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Intervista a Michele Turrini, Presidente Siteb (Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade)

(come riportato su Le Strade dell’Informazione)

Quanto il bitume e i conglomerati bituminosi possono offrire in termini di sostenibilità alle infrastrutture viarie?  

Il bitume e i conglomerati bituminosi hanno una peculiarità che pochissimi altri materiali da costruzione possiedono; sono totalmente riciclabili al 100%! Non solo; nel caso del “fresato d’asfalto” (materiale proveniente dalla demolizione delle pavimentazioni stradali), il recupero non è relativo soltanto al volume della parte inerte (sabbie e pietrischi) ma si recupera anche il potere legante del bitume cosa che non è possibile nel caso delle demolizioni di materiali da costruzione come i calcestruzzi.  Ciò ci consente anche di risparmiare sulle importazioni di petrolio da cui deriva, riducendo l’impronta di carbonio nel Paese. Gli studi poi dimostrano inoltre che questa modalità di recupero è possibile per un numero molto elevato di volte ( 5-6-7) il che renderebbe una pavimentazione in asfalto teoricamente “autoricostruibile” per quasi 100 anni senza necessità di nuovi materiali!  

 Il rilancio delle opere pubbliche grandi e piccole è uno dei pilastri del PNRR e dovrà essere portato avanti secondo criteri di sostenibilità ambientale e in ottica di economia circolare. A livello di ricerche e sperimentazioni il comparto del bitume in Italia sta offrendo soluzioni adeguate?  

Indipendentemente dal PNRR e dal rilancio delle opere pubbliche, il settore di cui ci occupiamo negli ultimi due decenni ha fatto passi da gigante in termini di innovazione e ricerca. Partendo dai bitumi modificati che fin dagli anni ‘90 hanno consentito di realizzare pavimentazioni drenanti su tutte le autostrade e sulle strade di grande comunicazione offrendo ottime garanzie di sicurezza per chi guida sotto la pioggia, la ricerca si è spinta anche nella realizzazione di pavimentazioni fono-assorbenti (oggi è indispensabile costruire strade poco rumorose), e durabili (esistono le cosiddette pavimentazioni perpetue”), e come abbiamo già detto, sono tutte totalmente riciclabili.

La ricerca si è poi spinta anche in direzione della riduzione della CO2, pertanto, oltre ai conglomerati bituminosi a caldo, oggi è possibile produrli a tiepido (warm asphalt), o addirittura a freddo (cold asphalt) mediante utilizzo di emulsioni bituminose e bitumi schiumati che consentono riduzione di CO2 pari anche al 92% rispetto al tradizionale.

Senza entrare nella fantascienza, già oggi è possibile reimpiegare negli asfalti altri materiali di recupero come, polverini di gomma da pneumatici fuori uso (PFU), scorie d’acciaieria sottoforma di pietrischi e sabbie da termovalorizzazione provenienti dall’incenerimento di rifiuti solidi urbani.

L’evoluzione riguarda però non solo i materiali ma anche le macchine di settore; impianti d’asfalto, vibrofinitrici, rulli compattatori frese meccaniche e riciclatrici. I moderni impianti d’asfalto sono macchine costruite con particolare attenzione agli impatti ambientali, consumano pochissimo, hanno l’aspetto di un edificio, sono silenziosi e dotati di software e tecnologie sofisticate per la gestione operativa e il recupero del fresato fino al 100%. Possibilità nemmeno immaginabili solo 10 anni fa. Esistono anche macchine operatrici dotate di motori elettrici a zero emissioni e totalmente silenziosi che potrebbero addirittura lavorare mediante controllo remoto senza operatori in cantiere. Grazie alla digitalizzazione possediamo una quantità di dati per cui è possibile qualsiasi tracciabilità. Il problema è diventato quello della conservazione dei dati! E ci fermiamo qui ma si potrebbe dire ancora molto altro. 

Il significativo rialzo dei costi delle materie prime e dell’energia rischia secondo Lei di bloccare la ripresa del settore dei lavori stradali? Quali soluzioni potrebbero essere attivate dal Governo per risolvere questo problema?  

Il rischio c’è ed è enorme! Abbiamo più volte denunciato questa situazione che purtroppo nell’ambito delle costruzioni è ancora più sentita in quanto gli appalti pubblici hanno un prezzo di aggiudicazione bloccato non essendo più soggetti a revisione prezzi fin dal lontano 1993 allorché il Ministro Merloni l’abolì.

In pratica soprattutto in ambito stradale dove il costo delle materie prime è preponderante, assistiamo ad un raddoppio dei costi insostenibile a fronte di entrate stabilite e non modificabili e aggiungerei con tempi sempre troppo lunghi. Le imprese non possono fungere da banca e l’accesso al credito è anch’esso un problema e tra l’altro il costo del denaro presto dovrebbe aumentare vista la tendenza inflazionistica!

Cosa fare per bloccare questa salita incontrollata dei prezzi è difficile; nel frattempo chiediamo al Governo una proroga del meccanismo di compensazione dei materiali da costruzione aumentati oltre l’8%, anche per il secondo semestre 2021 con l’auspicio che le valutazioni ministeriali siano il più vicino possibile alla realtà delle cose. 

 Le grandi stazioni appaltanti come Anas possono essere da traino per una rivoluzione sostenibile nelle infrastrutture alla luce delle opportunità offerte dal PNRR?  

 Lo sono già e lo saranno ancora di più in futuro se accetteranno di applicare qualcuna delle tante innovazioni possibili che abbiamo sopra citato. L’occasione è unica e non andrebbe sprecata! Le risorse ci sono, quale occasione migliore?! 

L’attività di riciclo nel ciclo produttivo dell’asfalto stradale è ormai un processo su cui sono concentrate le grandi aziende del settore. Come si può conciliare la sostenibilità ambientale con quella economica?  

In ambito stradale il recupero del fresato ha anche una forte valenza economica perché il materiale incide notevolmente nella realizzazione dell’opera. Certamente, per recuperare tanto fresato occorrono macchine migliori e molto diverse da quelle del passato pertanto sono necessari investimenti, ma vanno nella direzione giusta perché l’economia circolare è un processo inarrestabile e l’ambiente è un bene da salvaguardare ad ogni costo. Gli ostacoli a questo processo sono più di carattere burocratico che imprenditoriale.

Le norme esistenti non facilitano la transizione verso una economia ecosostenibile e non sempre gli apparati pubblici sembrano rendersi conto di ciò. Per esempio, in Italia il rilascio autorizzazioni per l’istallazione di un impianto è sempre un problema nonostante la garanzia delle migliori tecnologie disponibili, l’assenso di una Conferenza dei Servizi e quant’altro, ma se un impianto è predisposto anche per il recupero del fresato, il problema diventa insormontabile! Perché dalla sfera produttiva si passa a quella dei rifiuti!

Esattamente l’opposto di quanto avviene negli altri Paesi europei dove viene negata l’autorizzazione ad un impianto privo del ciclo di recupero. Ma esempi di questo tipo ne potremmo fare a decine. Lo sviluppo deve essere certamente sostenibile, ma sviluppo deve essere! 

Quali sono le novità più significative della prossima edizione di Asphaltica?  

Ogni espositore presente metterà a disposizione del pubblico il meglio della propria produzione mostrando a che punto è giunta la ricerca! Tutto ciò di cui abbiamo fatto cenno sarà presente in fiera e tutto sarà meglio illustrato da un nutritissimo programma di work shop, circa 30, che le aziende organizzeranno in favore dei visitatori e dei propri clienti. 

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