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In un dibattito sul Recovery Fund si ripropone la possibilità di realizzare il Ponte Messina

Per superare il divario economico e infrastrutturale tra Nord e Sud ritornano a galla le esigenze di opere strategiche per il Mezzogiorno, come il Ponte sullo Stretto.

Il presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara afferma: “il Ponte è la via maestra per un attraversamento stabile dello Stretto, come dimostrano i tanti studi”, l’attenzione su un dibattito che si ripropone periodicamente e che ora vede la possibilità di considerare risorse del Recovery Fund, per compensare e riequilibrare le risorse a favore del Nord nella programmazione delle grandi opere per rilanciare il paese.

La Commissione tecnica del Mims, guidata da Enrico Giovannini, lavora su un documento di 200 pagine che dovrebbe ribadire l’utilità di questa infrastruttura per l’Italia, per una opera approvata la prima volta nel 1992, ripresa nel 2002 per poi essere stata ancora bloccata.

L’Unione europea, in due passaggi differenti ha dato il via libera al Corridoio Berlino-Palermo, la rete Ten-T dell’alta velocità continentale, sottolineando l’importanza della continuità territoriale della linea e quindi considerando l’approvazione per la costruzione del ponte.

Il ponte sullo Stretto quindi può accedere alle risorse non spese, messe a disposizione dai fondi comunitari: Fondo Coesione e Sviluppo 2014-2020, circa 30 miliardi di euro, Fondo Coesione e Sviluppo 2021-2027 e risorse del Fondo Reti Ten-T. Senza contare il Recovery Fund rispetto al quale il limite temporale del 2026 non riguarda il completamento dell’opera, ma lo stato di avanzamento dei lavori con le fasi realizzative avviate.

Il costo previsto per la costruzione del ponte è circa 4,5 miliardi, che salgono a 7,1 miliardi con tutte le opere accessorie. In realtà, solo in termini di entrate erariali legate al periodo di costruzione dell’opera, nelle casse dello Stato arriveranno 8 miliardi di euro, di cui 7,1 miliardi da contributi e imposte. Nei primi 30 anni di gestione dell’infrastruttura le maggiori entrate erariali complessive per lo Stato raggiungeranno i 107 miliardi di euro.

Costruire il ponte creerà 118.000 nuovi occupati, con un incremento dello 0,5% del tasso di occupazione nazionale, e la costruzione dell’opera e il suo utilizzo garantirebbero una crescita annuale del Pil pari a 2,5 miliardi di euro, pari al 0,2% del prodotto interno lordo italiano.

Il ponte avrebbe una lunghezza complessiva di 3.660 metri, una campata sospesa di 3.300 metri, una larghezza di 61 metri e due torri alte 399 metri per l’attraversamento di 6 milioni di veicoli l’anno e di 60.000 treni. 5 milioni di abitanti siciliani si avvicinerebbero all’Europa.

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