dopo crollo galleria trovati 6.000 difetti

C’è un prima e un dopo nella storia più recente del ponte Morandi di Genova e, in generale, nella storia della gestione delle autostrade del tratto ligure.

Ci sono prima le ispezioni dei tunnel a velocità sostenuta senza nemmeno guardare le volte e ci sono dopo gli oltre 6.000 difetti gravi rilevati da imprese esterne.

Modalità di ispezione diverse emerse nel corso dell’udienza del processo che vede imputate 58 persone tra ex dirigenti e tecnici di Aspi e Spea (la controllata che si occupava delle manutenzioni), dirigenti del Mit e del Provveditorato.

In aula il maresciallo della guardia di finanza Stefano Figini ha illustrato il dossier raccolto nel corso delle indagini dopo il crollo del viadotto ma anche dopo il collasso della volta della galleria Bertè in A26, il 30 dicembre 2019.

Nel documento sono stati messi i risultati dei controlli dei 285 tunnel del nodo ligure. “Sono stati rilevati difetti gravi in 6613 punti di 191 gallerie. Difetti che con il vecchio manuale avrebbero comportato un voto 70 e quindi la chiusura”, ha detto Figini.

L’accusa ha anche mandato il video di una ispezione fatta dai tecnici di Spea alla Bertè: l’auto passa a velocità sostenuta e i tecnici ridono e cantano “Non sono una signora” di Loredana Bertè.

Figini ha anche mostrato un documento sequestrato nelle sedi Spea risalente a un controllo del 2013 che riporta un appunto a mano col quale si indica un rigonfiamento dell’intonaco sullo strallo della pila 9 da cui poi, secondo la ricostruzione dell’accusa, sarebbe partito il cedimento.